mercoledì 18 maggio 2022

I bambini ucraini e la guerra

Riceviamo e pubblichiamo queste note di Daniel Mateo Montalcini da cui emerge la dura realtà che si trovano ad affrontare molti bambini ucraini. Solo alcuni infatti riescono a salvarsi dai crimini dei soldati russi. Tanti altri sono già vittime della guerra, altri ancora rimangono sospesi. Si legge tutto il rammarico e il coinvolgimento anche personale dell'autore nella vicenda. Ecco perché fermarsi a leggere e a riflettere sul fatto se questo abominio poteva in qualche modo essere evitato.

L'editing del pezzo è a cura di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


VITTIME INNOCENTI 

Bimbi ucraini nella morsa di un dramma più grande di loro

 

Il contesto attuale della guerra ci costringe ad assistere al fenomeno di bambini ucraini costretti a fuggire dalle loro case e dalle loro vite, dirigendosi verso destinazioni ignote, con le loro madri. I padri invece sono costretti a rimanere sul fronte di guerra, se di età compresa tra i 18 ed i 60 anni.        

Le fonti ufficiali di Kiev riportano che già 2400 bambini sono stati presi illegalmente e portati in Russia, in Siberia. La frequenza dei bambini sequestrati si stima attorno alla media di un piccolo profugo all'ora. Si ritiene inoltre che siano 500 gli altri bambini identificati che invece sono riusciti a superare le frontiere per ritrovare parenti ospitati negli altri Paesi dell’Europa dell’Est; molti altri sono stati portati in Occidente, dove già si sono stabiliti molti altri parenti.                              

Altri bambini, che non hanno raggiunto i loro parenti, sono stati accolti in Europa e nel resto del mondo, dove possono riprendere una vita normale, essere inseriti a scuola, socializzare con i loro coetanei locali, oltre che essere aiutati nell’inserimento da parte delle istituzioni, nelle scuole che devono da subito integrarli evitando in ogni modo forme di esclusione. È necessario che le famiglie o chi li rappresenta gli stiano a fianco per un  graduale ritorno, per quanto possibile, alla normalità.

Altri bambini ancora, invece, sono rimasti sul fronte di battaglia: bambini sotto le bombe che non sanno se ci sia un domani per loro o quale futuro gli si potrebbe presentare, bambini rinchiusi nei bunker, costretti a vivere una vita non loro, traumatizzati, mutilati; molti già morti. Bambini che chiudendo gli occhi si immaginano che quanto accade possa non esistere e che però, al minimo movimento causato dalle esplosioni e dalle bombe sobbalzano, ritornano ad un livello di realtà a cui non vogliono credere, ma che involontariamente subiscono ed al quale assistono.

Questi bambini che non piangono ma neppure parlano più, sono sospesi in un limbo. Sono schiacciati in un mondo di nessuno, né di morti e né di vivi. I bambini sospesi sono soli, sbalzati in mezzo ad una guerra, perduti senza destinazione, separati dalle famiglie o rapiti. Il loro è un domani incerto, appeso ad un filo davvero molto sottile.


Daniel Mateo Montalcini - a cura di Massimiliano Nespola

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