Il punto quotidiano di Daniel Mateo Montalcini, a cura di Massimiliano Nespola. Il commento di oggi è volto a tentare di comprendere quali siano, tra le notizie circolate, quelle maggiormente veritiere.
Il conflitto terminerà davvero entro il 9 maggio? Permangono non pochi dubbi, mentre si continuano a consumare atrocità contro i civili; atrocità di cui un giorno i responsabili dovranno render conto. Il punto sconfortante è che, per ora, non sembra esserci un reale dialogo con la Russia; è ciò che più inquieta, guardando alle possibili evoluzioni di questa guerra.
PUTIN VICINO ALLA VITTORIA?
Da voci provenienti dallo Stato Maggiore di Kiev circolano indiscrezioni riguardo alla fine del conflitto, che pare stimato intorno al 9 maggio; ma si tratta di dichiarazioni da verificare. Legate ad esse, vi sono segnali che il conflitto si stia spostando sull’area del Donbass, in parte controllata dalla Russia e in parte dall’Ucraina, e pertanto oggetto, quest’ultima, delle mire di Putin.
Il presidente russo, con la riconquista dell’Ucraina, ha intenzione di rilanciare un forte nazionalismo, misto al culto della patria: un senso di patriottismo perso durante il Governo guidato da Eltsin, ma, a ben vedere, anche un rigurgito del secolo ‘900 che si pensava superato. Eppure, la parata di festeggiamenti per una ipotetica vittoria, in Piazza Rossa, potrebbe invece ricoprirsi di un forte imbarazzo se Donetsk e Luhansk venissero invece liberate e – soprattutto – se il progetto di denazificazione ucraina non si realizzasse. La data delle celebrazioni, dal momento che non si saprebbe cosa eventualmente ci sarebbe da festeggiare per la Russia, potrebbe così trasformarsi in un momento di grande malcontento e tafferugli contro Putin.
GLI OBIETTIVI RUSSI E LO STALLO DELL’EUROPA
Le comunicazioni ufficiali paiono nascondere il vero scopo di Putin, quello cioè di arrivare a Kiev. Il Donbass, nuovamente preso in considerazione quale principale obiettivo dell’aggressione in atto, oltre all’area già sotto amministrazione russa, non è il principale interesse dello Tzar. Semmai si può pensare ad Odessa, porto fondamentale per la logistica ed il controllo sul Mar Nero, e alla Crimea già conquistata nel 2014. I combattimenti si prospettano ora feroci, al punto che è stato convocato Alexander Dvornikov, generale reduce dalla Siria, noto a tutti per le atrocità da lui coordinate, per riorganizzare le gerarchie di comando nella catena russa.
Intanto, le attuali elezioni in Francia vedono il Presidente Macron in testa rispetto alla concorrente di ultra destra Le Pen, che si è vista in alcune occasioni, in tempi non sospetti, vicina a Putin. Ma questa tornata elettorale pare avere poca rilevanza per ciò che attiene ai rapporti francesi con la Russia ed il suo supporto all’Ucraina. Nella crisi dei partiti, la Francia sembra nelle mani più che altro di singole personalità; è ciò che forse più preoccupa, anche per il futuro dell’Europa.
CHI FERMERA’ PUTIN?
Analizzando le dichiarazioni riportate maggiormente dai media, anche se tutto ciò rimane da verificare ulteriormente, sembrerebbe che Putin stia schierando il suo battaglione per sferrare l’ultimo attacco. Il primo obiettivo del Cremlino pare sia la città di Izyum. Dnipro, già fortemente colpita precedentemente, considerata un “obiettivo strategico”, dovrebbe immediatamente seguire nelle sue mosse.
Da fonti provenienti dal Ministero della Difesa britannico, si parla dell’utilizzo certo di munizioni al fosforo nella regione del Donetsk. Conseguentemente, si accresce la preoccupazione dell’utilizzo di suddette armi a Mariupol, qualora si prosegua nell’obiettivo della conquista della città. Il bollettino quotidiano riportato dall’Intelligence britannica registra un perdurante bombardamento operato dalle truppe russe nelle regioni del Donetsk e Lugansk. Ma giunge altresì la notizia che le forze ucraine sarebbero state in grado di respingere gli attacchi.
Le truppe russe perseguono l’obiettivo ricorrendo alla tecnica delle “bombe non guidate”, il che accresce la probabilità dell’aumento di vittime civili. A questo riguardo la vice Premier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha invitato i propri cittadini a lasciare quanto prima le proprie abitazioni nelle regioni del Donetsk, Kharkiv e Luhansk. A fronte delle violazioni e delle atrocità in atto, ci si appella quindi alla responsabilità individuale verso la tutela della propria famiglia; ma serve ben altro, sia sul piano immediato che è quello militare, sia su quello di lungo periodo, la diplomazia. Tuttavia, per il momento non si intravede chi possa dialogare con considerevoli probabilità di successo con Vladimir Putin.
Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola
Nessun commento:
Posta un commento