lunedì 24 ottobre 2022

Fine della Storia?

Immagine Creative Commons di Simone Ramella


Anche ieri, da Fabio Fazio, si è parlato di fine della Storia. Lo ha fatto una personalità importante del nostro Paese, che sicuramente ha conosciuto in prima persona a quali abomini si può arrivare quando si vuole “riscrivere la Storia”. Liliana Segre, ieri, parlava infatti dell’eterno presente in cui noi tutti siamo immersi. Paradossalmente, il suo riferimento a questa dimensione giungeva nel corso di un’analisi storica alla quale era stata chiamata da Fabio Fazio. Da sopravvissuta alla Shoah, da madre, nonna ed esempio di dignità per l’intero Paese, l’On. Segre ha fatto riferimento ad una dimensione temporale che ha portato in tempi recenti a parlare di “Fine della Storia”.

Bisogna però fare attenzione a non confondere una caratteristica della società perdurante negli anni con il corso dei tempi. Da un lato, infatti, quella del cosiddetto “eterno presente” è una costruzione artificiosa creata dai mezzi di comunicazione di massa e che si può riscontrare navigando in rete, dove l’importante è “essere connessi”, “rimanere sul pezzo”. Si sarà notato che tra le strategie di comunicazione dei media, vi è l’obiettivo di tenerci collegati; ai siti web, così come alla tv o alla radio. Quello è l’eterno presente: si ha la sensazione di un qui e ora costante, dove tutto è sempre nuovo, fresco e aggiornato. Ed effettivamente il web serve proprio a questo e in parte ha anche scalzato i quotidiani nella funzione di aggiornamento dei lettori. Ma da qui a parlare di fine della Storia ce ne vuole.

Forse più che in passato, infatti, è importante conoscere la successione cronologica dei fatti. Ci troviamo in una situazione storica in cui sono entrati in crisi valori come la fiducia nella globalizzazione degli anni scorsi e l’idea che grazie agli scambi commerciali, culturali e alla circolazione delle idee la democrazia potesse attecchire e svilupparsi nel mondo. L’invasione dell’Ucraina dimostra l’esatto contrario: quanto sta avvenendo è infatti una feroce aggressione militare allo stato cuscinetto dove “rischiano” di prevalere i valori occidentali, la libertà di pensiero, la democrazia.

Un conto quindi è quanto si legge sui media, altro discorso è quello relativo alla selezione dei fatti salienti che avranno diritto ad entrare nel perimetro di studio e analisi degli storici; segno quindi che, da un lato, si ha ragione di dire che viviamo in un eterno presente creato artificiosamente dai sistemi di comunicazione attuali, ma che dall’altro esiste ancora uno spazio chiamato “Storia”. Non a caso, è indicata qui con la maiuscola. È la storia dei fatti che si impongono nella memoria collettiva, quelli che la popolazione inerme in qualche modo è costretta a subire.

Possono esistere “storie senza Storia”, quelle cioè di vite individuali in cui comunque esiste una successione di eventi che segnano la coscienza e il vissuto personali, ma che non sono interessanti per la collettività. Credo che sia in quello spazio che si può meglio collocare l’eterno presente, cioè l’individualità del proprio vissuto, che a volte può andare incontro anche a delle forme di alienazione dettate dagli algoritmi che ci costringono in un perimetro di numeri di cui non abbiamo coscienza e che non dipendono da noi, dalle piattaforme digitali in cui bisogna sapersi orientare.

Di fronte al rischio del disorientamento, continuare a leggere la realtà anche con le lenti dello storico diventa un modo per arginare il rischio di questa forma di alienazione. Per rimanere in tema con lo spirito di questo blog e del suo titolo, “La Costituzione Europea”, non trovate che dietro tale locuzione vi sia un’infinità di spunti storici da conoscere? L’Europa non ha sempre avuto la configurazione attuale: è bene ricordarsene, ripercorrere il secolo ‘900, con i suoi drammi collettivi, per arrivare ad oggi, in un momento in cui, con violenza inaudita, la Russia putiniana tenta di mettere in crisi quanto si è costruito negli anni passati.

 

Massimiliano Nespola

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