giovedì 7 aprile 2022

Le strade per la pace

Daniel Mateo Montalcini continua a scrivere appassionatamente e senza esitazioni, sulla guerra in Ucraina. Ecco perché dargli spazio. Siamo convinti che le sue riflessioni possano contribuire alla comprensione. Vi proponiamo qui un testo che parte dalle affermazioni del Santo Padre per poi proseguire con un'analisi delle decisioni di alcuni importanti attori intra ed extra conflitto.

La revisione è stata effettuata da Massimiliano Nespola.

Buona lettura.



GRANDI PAROLE PER PICCOLI GESTI

Oggi assistiamo inermi alla debolezza franca delle Nazioni Unite di fronte alla tragedia che si sussegue quotidianamente nel territorio ucraino conteso. Il Santo Padre, fatto ritorno a Roma dal viaggio apostolico a Malta, è stato molto chiaro sulle denunce relative allo stato di crisi ucraino. Ha condannato i gravi crimini contro l’umanità, per la morte di così tante persone e ha posto l’attenzione sul fatto che la loro fuga è resa possibile grazie al supporto umanitario in Europa ed al di fuori di essa, come sta avvenendo in Israele, che accoglie i bambini, in particolar modo, e le donne.

Il Papa si è soffermato sulle dinamiche della crisi, che lui sostiene che vadano al di là degli aspetti geopolitici, stigmatizzando la logica dominante di Paesi forti militarmente che vogliono affermare il loro dominio politico-economico, con l’uso della forza, su altri Paesi liberi ma forse meno attrezzati, forse solo di dimensioni più piccole e quindi svantaggiati nei numeri.

A proposito di Malta: è un Paese forse piccolo, ma strategico, considerata la sua posizione geografica che le consente di detenere un ruolo determinante tra l’Europa ed i Paesi Arabi. È un Paese ricco di storia e di civiltà. Oggi bisognerebbe perseguire una strategia di tolleranza, di libertà, di dialogo tra differenze, sicuramente opposta al desiderio di supremazia; in questo il ruolo di Malta può essere fondamentale.

 

LA TERRA CONTINUA A TREMARE

Sul fronte degli incontri e colloqui internazionali per trovare una via d’uscita alla guerra, si ritiene che possa contribuire in maniera molto netta l’intervento di Israele come interlocutore di primo piano, considerati i suoi legami storici e culturali con la Russia e l’Ucraina. Tuttavia, si assiste, a livello governativo interno, a una perdita di fiducia nel Governo reggente di Bennet. Dopo tre anni di leadership, Bennet, da 61 seggi ne ha visto sfuggire uno, per mano della collega di Partito, Idit Silman, Leader della Coalizione.

Annunciate le dimissioni, Silman ha subito auspicato la formazione di un nuovo esecutivo conservatore di destra. Silman intende difendere la religiosità del Paese e le tradizioni ebraiche, soprattutto in vista dell’imminente Pesach (Pasqua), ricorrenza ebraica più solenne per importanza e valore simbolico. Netanyahu, un tempo alleato di Bennet, ora, sentendosi tradito, non ha esitato a mostrare supporto e a fare i complimenti alla Silman. Ora Bennet tesse legami con 8 coalizioni partitiche che compongono la maggioranza ed è concentrato altresì a recuperare i seggi persi, che gli permetterebbero di mantenere il controllo del Paese.

Questa dinamica potrebbe avere forti impatti a livello diplomatico, soprattutto in questo frangente d’instabilità geopolitica tra Ucraina e Russia, ove Israele è direttamente coinvolto. Non a caso Israele si era subito messo a disposizione per mediare tra le parti e fornire supporto logistico con l’approvvigionamento di materiale medico, di logistica e di supporto, con ponti aerei, portando in salvo bambini. Ma le incognite politiche suesposte rischiano ad ogni modo di marginalizzare il ruolo di Tel Aviv, in virtù del rinnovato scenario generato dal subentro di un nuovo Governo.

 

IL RUOLO DELL’EUROPA

L’Europa, sul fronte del conflitto ucraino, sta applicando forti sanzioni per bloccare ogni attività commerciale e scambi con la Russia. Zelensky però si dimostra critico nei confronti di tale scelta, in quanto le sanzioni, benché forti, non appaiono sufficientemente vincolanti da costringere Putin a compiere un retrofront. Ritengo che l’Europa abbia sbagliato strategia, assieme agli USA, preferendo il dialogo anziché un intervento massiccio – ipotizzato dalla Gran Bretagna – che avrebbe fermato alla base ogni presupposto russo di minacciare il vecchio Continente con l’uso dell’atomica.

Putin al momento è in grado di giocare la sua partita di morte approfittando delle desolate strategie dei Paesi occidentali, che gli consentono di fare il suo gioco, in quanto apparentemente le sanzioni si dimostrano efficaci, tuttavia non abbastanza da aiutare Zelensky per come si aspetterebbe. È questa una ulteriore conferma della giustezza della posizione britannica: bisogna affrontare il nemico a muso duro, impedendogli di protrarre a lungo il conflitto.

 

UNA GUERRA (ANCHE) DI PROPAGANDA

Putin utilizza ora costantemente la propaganda per allungare i tempi delle trattative, punta a ideare nuovi messaggi da lanciare sui media per creare maggiori incertezze e tenere l’Ucraina nella morsa. Questa strategia vuole dare ai russi l’illusione di avere mano libera nei rapporti diplomatici. Zelensky ritiene che le sanzioni inflitte alla Russia siano insufficienti a confronto con le distruzioni e i bombardamenti, oltre, a maggior ragione, alle stragi compiute sui civili e all’esodo di questi ultimi, alla ricerca di pace e stabilità. Le immagini dei disegni dei bambini salvati sono una forte testimonianza dello shock psicologico che loro stanno attraversando, avendo visto ed assistito in prima persona agli attacchi bellici.

Sull'onda di questo conflitto ormai duraturo in Ucraina, si è potuto osservare fino a che punto i personaggi principali ricorrono alla propaganda. Da un lato, osserviamo Zelensky che lotta per difendere il suo Paese, in virtù di una chiara idea su come comportarsi in tale circostanza, mentre dall'altro sembra che Putin continui a oscillare, fornendo quotidianamente versioni diverse sugli abomini che in realtà compie il suo esercito.

 

LA MANIPOLAZIONE DEI CERVELLI

Nella tragicità della crisi ucraina, che vede tutta la popolazione coinvolta e costretta a fuggire verso i Paesi vicini quali la Polonia, Ungheria, per molti di loro – bambini rimasti orfani o con le loro madri che hanno contatti e parentele in Europa e, tra questi, i molti che arrivano in Italia – si riportano notizie angosciose: a seguito dell’ondata di attacchi russi e della conseguente risposta dell’Ucraina, si registrano non pochi feriti tra i militari.

Colpisce lo stato d’animo di questi soldati. Fatta eccezione per un militare di età maggiore, il quale, rispetto ai molti giovani feriti, mostra dispiacere e si sente a disagio per essere stato mandato da Mosca a invadere un altro Paese senza neanche aver coscienza del motivo, i più giovani non mostrano nessun rimorso né pentimento, provano piuttosto ostilità verso i camici bianchi.

Per ironia della sorte, i feriti di Mosca vengono tenuti nella cosiddetta “Stanza dei russi”. Lì vengono curati e successivamente affidati al Ministero della Difesa e ai Servizi Segreti di Kiev. La risposta dei soldati giovani che hanno sparato verso donne inermi, spesso con figli rimasti uccisi, è stata sconvolgente, in quanto non provano nessun pentimento: ritenendoli nazisti da eliminare, senza nessuno sconto, un morto in più o uno in meno non fa nessuna differenza.

Il Regime di Mosca ha elencato ogni ucraino come il male da eliminare senza sconti. Un giovane soldato di 22 anni per giunta, a cui il chirurgo ha salvato una gamba che avrebbe altrimenti dovuto amputare, ha rilasciato dichiarazioni insensate, deliranti come se fosse sotto effetto di droghe. Dalle sue analisi del sangue non si è riscontrata la benché minima assunzione di prodotti nocivi, tuttavia, in preda al delirio, ha affermato che la colpa del conflitto sarebbe degli americani da eliminare, in quanto rei di attaccare ed eliminare i russi, quando in realtà l’esercito statunitense non è affatto entrato in campo. Nella follia delle dichiarazioni del giovane soldato russo si riscontra il lavaggio del cervello a cui dev’essere stato sottoposto, quando ha chiesto ai dottori ucraini, tra l’altro, perché lo hanno salvato.

 

Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

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