Nel lontano 2010, veniva pubblicato il volume del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi "Non è il paese che sognavo – Taccuino laico per i 150 anni dell’Unità d’Italia" (casa editrice "Il Saggiatore"). Lessi con interesse tutto il suo scritto, recensito come ”Un'intensa confessione davanti al camino, un bilancio, un taccuino laico per i 150 anni del nostro paese” a colloquio con Alberto Orioli.
Il titolo del libro è ora lo spunto per una amara presa di coscienza rispetto ai temi trattati spesso ottimisticamente su questo blog, dopo letture
disparate e ad ampio raggio, alla ricerca di prospettive di avanzamento del processo di integrazione europea. Sono semplici parole ispirate dal Presidente Ciampi: “Non è l’Europa che sognavo”. Giunti a questo
punto infatti, a due mesi e tre giorni dalle prossime elezioni europee, le
riflessioni affidate in libertà alla tecnologia sul blog devono fare i
conti con un sano e necessario realismo.
Poco di quanto l’Unione europea ha programmato si è effettivamente
realizzato. La Costituzione europea intesa in senso federale è ad oggi molto
lontana e alcuni governi non hanno interesse nemmeno a riformare il Trattato di
Lisbona. Non vi sono certezze sul futuro dei rapporti con il resto del mondo e l’idea
di essere faro di rispetto di diritti e democrazia non si è realizzata. Una
minacciosa guerra in Europa (perché l’Ucraina è Europa) e alle porte dell’Ue e
della Nato lascia presagire che nei prossimi anni, in mancanza di una
politica estera di alto livello, l’Unione non siederà attorno al tavolo delle
trattative come attore.
Nel frattempo, euroscetticismo e nazionalismi contagiano
anche una parte non trascurabile dell’elettorato di alcuni Stati fondatori. Al
pessimismo della ragione si dovrebbe accompagnare l’ottimismo della volontà.
Appunto, si dovrebbe.
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