giovedì 7 novembre 2024

Comunicato stampa dell’Associazione Italiana Studiosi di Diritto dell’Unione Europea


L’Associazione Italiana Studiosi di Diritto dell’Unione Europea (AISDUE), cui aderisce la stragrande maggioranza dei docenti e dei ricercatori della materia, manifesta profonda preoccupazione per le diverse inesattezze espresse da alcuni esponenti del mondo istituzionale e universitario in merito ai rapporti tra il diritto nazionale e il diritto dell’Unione europea.

Il principio del primato del diritto dell’Unione europea sul diritto nazionale è acquisito da circa 70 anni ed è stato riconosciuto anche dalla nostra Corte costituzionale. Tale principio, volto a garantire che i cittadini europei siano tutelati allo stesso modo in tutti i Paesi dell’Unione stessa, comporta l’obbligo a carico delle autorità nazionali, incluse quelle giurisdizionali, di interpretare le norme interne, se possibile, in conformità al diritto dell’Unione, e, in caso contrario, di “disapplicare” il diritto nazionale incompatibile, anche se si tratta di leggi successive alle norme dell’Unione.

Collegato a tale principio, è il monopolio riservato alla Corte di giustizia di assicurare l’interpretazione del diritto dell’Unione, per modo che le sue sentenze obbligano il giudice nazionale ad attenersi a tale interpretazione.

Si tratta di principi acquisiti da tempo, condivisi da tutto l’arco della dottrina europea e ampiamente consolidati nella giurisprudenza degli Stati membri. In Italia, invece, recenti avvenimenti hanno provocato un acceso dibattito su quei principi, portando in qualche caso addirittura al rovesciamento degli stessi e ad affermazioni francamente inaccettabili.

Va però avvertito che simili posizioni, dovute forse al difficile e concitato contesto in cui sono state formulate, rischiano di nuocere al ruolo dell’Italia in Europa e mettono in crisi la stessa partecipazione del nostro Paese al processo di integrazione europea, fondato sugli artt. 11 e 117 della Costituzione e su una prassi ormai settantennale.

In questa situazione e anche in ossequio ai propri compiti statutari, l’AISDUE si rende disponibile ad offrire le proprie competenze nel quadro del dibattito che investe i delicati e complessi problemi posti dall’applicazione del diritto dell’Unione.

Roma, 2 novembre 2024

Il Presidente – Prof. Antonio Tizzano

Il Segretario generale – Prof.ssa Patrizia De Pasquale

mercoledì 23 ottobre 2024

Riceviamo e pubblichiamo - Premio per il Giornalismo 2024 Daphne Caruana Galizia

 Dall'Ufficio Stampa in Italia del Parlamento europeo 

(mail:  epitalia@europarl.europa.eu)



Comunicato stampa

23-10-2024

Il Premio per il giornalismo 2024 all'inchiesta sui minori stranieri scomparsi

Lost in Europe vince il Premio Daphne Caruana Galizia per il giornalismo 2024 grazie alla sua inchiesta sulla scomparsa di oltre 50 000 minori stranieri non accompagnati.

L'inchiesta è stata condotta da media con sede in Germania, Italia, Grecia, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Regno Unito. Ne è emerso che sono almeno 51 433 i minori stranieri non accompagnati scomparsi dopo essere arrivati in Europa tra il 2021 e il 2023.

Alla cerimonia di premiazione a Strasburgo di mercoledì, tenutasi nella sala stampa del Parlamento europeo intitolata a Daphne Caruana Galizia, hanno partecipato Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, vicepresidente responsabile del premio, e i rappresentanti della giuria indipendente che ha decretato il vincitore.

La Presidente Metsola ha dichiarato: "L'eredità di Daphne Caruana Galizia viene portata avanti dal lavoro dei giornalisti che vivono per raccontare la verità e non accettano di essere messi a tacere. La loro lotta per la giustizia prevale sulle minacce che cercano di minare il loro importante lavoro. La libertà di stampa non è negoziabile. Sette anni dopo l'assassinio di Daphne, continuiamo a onorarne la memoria con un premio che testimonia il costante impegno di questo Parlamento nei confronti di questi valori fondamentali".

Tra il 3 maggio e il 31 luglio 2024, centinaia di giornalisti provenienti dai 27 paesi dell'Unione europea hanno presentato 318 storie, fra le quali la giuria ne ha selezionate 13, prima di decretare il vincitore.

A proposito della storia vincente

Lost in Europe ha portato alla luce una realtà sconcertante: dal 2021, in media, quasi 47 minori sono scomparsi ogni giorno dopo essere arrivati in Europa. I dati raccolti da Lost in Europe su 31 paesi europei, tra cui Austria, Germania e Italia, mostrano che all'appello mancano decine di migliaia di bambini.

Dall'inchiesta, durata alcuni mesi, emerge anche che il numero effettivo di minori scomparsi potrebbe essere ancora più alto: sono state infatti rilevate importanti lacune nelle segnalazioni, dovute alla scarsa disponibilità di dati e alla documentazione incoerente riscontrate in alcuni paesi. L'inchiesta è stata avviata in seguito a una ricerca condotta da Lost in Europe nel 2021, secondo cui tra il 2018 e il 2020 in Europa sono scomparsi più di 18 000 bambini stranieri.

Come sottolinea Aagje Leven, segretaria generale di Missing Children Europe, questa non sarebbe che la "punta dell'iceberg". Infatti, il numero di minori stranieri scomparsi in Europa continua a crescere a ritmi allarmanti, e si teme che molti di loro siano diventati vittime della tratta di esseri umani e della schiavitù moderna.

I partner editoriali che hanno collaborato all'inchiesta sono De Standaard (Belgio), Small Stream Media (Paesi Bassi), RBB (Germania), Knack (Belgio), ANSA (Italia), CNN (Regno Unito/Stati Uniti), VRT (Belgio), Εfimerida ton Syntakton (Grecia), Domani (Italia), The Journal (Irlanda), Tagesschau (Germania) e NRC (Paesi Bassi).

A proposito del Premio

Il Premio Daphne Caruana Galizia è stato istituito con una decisione dell'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo nel dicembre 2019 per rendere omaggio a Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa e blogger maltese impegnata nella lotta alla corruzione, assassinata in un attentato con autobomba nel 2017.

Il premio è assegnato ogni anno (in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Daphne Caruana Galizia) per riconoscere i meriti eccezionali di un giornalismo che promuove o difende i principi e i valori fondamentali dell'Unione europea, come la dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo Stato di diritto e i diritti umani.

Giornalisti professionisti o gruppi di giornalisti professionisti di qualsiasi nazionalità possono presentare articoli di approfondimento pubblicati o trasmessi da media con sede in uno dei 27 Stati membri dell'Unione europea. L'obiettivo è promuovere e sottolineare l'importanza del giornalismo professionale nella salvaguardia della libertà, dell'uguaglianza e delle opportunità.

La giuria indipendente è composta da rappresentanti della stampa e della società civile dei 27 paesi membri dell'Unione e da rappresentanti delle principali associazioni europee di giornalismo.

Il premio e il suo importo di 20 000 EUR sono una testimonianza del sostegno del Parlamento europeo al giornalismo investigativo e alla libertà di stampa.

Vincitori delle edizioni precedenti

2021: progetto Pegasus, coordinato dal consorzio Forbidden Stories

2022: documentario "La Repubblica centrafricana sotto l'influenza russa", di Clément Di Roma e Carol Valade (ARTE/France24/Le Monde)

2023: indagine congiunta sul naufragio dell'imbarcazione che trasportava migranti Pylos (Solomon, in collaborazione con ForensisStrgF/ARD e The Guardian)

Chi era Daphne Caruana Galizia?

Daphne Caruana Galizia era una giornalista, blogger e attivista anticorruzione maltese. È stata autrice di numerose inchieste sulla corruzione, il riciclaggio di denaro, la criminalità organizzata, la vendita della cittadinanza e i legami del governo maltese con i Panama Papers. In seguito a molestie e minacce, è stata uccisa nell'esplosione di un'autobomba il 16 ottobre 2017. Le proteste per il modo in cui le autorità hanno gestito l'indagine sul suo omicidio hanno portato alle dimissioni del primo ministro Joseph Muscat. Critici di fronte alle lacune nelle indagini, nel dicembre 2019 i deputati hanno chiesto l'intervento della Commissione europea.

Mediatore europeo: accordi non trasparenti Commissione - Tunisia

La Commissione Ue, secondo il Mediatore europeo, non è stata "trasparente riguardo alle informazioni sui diritti umani su cui si è basata prima di firmare un accordo con la Tunisia che include fondi Ue per la gestione delle frontiere", e invita l'esecutivo comunitario a "definire criteri espliciti per la sospensione dei finanziamenti Ue. La Commissione non ha pubblicato alcuna informazione sull'esercizio di gestione del rischio su cui si è basata per il Memorandum d'intesa del 2023, nonostante le preoccupazioni dell'opinione pubblica sulla situazione dei diritti umani in Tunisia, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei migranti".

Secondo la portavoce dell'istituzione chiamata in causa, invece, è forte l'impegno della Commissione europea "per la trasparenza e la responsabilità"; e inoltre "la posizione della Commissione quando si tratta di un approccio alla gestione della migrazione basato sui diritti umani è molto chiara, e ciò è in linea con il diritto internazionale e quindi, guardando ancora una volta al futuro, siamo pronti a considerare i modi per un possibile miglioramento, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio dei diritti umani". 

giovedì 25 luglio 2024

E' nato il primo governo europeo

Il 20 luglio scorso su "La Prealpina", quotidiano della provincia di Varese, è stata pubblicata un'analisi sullo scenario europeo, coerente con i temi di questo blog, all'indomani del voto di giugno. E' a firma dell'esponente del Movimento Federalista Europeo Antonio Longo e la riportiamo qui di seguito, quale elemento di riflessione sugli scenari da qui ai prossimi mesi sia per l'Unione europea, sia per il posizionamento italiano al suo interno, nel breve e medio termine.


 18 luglio: è nato il Premier dell'UE 



Il 18 luglio sarà un giorno ricordato come la data in cui la Commissione diventa un vero governo “politico”. Il bis di Ursula Von der Leyen non avviene più con la sola indicazione del Consiglio Europeo, cui il Parlamento sostanzialmente si adegua. Questa volta sono emersi i “partiti europei” che hanno preteso – giustamente – di avere l’ultima parola. Le trattative sono state vere battaglie politiche per definire punti di convergenza sul programma e perimetro della nuova maggioranza. E si è dovuto attendere il discorso della “candidata” in Parlamento perché alcuni gruppi decidessero come votare. Segno del fatto che con il 18 luglio nasce un governo frutto del sostegno decisivo delle forze politiche europee, non più solo dei governi nazionali. È così nato un “premier” dell’UE, finora chiamato Presidente della Commissione Europea.

Perché questa volta, a differenza del passato, siamo di fronte ad uno scenario politico nuovo e drammatico, per due motivi essenziali

a) s’impongono scelte di carattere "costituzionale": difesa europea, ridefinizione del modello di sviluppo (sostenibilità ambientale, economica, sociale, territoriale e finanziaria), quale politica estera verso Africa/ Medio-Oriente; e poi verso USA, Cina, Russia etc.; 
b) la lotta politica si fa più europea" per via di queste sfide. Lo abbiamo visto con la pandemia, la guerra in Ucraina, il Green Deal e la politica industriale. 

Queste questioni strategiche sono state colpevolmente ignorate dai partiti (nazionali) nella recente campagna elettorale europea (e lo denunciammo). Ora i partiti “europei” hanno dovuto rapidamente scegliere sulla sicurezza europea e sul Green Deal. Autonomamente, come forze politiche europee. E’ così nato un nuovo livello del potere che si configura come in una democrazia parlamentare sovrannazionale, non necessariamente omogenea con quella nazionale. In sostanza, la UE non è più solo un’Unione di Stati, ma è divenuta anche un’Unione di Popoli, che si esprimono attraverso partiti politici che intendono decidere in quanto tali nel Parlamento europeo.

Il processo federale europeo ha così sviluppato la propria azione ed ė giunto fino alla definizione del "governo", segno di una federazione compiuta.

Per questo il Premier ha dovuto puntare ad avere una solida base parlamentare, oltre quella tradizionale (PPE, S&D e Renew), inglobando i Verdi e, una parte dei Conservatori, che si sono divisi. Perché le sfide sono enormi e per affrontarle ci vuole uno schieramento ampio, di natura costituzionale: sicurezza e nuovo modello di sviluppo riscrivono la natura della costituzione materiale dell'Unione. Le conseguenze di questa scelta sono chiare. Il governo europeo, forte ora di una propria maggioranza, guiderà il processo per il Green Deal e per la difesa europea. Gli stati che condividono queste scelte strategiche saranno “aiutati” nell’attuazione del nuovo Patto di Stabilità e di Crescita. Quelli che remano contro avranno vita dura. L’attacco esplicito che la Von der Leyen ha riservato ad Orbàn per i suoi incontri (fuori dalle regole europee), con Putin e Xi dicono che la musica è cambiata. Giorgia Meloni è stata ad un passo dall’entrare “in maggioranza”, poi si è ritratta. Forse hanno prevalso i calcoli di politica interna, sarà ora più debole in Europa. Il governo nazionale non ne esce rafforzato e rischia di dissipare il patrimonio di credibilità finora accumulato.  

Antonio Longo

mercoledì 17 luglio 2024

Il discorso di insediamento della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola

 

Si ringrazia il Movimento europeo in Italia per l'attenzione al tema 


Discorso della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, dopo la sua rielezione


In nome dell'umiltà e della responsabilità, il nostro onore di essere fedeli servitori del Presidente è quello di farlo senza alcun obbligo nei suoi confronti. Si tratta di un'azione congiunta tra la fiducia reciproca e il Parlamento.

Questa rimarrà la Casa di ogni persona in Europa. Insieme, dobbiamo sostenere la politica della speranza, il sogno che è l'Europa. La promessa delle nostre antenate e dei nostri padri che non è ancora stata realizzata.

Due anni e mezzo dopo, voglio ancora che le persone riacquistino un senso di convinzione ed entusiasmo per il nostro progetto. Una convinzione di rendere il nostro spazio condiviso più sicuro, più equo, più giusto e più equo. Una convinzione che insieme siamo più forti e migliori. Una convinzione che la nostra è un'Europa per tutti.

La nostra deve essere un'Europa che ricorda. Che impara dalle lotte passate e riconosce la lotta di così tante persone che hanno combattuto per gli ideali che a volte diamo per scontati. Per tutti coloro che sono stati sfollati, che sono scomparsi, per coloro che sono rimasti di fronte a carri armati e proiettili sulla strada per allontanarsi dal totalitarismo che ha preso il sopravvento su così tanta Europa per così tanto tempo. Per tutti coloro che hanno creduto in qualcosa di meglio e che hanno osato sognare. La nostra deve essere un'Europa di cui Adenauer, Mitterand, Wałęsa, Fenech Adami, Havel, Veil, Falcone, Borsellino sarebbero tutti orgogliosi.

La nostra Europa deve essere un'Europa che onora, che onora la nostra storia comune. E non c'è posto migliore qui a Strasburgo, presso la sede del Parlamento europeo, in questo simbolo vivente della riconciliazione, per ricordare il passato e costruire il futuro.

La nostra deve diventare un'Europa accessibile a tutti, di cui tutti si sentano non solo parte, ma anche proprietari.

La polarizzazione nelle nostre società ha portato a una politica più conflittuale, persino alla violenza politica. Le risposte facili che dividono le nostre comunità in "noi" e "loro". Dobbiamo andare oltre questo pensiero a somma zero che ha escluso le persone, che allontana le persone. Che fomenta rabbia e odio anziché costruire speranza e convinzione. Sappiamo che il comfort di una politica così facile non offre soluzioni reali.

Questa è la Camera che rappresenta l'opposto. Che vuole costruire piuttosto che distruggere. Che non ha paura di intraprendere la strada difficile. Che è in grado di trovare e usare la sua voce per il bene comune. Questa è la risposta all'autocrazia; che raddoppia la necessità di lottare per lo stato di diritto; che capisce che dobbiamo essere davvero tutti uguali in Europa.

Un'uguaglianza che non cerca di renderci tutti uguali, ma che offre a ogni persona le stesse possibilità di realizzare il proprio potenziale. È l'uguaglianza di opportunità che riconosce la nostra differenza. Che vede quelle lingue diverse, culture diverse, storie diverse che ci distinguono come europei, così come sono la nostra forza.

È questa forza che ci consentirà di garantire che le leggi che approviamo qui funzionino per le persone in ogni villaggio, paese, città e isola della nostra Unione. Dobbiamo essere la voce che garantisce che tutte le nostre politiche funzionino e che funzionino bene per i giovani, per le famiglie, per gli agricoltori e per l'industria.

Abbiamo tutti la responsabilità di lasciare l'Europa un posto migliore di quello che abbiamo trovato.

E lasceremo l'Europa un posto migliore creando un nuovo quadro di sicurezza e difesa che tenga le persone al sicuro e respinga i sogni espansionistici dei dittatori del nostro vicinato. Che sconfigga le minacce ibride che stiamo ancora affrontando. Che protegga l'Europa. Che difenda la nostra autonomia strategica. Che mantenga la pace. Che comprenda che la minaccia che affrontiamo è molto reale.

Lasceremo l'Europa un posto migliore raddoppiando la competitività europea, approfondendo il mercato unico, garantendo posti di lavoro di qualità, concludendo accordi commerciali globali, completando la nostra unione bancaria e dei mercati dei capitali e avendo obiettivi attuabili per l'industria. Ciò mantiene le aziende europee in Europa e ci dà la possibilità di investire nei nostri giovani, nella ricerca, nell'istruzione, nella cultura, nelle nostre comunità e nel resto del mondo. Con la semplificazione. Riducendo la burocrazia e la burocrazia inutile che allontana persone e posti di lavoro dall'Europa. I successi che la nostra gente ricorda di più sono quelli in cui l'Europa ha semplificato le loro vite.

Lasceremo l'Europa un posto migliore fornendo soluzioni reali sul clima. L'Europa ha un'eredità orgogliosa e sono convinto che possiamo rimanere leader mondiali e trovare un modo per raggiungere i nostri obiettivi in un modo che tenga tutti a bordo. Ciò consente allo sviluppo sostenibile di andare di pari passo con la protezione del nostro ambiente naturale e del nostro patrimonio. Possiamo raggiungere entrambi.

Lasceremo l'Europa un posto migliore se saremo in grado di rafforzare il pilastro sociale europeo. Se daremo speranza e dignità alle persone. Se pensioni e salari soddisferanno le aspettative sociali. Non possiamo andare avanti se i nostri giovani non sono in grado di affittare, per non parlare di acquistare un posto che possano chiamare casa. La crisi immobiliare europea incombe e dobbiamo avere gli strumenti per contribuire ad affrontarla anche a livello europeo.

Lasceremo l'Europa un posto migliore se riusciremo finalmente a implementare una legislazione adeguata in materia di migrazione e asilo. Ciò include la necessaria gestione delle frontiere, con una politica di rimpatrio e, soprattutto, che sia incentrata sull'uomo. Ciò garantisce che a nessun'altra madre venga data altra scelta se non quella di mettere il proprio figlio su una barca traballante nelle mani di reti criminali di traffico. Ciò garantisce che l'Europa sia in grado di essere all'altezza della sua eredità storica e orgogliosa.

Lasceremo l'Europa un posto migliore se saremo in grado di sfruttare le opportunità che l'era digitale consente. Che l'intelligenza artificiale offre. Dobbiamo stare al passo con i tempi ed essere in grado di raccogliere i benefici e mitigare le conseguenze della disinformazione. Abbiamo tutta la conoscenza del mondo a portata di mano e tuttavia le persone si sentono più sole che mai. Ciò dimostra quanto l'Europa debba anche significare comunità.

Non possiamo lasciare l'Europa un posto migliore se le persone non sono ancora in grado di essere chi desiderano essere e amare chi desiderano amare in nessun luogo d'Europa. Se non rimuoviamo tutte le barriere che impediscono alle persone con disabilità nella nostra Unione di avere le stesse possibilità nella vita di tutti gli altri. Se non siamo in grado di combattere la discriminazione o arginare il crescente antisemitismo o l'islamofobia. Se l'odio e la violenza continuano a essere una forza trainante di gran parte del nostro discorso politico. Dobbiamo creare un'Europa in cui tutti si sentano a casa. In cui ragazze come Coco dall'Irlanda siano protette dai loro aguzzini.

Non possiamo lasciare l'Europa un posto migliore se troppe donne non riescono ancora a sentirsi parte di essa. Troppe donne sono ancora abusate, ancora picchiate, ancora assassinate nella nostra Europa. Troppe donne stanno ancora lottando per i diritti. Troppe donne guadagnano ancora meno degli uomini per lo stesso lavoro. Troppe donne hanno ancora paura. Questa deve diventare anche la loro Europa.

Possiamo costruire l'Europa che Simone Veil e Nicole Fontaine hanno sognato. L'Europa che Marie-Skłodowska-Curie non è riuscita a sfruttare appieno. L'Europa che Giulia, Pelin, Ana Vanessa, Daphne e tante altre donne non potranno mai vedere. Lo faremo per loro, per tutte quelle che non possono parlare e per tutte quelle che verranno dopo.

So che insieme lasceremo l'Europa migliore di come l'abbiamo trovata. So che quando il mondo guarderà a questo Parlamento vedrà una Camera che difende i diritti, che protegge i giornalisti, che valorizza la libertà, che comprende il suo ruolo nel mondo come faro di democrazia in tutto il mondo.

“La tendenza all'essere uniti è una delle costanti della storia.” Disse Alcide de Gasperi 70 anni fa. “Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un attimo di respiro; che l'Europa rimane l'argomento del giorno." Mi faccio eco delle sue parole che dobbiamo ricordare in questa legislatura.

Amici,

Abbiamo imparato che non possiamo mai dare per scontata la democrazia. Abbiamo visto che i nostri valori europei sono considerati da troppi come una minaccia. È un distintivo che ci hanno dato gli autocrati e che continueremo a indossare con orgoglio.

La guerra di aggressione russa contro l'Ucraina sovrana resta in cima alla nostra agenda. Sono andato a Kiev a vostro nome allo scoppio della guerra. È stata una visita che ha dato nuovo slancio alla nostra Camera, nuova visibilità e influenza. Questa Camera ha contribuito a mettere sotto i riflettori politici la necessità di stare al fianco dell'Ucraina e quella luce è una luce su cui le persone contano affinché continuiamo a brillare il più intensamente possibile.

Saremo chiamati a fare di più. Dobbiamo essere pronti ad andare oltre ciò che è comodo e fare ciò che è necessario.

Lo facciamo perché l'Europa deve sostenere la libertà. La pace, una vera pace con giustizia, dignità e libertà. Perché in Europa sappiamo come sanare divisioni apparentemente impossibili. Questa deve essere anche la filosofia guida della nostra reazione al conflitto in Medio Oriente, dove persino nella nebbia della guerra la nostra deve continuare a essere la voce dell'umanità che spinge per la fine del ciclo intergenerazionale di violenza, per una soluzione a due stati, una pace sostenibile e il ritorno di quegli ostaggi ancora presi.

È quel ruolo che ci guida mentre celebriamo 50 tristi anni di una Cipro artificialmente divisa. Dobbiamo essere la generazione in grado di trovare una via d'uscita sotto gli auspici del piano ONU. Dobbiamo finalmente colmare quella lacuna oscura nella storia dell'Europa con una soluzione praticabile in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e i nostri valori europei.

È questa difesa della nostra comune umanità che ci spinge a stare dalla parte delle donne orribilmente minacciate in Afghanistan; con quelle ragazze e studentesse nelle strade dell'Iran; con Sviatlana Tsikhanouskaya, quelle ingiustamente incarcerate e il movimento per una Bielorussia

libera e democratica; con le coraggiose ragazze yazide che ancora lottano; con Yulia Navalnaya che si erge a testa alta; con tutti coloro che in tutto il mondo continuano a sfidare i gas lacrimogeni che scorrono su di loro mentre sventolano alta la nostra bandiera europea.

Questo è ciò che l'Europa significa in tutto il mondo. Questo è il Parlamento che il mondo vede. Il Parlamento che siamo tutti così orgogliosi di servire.

Questa è la diplomazia parlamentare che sarà essenziale mentre difendiamo il multilateralismo e ci prepariamo all'allargamento della nostra Unione Europea. Mentre le persone guardano a noi in Ucraina, in Moldavia, in Georgia, per tutti coloro nei Balcani occidentali a cui è stato negato il progresso per troppo tempo, dobbiamo essere pronti a tendere la mano dell'Europa mentre ognuno segue la propria strada in un approccio basato sul merito che rispetta i criteri necessari.

Dobbiamo essere pronti ad affrontare questo nuovo mondo e questa nuova realtà. E, insieme, saremo pronti.

Colleghi,

Per rinnovare il nostro impegno per l'Europa, dobbiamo - nelle parole di quel grande santo europeo di Cracovia - Karol Wojtyła - "non avere paura". Non avere paura di affrontare gli autocrati. Non avere paura di essere all'altezza della nostra promessa. Non avere paura di difendere l'Europa. Non avere paura di continuare a costruire un'Unione che funzioni per tutti noi.

Nel 2016, il rabbino Jonathan Sacks scrisse che "Una politica di speranza è a portata di mano. Ma per crearla dovremo trovare modi per rafforzare famiglie e comunità, costruire una cultura di responsabilità collettiva e insistere su un'economia del bene comune. Questa non è più una questione di politica di partito. Riguarda la stessa fattibilità della libertà, per la quale si è combattuto così duramente e così a lungo. Dobbiamo costruire una narrazione avvincente di speranza che parli a tutti noi, non ad alcuni di noi. Il momento di iniziare è adesso".

Amici, possiamo riappropriarci della narrazione di questa nostra grande Unione. Possiamo ispirare le nuove generazioni di europei.

Perché l'Europa è speranza.

L'Europa è fede.

L'Europa siamo tutti noi.

L'Europa rimane la risposta.

Viva l'Europa.

lunedì 15 luglio 2024

Prossime tappe delle nuove rappresentanze europee

 Riceviamo da Serena, Lucia, Roberta e Alberto della squadra di insieme-per.eu e pubblichiamo


Formazione del nuovo Parlamento europeo


In vista della sessione plenaria costitutiva che inizierà il 16 luglio, i neoeletti membri del Parlamento europeo (MEP) si stanno riunendo in gruppi politici in base ai loro valori e alle posizioni politiche. Durante questa sessione cruciale, gli eurodeputati eleggeranno il Presidente e i Vicepresidenti del Parlamento europeo. Determineranno, inoltre, il numero di membri per ogni commissione responsabile di specifiche aree politiche che riguardano la nostra vita quotidiana.


È un momento fondamentale per la costruzione del futuro dell’Europa, e tutto inizia con le scelte di leadership fatte durante questa sessione.


Puoi seguire in diretta lo svolgersi di questo nuovo capitolo della nostra democrazia europea:



VOGLIO SEGUIRE IN DIRETTA


Approvazione della nuova Commissione europea


Il nuovo Parlamento europea voterà anche il prossimo Presidente della Commissione europea. I leader dell'UE hanno designato Ursula von der Leyen come candidata a questo ruolo - ma prima che il Presidente della Commissione possa entrare in carica, i membri del Parlamento europeo dovranno approvare la proposta a maggioranza assoluta e a scrutinio segreto. Cosa succede se un candidato non ottiene abbastanza voti? I leader dell'UE devono proporre un nuovo candidato entro un mese.


Una volta nominato, il Presidente della Commissione collaborerà con i Paesi dell'UE per suggerire i candidati commissari, che saranno poi sottoposti ad accurate audizioni parlamentari. Il voto finale sull'intera Commissione avrà luogo in autunno, segnando un'altra tappa significativa del nostro percorso.

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