Filo conduttore dell’incontro è stato quello di illustrare
le finalità del progetto, giunto alla sua seconda edizione, e dare spazio e
voce ai rappresentanti di alcuni gruppi di giovani attivisti per l’Europa: Matteo
Gori, segretario generale della Gioventù Federalista Europea; Luca Boccoli,
co-presidente nazionale dei Giovani Europeisti Verdi; Jessi Kume per il
comitato scientifico del movimento politico Possibile; Sofia Giannotti, policy
coordinator di Volt Italia.
Cos’è quindi “RescEU”? Anzitutto, è un gioco di parole che, tradotto, significa “Salvare l’Unione europea”, consapevoli della sua importanza nelle nostre vite quotidiane. Perché ciò sia reso chiaro ai partecipanti, all’interno del progetto si partecipa ad una simulazione, una escape room in cui l’Ue non esiste più. Non si può più circolare senza passaporto, gli scambi e le relazioni tra gli attuali Stati membri si complicano: insomma, tutti hanno qualcosa da perdere, senza l’Unione europea.
Molto si potrebbe aggiungere, ma è questo il senso del progetto oggi riproposto dal Movimento europeo Italia ed illustrato per l’occasione da Erasmo Mancini, ricercatore di Diritto dell'Unione europea presso la Pontificia Università Lateranense. I rappresentanti delle organizzazioni hanno avuto poi spazio per illustrare punti di vista e idee sul modo in cui continuare il cammino verso una maggiore integrazione europea, che sarà possibile se ci saranno nuove energie disposte ad accettare la sfida e continuare la strada tracciata a partire dal 1941, con il Manifesto di Ventotene. I presupposti perché ciò si verifichi esistono, anche se non bisogna cedere a facili entusiasmi: esiste anche l’euroscetticismo e, unito alla disinformazione, continua a produrre i suoi effetti.
È questo uno dei punti posti all’attenzione dal prof. Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento europeo Italia. Tra i principali effetti dell’azione delle forze avverse all’Unione europea, infatti, si ha una bassa partecipazione alle elezioni europee: la si stima infatti intorno a poco più del 50%. Questo significa che quasi la metà dei cittadini non esprime alcuna forma di partecipazione – e quindi non si informa e non ha probabilmente opinioni strutturate – rispetto alla composizione del Parlamento europeo e al suo ruolo in merito ai processi decisionali di Bruxelles.Comprendere le politiche europee non è semplice, specialmente all’inizio, ma
un approccio corretto è quello che consente di cogliere l’enorme potenziale di
opportunità che è in grado di giungere dalla progettazione europea. Su questo
aspetto, si è soffermato Matteo Sisto, presidente di “Europiamo”, focalizzando
la sua attenzione sulla necessità di formare professionisti dalle competenze
adeguate nel settore, con l’obiettivo di realizzare progetti e iniziative
in maniera stabile, uscendo da dinamiche emergenziali.
Nel corso del dibattito, si è colta l’occasione anche per rivolgere un augurio di buon lavoro alla sezione giovanile del Movimento europeo in Italia, costituitasi da alcuni mesi. Questo perché sono soprattutto le nuove generazioni ad avere su di sé il compito di portare a compimento un progetto di enorme valenza sociale, economica, politica e culturale, il grande cantiere ancora aperto del processo di integrazione europea.
Massimiliano
Nespola