Anche ieri, da Fabio Fazio, si è parlato di fine della
Storia. Lo ha fatto una personalità importante del nostro Paese, che
sicuramente ha conosciuto in prima persona a quali abomini si può arrivare
quando si vuole “riscrivere la Storia”. Liliana Segre, ieri, parlava infatti
dell’eterno presente in cui noi tutti siamo immersi. Paradossalmente, il suo
riferimento a questa dimensione giungeva nel corso di un’analisi storica alla
quale era stata chiamata da Fabio Fazio. Da sopravvissuta alla Shoah, da madre,
nonna ed esempio di dignità per l’intero Paese, l’On. Segre ha fatto
riferimento ad una dimensione temporale che ha portato in tempi recenti a
parlare di “Fine della Storia”.
Bisogna però fare attenzione a non confondere una
caratteristica della società perdurante negli anni con il corso dei tempi. Da
un lato, infatti, quella del cosiddetto “eterno presente” è una costruzione
artificiosa creata dai mezzi di comunicazione di massa e che si può riscontrare
navigando in rete, dove l’importante è “essere connessi”, “rimanere sul pezzo”.
Si sarà notato che tra le strategie di comunicazione dei media, vi è l’obiettivo
di tenerci collegati; ai siti web, così come alla tv o alla radio. Quello è
l’eterno presente: si ha la sensazione di un qui e ora costante, dove tutto è
sempre nuovo, fresco e aggiornato. Ed effettivamente il web serve proprio a
questo e in parte ha anche scalzato i quotidiani nella funzione di
aggiornamento dei lettori. Ma da qui a parlare di fine della Storia ce ne
vuole.
Forse più che in passato, infatti, è importante conoscere la
successione cronologica dei fatti. Ci troviamo in una situazione storica in cui
sono entrati in crisi valori come la fiducia nella globalizzazione degli anni
scorsi e l’idea che grazie agli scambi commerciali, culturali e alla
circolazione delle idee la democrazia potesse attecchire e svilupparsi nel
mondo. L’invasione dell’Ucraina dimostra l’esatto contrario: quanto sta avvenendo è infatti una feroce aggressione
militare allo stato cuscinetto dove “rischiano” di prevalere i valori occidentali,
la libertà di pensiero, la democrazia.
Un conto quindi è quanto si legge sui media, altro discorso
è quello relativo alla selezione dei fatti salienti che avranno diritto ad
entrare nel perimetro di studio e analisi degli storici; segno quindi che, da
un lato, si ha ragione di dire che viviamo in un eterno presente creato
artificiosamente dai sistemi di comunicazione attuali, ma che dall’altro esiste ancora
uno spazio chiamato “Storia”. Non a caso, è indicata qui con la maiuscola. È la
storia dei fatti che si impongono nella memoria collettiva, quelli che la
popolazione inerme in qualche modo è costretta a subire.
Possono esistere “storie senza Storia”, quelle cioè di vite
individuali in cui comunque esiste una successione di eventi che segnano la coscienza
e il vissuto personali, ma che non sono interessanti per la collettività. Credo
che sia in quello spazio che si può meglio collocare l’eterno presente, cioè l’individualità
del proprio vissuto, che a volte può andare incontro anche a delle forme di
alienazione dettate dagli algoritmi che ci costringono in un perimetro di
numeri di cui non abbiamo coscienza e che non dipendono da noi, dalle piattaforme digitali in cui bisogna sapersi orientare.
Di fronte al rischio del disorientamento, continuare a
leggere la realtà anche con le lenti dello storico diventa un modo per arginare
il rischio di questa forma di alienazione. Per rimanere in tema con lo spirito
di questo blog e del suo titolo, “La Costituzione Europea”, non trovate che dietro
tale locuzione vi sia un’infinità di spunti storici da conoscere? L’Europa non
ha sempre avuto la configurazione attuale: è bene ricordarsene, ripercorrere il
secolo ‘900, con i suoi drammi collettivi, per arrivare ad oggi, in un momento
in cui, con violenza inaudita, la Russia putiniana tenta di mettere in crisi quanto
si è costruito negli anni passati.
Massimiliano Nespola
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