giovedì 14 aprile 2022

La strada, per ora impraticabile, della diplomazia

Il prosieguo della guerra nella narrazione di Daniel Mateo Montalcini: oggi il suo intervento si concentra sulle asperità di percorso lungo la via che dovrebbe portare ad un cessate il fuoco e all'individuazione di elementi di dialogo su cui avviare dei negoziati.

E' la strada irta di insidie che prima o poi si dovrà percorrere e qui si riportano all'attenzione alcuni fatti, come l'indisponibilità di Zelensky ad incontrare il Presidente della Repubblica tedesca Frank-Walter Steinmeier, e il ruolo svolto da alcune figure di primo piano, come quella del generale ucraino Valerij Zalužnyj, detto Iron Man. Altrettanto significativa per comprendere il quadro attuale è la notizia dell'arresto, martedì scorso, dell'oligarca ucraino molto vicino a Putin, Viktor Volodymyrovyč Medvedčuk.

Unendo le tessere del puzzle, Montalcini delinea lo scenario ad oggi, consapevoli del fatto che gli aggiornamenti arrivano minuto dopo minuto. 

La revisione del pezzo è di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


PREOCCUPANTI DIVERGENZE

Guardando alla sfera diplomatica, sul versante delle possibili soluzioni da individuare per una tregua nel conflitto, si è registrata recentemente l’opposizione di Zelensky ai colloqui con il Presidente della Repubblica tedesca Steinmeir, di recente rieletto. La decisione di Zelensky di non gradire Steinmeier è stata motivata dal sospetto che sia lui l’artefice dell’avvicinamento di Berlino a Mosca, negli scorsi anni. Dal lato del presidente tedesco, è circolata la notizia di un suo mea culpa dopo l’invasione russa dell’Ucraina, unito ad una forte autocritica e all’ammissione di aver compiuto errori di calcolo nel trattare con il Cremlino.

Steinmeier si sarebbe dovuto recare ieri, mercoledì 13 aprile, a un summit con i tre leaders baltici, incluso Zelensky, che, come si è detto, ha scelto di non incontrare il Presidente federale, lasciando invece aperto il dialogo con i leader lettone, estone e lituano e con la Polonia. Zelensky gradirebbe inoltre condurre gli sforzi diplomatici assieme al Cancelliere tedesco, dopo la fumata bianca a seguito dell’incontro tra Putin ed il Premier austriaco, non disposto ad accettare le richieste del presidente russo. Olaf Sholz, dal canto suo, ha tuttavia rilasciato la dichiarazione di non avere al momento intenzione di recarsi a Kiev per incontrare Zelensky.


APERTURE PER IL CESSATE IL FUOCO

L’”Iron Man”, il generale ucraino Valerij Zalužnyj48 anni, così rinominato per il costante supporto a Zelensky,  da nove mesi a capo delle forze armate, pare essere l’uomo decisivo per arrivare a un cessate il fuoco; ciò a seguito di 50 giorni di battaglie tra le truppe russe e filorusse e le forze ucraine. Il generale proviene da Novorhad- Volynskyi, una cittadina a ovest di Kiev. Nella capitale ha frequentato l’Accademia, ottenendo la Medaglia d’oro. Nel 2014 era già capo di Brigata a Debalsteve, dove si svolse una battaglia della Guerra del Donbass tra Gennaio e Febbraio 2015.

Zaluzhnyi si è sempre unicamente dedicato alla carriera militare, senza mai sbandierare i successi ottenuti. Questo atteggiamento ha di certo favorito Zelensky nel non trovare ostacoli per la sua ascesa politica, trovando in lui piuttosto un ottimo alleato. Zaluzhnyi ha inoltre scalato i ranghi militari lavorando persino con gli addestratori NATO, apprendendo tecniche di combattimento più flessibili rispetto alla rigidità di stampo sovietico.

È da notare, nel frangente di questa guerra, che, in risposta a Zelensky, che gli chiedeva di mollare la presa sui russi dopo la riduzione delle loro operazioni a Kiev e Chernihiv, l’Iron Man è stato di ben altro avviso. Zaluhnyi ha infatti dato l’ordine contrario, di usare il pugno duro sui russi, prima di doverli affrontare sul fronte del Donbass.


FERMATO L’OLIGARCA UCRAINO

Un duro colpo è stato sferrato dall’opposizione ucraina di Zelensky. Si è appreso infatti dell’arresto, martedì 12 aprile, di Viktor Volodymyrovyč Medvedčuk, oligarca ucraino ed amico personale di Putin. Tra il 2002-2005 ha ricoperto il ruolo del Capo dello Staff del predecessore di Zelensky, Leonid Kučma.

Medvedčuk è stato eletto nel Novembre 2018 Presidente del Consiglio politico del partito politico For Life, che a seguito si è trasformato nella “Piattaforma di opposizione – Per la vita”. Nelle elezioni politiche del 2019, è riuscito ad ottenere 37 seggi nella lista del partito nazionale e ben sei seggi elettorali. Nello stesso anno è stato persino eletto in Parlamento.

Non è un caso il fatto che Putin sia padrino della figlia di Medvedčuk, nata nel 2004 col nome di Daryna. Dal febbraio 2021, l’oligarca è entrato nella lista dei soggetti sospetti monitorati dal Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale, a causa di un suo presunto finanziamento del terrorismo. A maggio scorso, il Procuratore Generale dell’Ucraina lo ha accusato persino di tradimento e tentato saccheggio di risorse nazionali nella Crimea, regione annessa alla Russia dal 2014, ma riconosciuta a livello internazionale ancora come facente parte dell’Ucraina. Ora l’oligarca si trova agli arresti domiciliari, misura già prorogata quattro volte nei suoi confronti; avrebbe già dovuto trascorrere 10 mesi in tale condizione.


Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

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