venerdì 8 aprile 2022

Conflitto russo-ucraino: il quadro aggiornato

 

Vi presentiamo un nuovo intervento di Daniel Mateo Montalcini, relativo alle operazioni militari in corso sul versante ucraino. L’autore del pezzo ha individuato alcuni fatti di cui può attestare la veridicità. Ecco perché si è ritenuto meritevole di attenzione il suo articolo: Montalcini rimane dunque a vostra disposizione per approfondire ulteriormente il quadro che si va configurando, ora dopo ora.

Massimiliano Nespola, come già in altri casi, si è occupato del labor limae dei contenuti e della loro leggibilità.

A presto

 

 

LA DISTANZA TRA DUE PAESI VICINI

Questa è la storia di due Paesi vicini, almeno fino alla caduta del Muro di Berlino, il 9 Novembre 1989, e alla disintegrazione dell’Impero Sovietico nel ’91, a seguito della caduta di Gorbachev (Premio Nobel per la Pace e Padre della Perestroika, orientamento politico comunista ma volto alla riforma e alla democratizzazione dell’URSS, rispetto al duro regime autocratico terminato con la caduta dei Romanov, a cui seguì nel ‘900 l’ascesa al potere di Lenin e Stalin).

La Germania e la Russia hanno mantenuto i propri rapporti tra guerre, crisi, speranze e disillusioni. La loro rispettiva posizione e i ruoli contesi in Europa li hanno sempre resi protagonisti e rilevanti sui bilanci del futuro del vecchio Continente, espandendo le articolazioni della NATO, sul versante occidentale, ma soprattutto trasformandosi, loro malgrado, da nemici del passato in nemici del presente. Non vi è dubbio che vi sia un contatto tra i due Paesi, da tempi non recenti. La caduta del Muro ha creato un forte senso e speranza di avvicinamento, che tutt’ora si dimostra essere solo pura fantasia che si tramuta in disillusione.

Dalla salita al potere di Putin, la Russia non è più sulla strada della democrazia e di una politica sobria quale quella promossa dalla fine dei Soviet. Sembrava aver superato il suo passato imperiale, particolarmente in Ucraina e dintorni. Negli stessi anni, invece, sotto il lungo ed apparentemente costruttivo governo Merkel, una donna dell’Est della Germania, questo importante Paese europeo non sembra aver cercato una propria strada al di fuori della UE. Neppure dalla NATO. Tanto meno la Germania cerca vie per trovare un nuovo appeasement, nonostante le pressioni applicate dal comitato per l’Est dell’economia tedesca, delle industrie meccaniche e automobilistica.

 

LE IMPREVEDIBILITA’ NEL CONFLITTO

Ora stiamo osservando passivamente quanto le flotte russe si siano inoltrate nel Mediterraneo e nello Jonio. Questo gioco delle carte ha lo scopo di mettere sotto pressione le alleanze occidentali – e, in tale ambito, anche il posizionamento italiano non è da sottovalutare – in risposta alle sanzioni fortemente applicate contro l’economia russa.

Gli USA, per preparare uno scudo aereo, proseguono nei rifornimenti di bombardieri B-52. Le acque del Mediterraneo sono ora al centro di manovre belliche complesse. Per quanto compete alle forze alleate occidentali, si denota la presenza di tre portaerei, la USS Truman (CVN-52) a disposizione della NATO, avvistata nell’Adriatico meridionale. Assieme ad essa è stata avvistata nella stessa area di manovre il CSG (Combat Strike Group). La seconda, Charles de Gaulle (R91) transita nei pressi dello Stretto di Messina in direzione del Mar Tirreno. Per appoggio logistico e di rifornimento si vedono inoltre la Nave Berne ed il Cacciatorpediniere Forbin (D620). Si teorizza a questo riguardo un possibile ritorno dei due mezzi verso la base di Tolone (sulla costa meridionale francese, a Est di Marsiglia, ndr). La terza è avvistata di fronte a Taranto, portaerei italiana a disposizione della NATO, Cavour (C550).

Sul frangente del Mar Jonio si ha invece la presenza dell’incrociatore russo Varyag, riportato dal SAG (Surface Action Group). Il SAG del secondo incrociatore russo Ustinov circola a sud di Creta. Tale disposizione consente l’interdizione dell’accesso al Mar Egeo dal Mediterraneo. A Est dell’isola, si presentano contemporaneamente flotte rilevanti di velivoli antisommergibili della NATO, con tre navi russe presenti nella medesima area. Le tre navi in questione risultano essere il sottomarino di classe Kilo, una nave di riparazione di classe Amur ed una corvetta di classe Burian. A Tartus (sulla costa occidentale siriana, ndr) invece sembrano esser dislocate le rimanenti unità navali del Cremlino.

I bombardieri USA B-52 sono giunti, all’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 Febbraio scorso, per monitorare e prevenire ogni azione imprevedibile dei mezzi russi. I B-52 menzionati sono in grado di gestire missioni a lungo raggio, in grado di ottenere rifornimento dalle cisterne volanti e – fatto non meno importante – sono in grado di trasportare quantità non trascurabili di missili cruise, letali per la loro forza d’attacco contro gli incrociatori Varyag e Maresciallo Ustinov.

Partiti dalla Gran Bretagna e diretti verso Cipro e Creta, i due B-52 sono finiti nei radar di una delle navi russe più potenti, Ustinov. Ad esse hanno subito fatto seguito la fregata Kasatanov e il caccia Kulikov. I due B-52 sono virati successivamente verso l’Italia dirigendosi, in particolare, verso lo Jonio. L’area interessata è rilevante data la posizione strategica, da dove i cacciabombardieri F-18 sono in grado di raggiungere celermente il Mar Nero e pertanto gestire eventuali conflitti.

 

IL SUICIDIO RUSSO

A causa dell’ ostinazione di Putin a non tessere accordi con l’Occidente, la Russia seguita nel precludersi legami commerciali. Esistono però divergenze in Europa riguardo ai blocchi imposti alla Russia a livello commerciale e finanziario, con le chiusure degli scambi verso Mosca: Orbàn, infatti, fresco di rielezione, si dice disposto a pagare il gas in rubli; condizioni respinte da tutto l’Occidente. Al contempo gli Ambasciatori dei 27 stanno discutendo su cinque ulteriori sanzioni da applicare sulla Russia. È previsto tra l’altro lo stop dell’import del carbone. Nonostante intoppi sulla strada di queste decisioni, il via libera è stato raggiunto proprio a ridosso dell’imminente G7.

Rimangono perplessità in merito all’estensione delle restrizioni, incluse quelle sul petrolio e sul gas nell’UE. In ogni caso, a seguito delle restrizioni già decise, la Russia pare essere sull’orlo di un default del debito sovrano. A marzo si registra che le cedole in scadenza dei bond russi sono state pagate in dollari, mentre la cedola prevista del 4 Aprile sarà da pagare in rubli, per un controvalore pari a 649,2 milioni di Dollari, a causa di una non meglio indicata banca russa rifiutatasi di seguire le istruzioni. Tale dichiarazione proviene da JP Morgan, banca che ha gestito cinque pagamenti di coupon sui bond russi dall’inizio del conflitto. Il rifiuto da parte della Russia di pagare nella valuta accordata implicherà, al 99% dei casi, un default della Russia, secondo le stime delle maggiori agenzie di rating.

Dal Cremlino, secondo quanto affermato dal portavoce Peskov, si fa sapere che il presunto default sarebbe artificiale in quanto la Russia pare possegga risorse necessarie per autofinanziarsi. In effetti, a fronte di 490 mld di dollari di esposizioni verso l’estero, la Banca centrale russa sembra poter disporre di riserve per 640 mld di dollari. Ciò nonostante, la metà di tale patrimonio è in valuta estera e, di questo, la maggior parte è depositata su conti esteri che ora sono congelati a seguito del primo pacchetto di sanzioni applicate sulla Russia.

Peskov dichiara, a fronte di  tali dinamiche di default, che si possano verificare situazioni di insolvenza. Tuttavia a Mosca è concessa una tempistica di 30 giorni, per permettere entro tale termine di far arrivare i fondi agli investitori nella valuta concordata. Il default ad ogni modo, sia se artificiale che se concreto, implicherebbe che alla Russia di Putin inizi, nel vero senso della parola, a mancare l’ossigeno. Il Leader russo sarebbe pertanto costretto ad optare per dei tagli alla spesa pubblica; ciò rappresenterebbe un vero e proprio tracollo per imprese e cittadini, riducendoli in condizioni dalle quali sarebbe molto difficile venir fuori.


Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog è partner di