A Bruxelles, esiste un luogo della memoria, che trova posto proprio nel cuore della città. Non poteva che essere collocato qui, nella capitale belga che è anche uno dei maggiori centri delle attività delle istituzioni europee. Alzando gli occhi leggiamo “Place Jo Cox”. Informandoci su di essa, scopriamo che è stata inagurata da meno di due anni. Era infatti il 27 settembre 2018, alla presenza del sindaco di Bruxelles, del leader laburista Jeremy Corbyn e dei familiari della protagonista. Jo Cox, leader laburista, attiva per la permanenza nel Regno Unito all’interno dell’Unione europea e con una esperienza di lungo corso nel settore umanitario, era stata barbaramente uccisa poco più di due anni prima, il 16 giugno 2016. La campagna per il referendum sulla Brexit era agli sgoccioli. Sottovalutata da molti, il clima in cui si avviava a conclusione era tutto sommato distratto. Fuori dall’Europa? Sembrava grottesco, dopo tutti gli sforzi compiuti per portare avanti un processo così ambizioso, ma anche complicato e assai impegnativo, sotto tutti gli aspetti.
Si arrivava dunque ad una settimana da quel 23 giugno, che ha rappresentato una data storica: c’è un prima e un dopo nelle relazioni diplomatiche europee con il Regno Unito, a partire da quella data. Ancora oggi non è chiara la direzione futura, ancora oggi permane un grande lavoro da svolgere per definire adeguatamente i futuri rapporti di vicinato. Ebbene: Jo Cox si stava spendendo attivamente per ciò in cui credeva. Pensava ai programmi di formazione come l’Erasmus, alla dimensione internazionale dell’Università, perché il Regno Unito ha sempre rappresentato per studenti, ricercatori e docenti una meta attraente, a Cambridge, a Londra, a Oxford. Pensava ai diritti acquisiti dai nuovi cittadini inglesi, quelli che con il loro lavoro avevano costruito una propria dimensione, dopo la scelta sofferta di lasciare il proprio Stato originario, di trasferirsi nella City, magari, oppure ovunque fosse congeniale la nuova vita. Pensava anche che la cooperazione tra gli apparati di sicurezza degli Stati membri potesse ancora trarre beneficio dalla presenza del Regno Unito nell’Unione europea; erano anni in cui il terrorismo di matrice islamica aveva mostrato il suo volto spietato, a Parigi, a Bruxelles, e non solo. Inoltre, Londra è un centro economico di primario interesse e governare i flussi di capitali da e verso la City e lo Stato membro era ed è importante, per prevenire il riciclaggio di denaro. Pensava insomma che le relazioni tra Unione europea e Regno Unito fossero da tutelare. Per tutto questo è stata assassinata da un folle, che, nel compiere il gesto efferato, gridava “Britain first”. Era un estremista della destra nazionalista; ma, in quel contesto, le sue parole ricordavano tristemente quelle del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Un parallelismo inquietante, anche questo destinato a rimanere nella Storia.
Non è la prima volta che avviene di dover pagare per le proprie idee. Tuttavia, in questo caso, un elemento che colpisce è il perfetto accostamento possibile tra il gesto di un fanatico, con problemi psichiatrici, portato a termine a migliaia di chilometri di distanza e in un contesto politico assai differente, e quello delle elezioni USA 2016. L’omicidio di Jo Cox non è rimasto impunito, perché il suo autore, Thomas Mair, attualmente si trova all’ergastolo. Ma quello che rimane di quanto accaduto, a quattro anni di distanza, è la sensazione che, quando a prevalere è il linguaggio dell’antipolitica, della chiusura, del disprezzo dell’avversario fino alla scarsa considerazione della sua stessa esistenza, gli effetti diventano incontrollabili. “Britain first” e “America first”: affermazioni nell’eco sovranista, che però non sono semplici parole; le parole, infatti, sono importanti perché producono effetti sulle persone. E la storia di Jo Cox, in parte anche trascurata dalle priorità dell’agenda dei media, rimane lì a testimoniarcelo. È anche suo marito Brendan che ci parla di lei. Lo fa con un libro, dal titolo coinvolgente, che vuole onorare la memoria di Jo: “More in common”, più cose in comune, nella vita, nell’esperienza politica della Cox, ma anche nella loro storia d’amore. Di quella che è stata la vita insieme, degli incontri più belli, delle immagini e delle emozioni per ricordarla. Brendan è il padre dei loro due bambini, Cuillin e Lejla, all’epoca rispettivamente di sei e quattro anni. Nel libro racconta anche di come decise di raccontare la verità e consentir loro di viverla in prima persona e di quanto sia stato difficile, ma anche giusto farlo.
Jo credeva nell’Europa; lei e la sua famiglia hanno pagato per questo, in un clima che Brendan ha definito di follia, di intolleranza, di fascismo; di una serie di disvalori, insomma. E, per evitare che quanto accaduto possa ripetersi, l’Unione dovrà dotarsi di anticorpi più efficaci che in passato, coinvolgendo sempre più i suoi cittadini. La storia di Jo Cox e il suo sacrificio non saranno stati inutili se si trarrà da essa un insegnamento: quello cioè di alimentare con la memoria un nuovo monito per le generazioni future, da opporre al sonno della ragione.
“More in common”: the Europeans future, dreamed by Jo
In Brussels, there is a place of remembrance, right in the heart of the city. It could only be located here, in the Belgian capital which is also one of the major centers of activity of the European institutions. Looking up, we read "Place Jo Cox". By inquiring about it, we discover that it has been inaugurated since less than two years. It was in fact on 27 September 2018, in the presence of the Brussels Mayor, the Labor leader Jeremy Corbyn and the family members of the protagonist. Jo Cox, a Labor leader, active for the UK stay in the European Union and with a long experience in the humanitarian field, had been barbarously killed, just over two years earlier, on June 16, 2016. The campaign for the Brexit referendum was running out. Underestimated by many, the climate in which it was about to end was, all in all, distracted. Outside Europe? It seemed grotesque, after all the efforts made to carry out such an ambitious but also complicated and very demanding process, in all respects.
It was therefore one week since that June 23rd, which represented a historic date: there is a before and after in European diplomatic relations with the United Kingdom, starting from that date. The future direction is still unclear today, and still a great deal of work remains to be done to adequately define the future neighborhood relations. Well: Jo Cox was actively spending herself on what she believed in. She thought of training programs such as Erasmus, the University international dimension, because the United Kingdom has always been an attractive destination for students, researchers and teachers, in Cambridge, London, Oxford. She thought of the rights acquired by the new English citizens, those who, with their work had built their own dimension, after the painful choice to leave their original state, to move to the City, perhaps, or wherever new life was congenial. She also believed that cooperation between Member States' security systems could still benefit from the UK's presence in the European Union; these were years in which Islamic terrorism had shown its ruthless face, in Paris, in Brussels, and beyond. In addition, London is a primary interest economic center; so, governing the capital flows to and from the City and the UK was and is important in preventing money laundering. In short, she thought that the relations between the European Union and the United Kingdom were to be protected. For all this, she was murdered by a madman, who, in making the heinous gesture, shouted "Britain first". He was an extremist of the nationalist right; but, in that context, his words sadly recalled those of the Republican candidate to the White House. A disturbing parallelism, also destined to remain in the History.
It is not the first time that someone has to pay for his / her ideas. However, in this case, one striking element is the perfect possible combination between the gesture of a fanatic, with psychiatric problems, completed thousands of kilometers away, and in a very different political context, and that of the US elections 2016. Jo Cox's murder did not go unpunished, because its author, Thomas Mair, is currently in life imprisonment. But what remains of what happened, four years later, is the feeling that, when the language of anti-politics, of closure, of contempt of the opponent prevails up to the lack of consideration of his own existence, the effects become uncontrollable. "Britain first" and "America first": statements in the sovereignist echo, which however are not mere words; words are important because they produce effects on people. And the story of Jo Cox, partly neglected by the priorities of the media agenda, remains there to testify that to us. Also her husband Brendan talks to us about her. He does it with a book, with an enthralling title, that wants to honor Jo's memory: "More in common", more things in common, in Cox's life, political experience, but also in their love story, of what the life together has been, of the most beautiful encounters, of the images and emotions to remember her. Brendan is the father of their two children, Cuillin and Lejla, at the time of six and four respectively. In the book, he also recounts how he decided to tell the truth and allow them to experience it firsthand and how difficult, but also right, it was.
Jo believed in Europe; she and her family paid for it, in an atmosphere that Brendan called of “madness, intolerance, fascism”; in short, a series of negative values. And, to prevent what happened from happening again, the Union will have to equip itself with more effective antibodies than in the past, involving its citizens more and more. Jo Cox's story and her sacrifice will not have been useless if a teaching is drawn from it: that of nourishing with the memory a new warning for the future generations, to oppose the sleep of reason.
Mai dimenticare personalità ed eventi di questa portata!
RispondiEliminaCerto ...
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