A quasi due mesi dallo scoppio del conflitto, ecco un nuovo aggiornamento a firma di Daniel Mateo Montalcini, che ci ha ormai abituato ai suoi report. Selezionando alcune informazioni chiave, è possibile farsi un'idea sulla complessa strategia militare, in questa fase orientata al logoramento reciproco tra le parti.
La revisione è a cura di Massimiliano Nespola.
Buona lettura
I PASSI PER LA PACE
Boris Johnson, in questi giorni, non ha guardato in faccia a nessuno: si è recato a stringere nuove trattative di supporto agli ucraini incontrando Zelensky in persona, nonostante il divieto da parte di Putin di avere alcun tipo di incontro con il Premier britannico.
Inoltre, la risposta da parte di Biden non si è fatta attendere, annunciando il rafforzamento delle spese militari a favore dell’Ucraina, inviando 800 milioni di armamenti tra cui droni tattici, obici da 155 millimetri ed elicotteri Mi17 di origine russa destinati originariamente all’esercito afghano. Il Segretario di Stato Blinken dichiara ora che il conflitto potrebbe prolungarsi per tutto il 2022.
L’analisi di queste dichiarazioni lascia intendere che l’obiettivo degli USA è quello di mettere in ginocchio Putin. Dall’altro lato, tuttavia, il divieto di ogni contatto dei britannici che vorrebbero i russi è da leggere come un’abile copertura per prolungare una rappresaglia militare contro la NATO.
Considerando il prolungamento del conflitto in questione, Putin viene messo in condizione di doversi muovere concretamente sul terreno. Le dichiarazioni e le trattative a distanza sono tutti ottimi espedienti tattici, ma ora bisogna arrivare a fatti concreti. Le opzioni paiono essere due: o colpire effettivamente i militari britannici ancora presenti sul campo ucraino o colpire i convogli NATO coinvolti nel trasferimento di armi a supporto ucraino. La prima delle due opzioni pare essere la meno gradita, in quanto le Special Forces in missione non ufficiale su un fronte straniero sono per loro natura “sacrificabili”. L’Articolo 5 della NATO sulla difesa comune scatterebbe nel caso nel quale un territorio in cui siano presenti ufficialmente convogli NATO quali la Polonia venisse attaccato, o altri territori ovviamente limitrofi all’Ucraina facessero quella fine. In questa circostanza saremmo coinvolti tutti, nessuno escluso.
IL MACELLAIO CHE SI TRASFORMA IN AGNELLO
Lo Tzar Putin persiste, nascondendosi dietro un dito. Non è disposto ad ammettere che, malgrado tutti gli attacchi, la sua sconfitta appare un’opzione reale, anzi, probabile. Apparentemente, sta attuando la strategia di un parziale ritiro, ma in realtà è pronto a riorganizzarsi per scagliare un nuovo attacco, massivo e finale. È un’orchestrazione messa in atto dal vero macellaio di questa guerra, che sembra proprio essere il generale Dvornikov, così nominato per le sue sanguinose spedizioni in Cecenia ed in Siria. Dvornikov, il carnefice, in realtà ha ristrutturato e riorganizzato le truppe per sferrare attacchi sui fianchi orientali ucraini. Il popolo invaso ha resistito eroicamente, supportato dalla logistica occidentale nel procurare armi, materiale balistico per contrastare l’avanzamento russo. Da Kherson, ora, a quanto pare, la Russia vuole sferrare un attacco più aggressivo. Zelensky ha dichiarato che l’intento delle truppe di Putin è quello di annientare il Donbass, lasciando Mariupol allo sbando in una condizione igienico - sanitaria allo stremo.
Dall’arrivo di Dvornikov, dunque, si è assistito ad un cambiamento radicale nelle strategie e nei metodi, benché persistano limiti tecnici e tattici tangibili. I bombardamenti sistematici e metodici appartengono al suo stile, prendendo di mira palazzi, fabbriche, depositi di armi e munizioni. Così facendo i russi si apprestano, a quanto pare, a radunarsi nuovamente nella parte orientale del Paese, per approcciare un nuovo sfondamento del fronte. Dvornikov s’impegna a sfondare almeno in parte le linee difensive ucraine, nel momento in cui sarà in grado di attaccare per via aerea e via terra contro obiettivi concreti. Al contrario delle nostre speranze che la crisi si risolva presto, si denota il desiderio di Putin di prolungarla maggiormente per non ammettere la sconfitta.
Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola
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