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Oggi, 6 marzo, a Milano, al Giardino dei Giusti, sono stati dichiarati i nuovi "Giusti": Altiero Spinelli, Vera Vigevani Jarach (giornalista italiana residente in Argentina, cofondatore del movimento delle Madri di Plaza de Mayo), Jurij Dmitriev (storico russo, autore di " libri della memoria" sulle vittime dello stalinismo), Narges Mohammadi (attivista iraniana dei diritti civili, in carcere).
Molta gente, tanti giovani, autorità civili e militari, stampa e TV, per il ricordo dei nuovi Giusti.
Il presidente della Fondazione Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), Gabriele Nissim ha aperto la cerimonia dicendo che il pericolo maggiore in Europa è la "rassegnazione" agli eventi. Molti europei, di fronte all'aggressione delle dittature e delle autocrazie, preferiscono girarsi dall'altra parte, preferiscono non opporsi "per amor del quieto vivere". Invece l'idea dell'unità europea è proprio la chiave per resistere alle autocrazie, perché l'Europa è idea di libertà, di unità e di futuro. Così è vista da chi lotta in Iran, in Russia e in Cina per la libertà e la democrazia.
Dopo Giorgio Mortara, che ha ricordato il padre tra i partecipanti alla fondazione del Mfe nel '43 in casa Rollier, ha parlato Renata Colorni, che ha voluto ricordare il “padre”, dandogli la parola…. Infatti ha letto tre brani dell’autobiografia di Spinelli (“Come ho tentato di diventare saggio”).
Il primo, Altiero ancor giovane, da carcerato, quando è posto di fronte all’alternativa drammatica tra la domanda di grazia per ottenere subito la libertà (come avevano fatto alcuni) e il dovere kantiano di rimanere fedele ai propri principi, ben sapendo di dover così rinunciare alla propria gioventù: un dramma che segnò le scelte future. Il secondo sul significato della federazione europea, che “non ci si presentava come una ideologia, non si proponeva di colorare in questo o in quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo, nel cui seno avrebbero ben potuto svilupparsi ideologie, se gli uomini ne avevano proprio bisogno….Era la negazione del nazionalismo che tornava ad imperversare in Europa. Era il riconoscimento della diversità e della fratellanza delle esperienze nazionali dei popoli europei….era la via d’uscita delle assurde ma apparentemente inevitabili autarchie economiche….era infine e soprattutto la possibilità per la democrazia di ristabilire il suo controllo su quei Leviatani impazziti e scatenati che erano ormai gli stati nazionali europei, poiché lo stato federale avrebbe loro impedito di diventare mezzi di oppressione e sarebbe stato da essi impedito di diventarlo lui”.
Dopo ha parlato Marco Vigevani che ha ricordato l’impegno di Vera Vigevani Jarach che, a 96 anni, continua a portare nelle scuole argentine la testimonianza dei regimi che ha vissuto, promuovendo tra gli studenti valori di democrazia e rispetto dei diritti umani.
La parola è poi passata ad Andrea Gullotta che ha ricordato come Jurij Dmitriev abbia scoperto le due fossi comuni di Sandormoch e Krasnyj Bor in Russia, per la sua critica all'invasione della Crimea fu condannato a 15 anni di colonia penale, sotto posto a tre processi, con gravi violazioni dei diritti della difesa, nonostante tutte le perizie indipendenti avessero smentito le infamanti tesi dell’accusa.
Infine Taghi Rahmani ha ricordato la moglie Narges Mohammadi – vice presidente di Defenders of Human Rights Center (organizzazione che ha difeso i prigionieri politici nei procedimenti giudiziari) che, dagli anni ’90, entra ed esce dal carcere per via della sua lotta per i diritti umani in Iran. Lo scorso anno ha ricevuto il Premio Nobel per la pace “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”.
Sono stati poi ricordati i “Giusti” proposti dalla società civile. Tra questi mi piace ricordare “L’equipaggio del transatlantico Rex” che negli anni ’30 ha portato in salvo, da Genova agli Stati Uniti, migliaia di ebrei europei che scappavano dalle persecuzioni.
Infine c’è stato bel un momento di discussione tra i giovani e i ‘premiati’.
Erano presenti anche Giovanni Bloisi, ciclista della “memoria europea”, i federalisti di Milano (Paolo Lorenzetti, Marco Sartorelli e altri) e Piero Graglia.
Antonio Longo
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