Si riporta oggi una serie di spunti posti da Daniel Mateo Montalcini all'attenzione de "La Costituzione europea"; le notizie, in ambito giornalistico, sono sempre da accertare, ma lo sono ancor di più nel corso di un conflitto quale quello in atto. Ecco quindi che, con cautela, l'autore riporta alcune notizie facendo però anche una valutazione sulle fonti da cui provengono, dimodoché il lettore possa valutarne la veridicità. Man mano che la guerra va avanti, emerge poi la necessità di monitorare le rispettive strategie militari delle parti. Infine, l'autore esprime una valutazione sul posizionamento del nostro Paese rispetto a quanto avviene sul campo di battaglia.
Il pezzo è stato rivisto e curato da Massimiliano Nespola.
Buona lettura.
LE VERITA’ SU CUI INDAGARE
Secondo i dati riportati dall’Intelligence ucraina, Putin si vede sempre più mancare il terreno sotto i piedi. La domanda che però sorge spontanea è di quanto vi sia di vero nelle dichiarazioni riportate dai media. Si apprende anche che secondo le spie ucraine, starebbero proliferando gruppi anti putiniani. Tali fonti riportano che suddette militanze starebbero pianificando in tre modi differenti l’eliminazione dello Zar: avvelenamento, malattia improvvisa, incidente. Tuttavia, se e chi avesse voluto eliminarlo, lo avrebbe già potuto fare.
Si vocifera anche, dalla parte opposta, che i russi, per contrastare questi tentativi, stiano già inviando altri gruppi terroristici per eliminare i vertici ucraini. I soggetti interessati sarebbero Zelensky, Yermak, capo dell’ufficio del Presidente e – non ultimo – il Premier ucraino Shmygal. Certo è che tutto quello che può apparire vero può essere falso. È singolare che voci come quelle di un piano per uccidere Putin circolino sui social network come facebook e siano immediatamente riprese dalle agenzie di stampa ucraine. I media e social network rappresentano certamente uno strumento per screditare sempre più un Presidente totalitario ormai scomodo e per permettere al Paese vittima di ripristinare i rapporti politico economici con l’Occidente.
Alcune fonti sostengono che l’intelligence ucraina ritenga che una parte dell’élite russa sia incline a favorire Aleksandr Vasil'evič Bortnikov, attuale direttore del Servizio federale per la Sicurezza della Federazione russa, quale successore di Putin. Si alimentano quindi voci relative al malcontento che si prova contro Putin sia dalle alte dirigenze che dai cittadini comuni, per come è stata gestita finora la Guerra e l’invasione dell’Ucraina, a seguito delle sanzioni inflitte alla Russia dall’inizio del conflitto. L’apparente sicurezza di Putin decantata a livello propagandistico sarebbe quindi in realtà una maschera per non ammettere il proprio declino inevitabile.
Zelensky stesso deve ad ogni modo guardarsi le spalle, in quanto secondo le fonti riportate da Kiev, Mosca avrebbe già ordinato un altro attacco; si tratta anche qui di informazioni da verificare. I presunti attacchi verrebbero portati avanti per mano di mercenari pronti ad eliminare i vertici ucraini, dopo che ogni tentativo precedente si è dimostrato un fallimento e ha portato all’eliminazione dei terroristi.
STRATEGIE MILITARI
Sul frangente delle strategie militari, recentemente concentrate sulla battaglia per il controllo del mare attorno ad Odessa, si gioca ora sul dire niente per dire tutto, o dire il vero per poi dire il falso. Si ricorre a tattiche di comunicazione militare per nascondere tattiche balistiche. Le truppe ucraine hanno utilizzato, come riportato da fonti di esperti di geopolitica tra cui Andrea Margelletti su “La Stampa”, droni e successivamente missili per ingannare le incombenti flotte russe disposte nel Mar Nero e di Azov.
L’Ucraina, per difendersi dall’obiettivo russo di conquista delle coste ucraine, è riuscita attaccare ed abbattere l’incrociatore russo Moskva, che rappresentava il più rilevante di tutto il Mar Nero, in grado di tenere a bordo fino a 550 uomini. Pertanto, ricostruendo le dinamiche ed i fatti analizzati, pare che le truppe ucraine abbiano abilmente ingannato quelle russe, usando come diversivo una serie di droni per confondere l’avversario prima di sferrare un duro attacco con l’uso di missili Neptune, in grado effettivamente di colpire e affondare l’incrociatore.
Questa mossa pare essere un colpo molto ben studiato e messo a segno dalle fila ucraine, di grande rilevanza per la resilienza da contrapporre a disperate azioni dell’attaccante russo, nel tentativo di conquistare l’intero Donbass, compresa la zona marittima da annettere alla Crimea già conquistata, per poi arrivare ad Odessa.
GLI INTERESSI DIETRO LE ARMI
Al fondo di guerre e conflitti vi sono sempre più svariati interessi nazionali e privati. Riporto per conoscenza quale sia il posizionamento rispetto al conflitto di due figure di primo piano dell’imprenditoria italiana e internazionale: Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi.
De Benedetti si riserva di commentare la situazione della crisi ucraina schierandosi contro Putin, ritenendo che gli si sia lasciata troppa libertà già con la presa del Donbass, primo passo che gli ha poi consentito di muovere verso Odessa. Il presidente russo finirebbe per invadere la Finlandia, la quale dal canto suo ha risposto dichiarando di voler entrare nella NATO assieme alla Svezia. Ma le manie di onnipotenza di Putin sembrano non aver fine.
Nel fondo di questo conflitto vi sono aspetti non evidenti in superficie: soprattutto, le grosse difficoltà economiche che Putin vuole nascondere con l’uso dell’offensiva bellica. La Russia ha 140 Mln di abitanti distribuiti su 11 fusi orari, mentre gli USA hanno 4 fasce orarie. La Russia ha un PIL inferiore a quello della Spagna. Ha una produzione che si limita alle armi ed idrocarburi. Sorge spontanea la domanda sul come sia possibile raggiungere l’obiettivo di tagliare questa fonte di finanziamento alla Russia, evitando che sia Putin a fare la prima mossa, alzando i costi degli approvvigionamenti di gas fino a renderli insostenibili per i paesi acquirenti. L’ex editore de “La Repubblica” fa notare che gas ve ne è nel mondo al di fuori dell’Ucraina, e che pertanto è possibile non dipendere dagli approvvigionamenti di tale risorsa dalla Russia, bensì da Israele, Cipro e dall’Egitto. Bisogna ad ogni modo adoperarsi affinché questa soluzione prenda piede.
Il Bel Paese, delegando la gestione degli approvvigionamenti di gas all’ENI non hai mai voluto farsene carico realmente, pretendendone la gestione; con questa scelta, si è alimentata nel tempo la dipendenza dalla Russia. Per citare un personaggio se non uguale, simile a Berlusconi a livello politico, con interessi economici personali, si può menzionare Gerhard Schröder, il quale oltre a svolgere il ruolo di Cancelliere tedesco era stato abile ad entrare nel Consiglio di Amministrazione della Gazprom.
L’accoppiata ex Cavaliere - Schröder ha creato una situazione davvero assurda per l’Italia, rendendola dipendente dalle decisioni altrui. Per farla breve, per interessi personali l’Italia si è messa il cappio al collo da sola con le politiche berlusconiane e la dipendenza alimentata da una Eni marionetta dei russi.
Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola
Nessun commento:
Posta un commento