mercoledì 27 aprile 2022

L'inverno che ci aspetta

Ecco nuovi interessanti spunti di Daniel Mateo Montalcini, aggiornati alla giornata di oggi e relativi al cambio di strategia in corso, riguardo al conflitto russo - ucraino. L'autore pone inoltre all'attenzione altri aspetti delicati, quali il riemergere di tensioni anche nell'area dei Balcani e, fatto non meno importante, lo sguardo preoccupato al prossimo autunno, momento in cui più si potranno sentire gli effetti economici del conflitto, anche in relazione alla sua evoluzione. 

L'editing del pezzo è di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


LA BOMBA AD OROLOGERIA, DOPO L’ESTATE

A causa del conflitto russo-ucraino, che ancora non vede sbocchi chiari né nel breve né nel medio termine, si avanzano previsioni tutt’altro che rassicuranti per il prossimo autunno. Le tensioni in Europa mettono in risalto le contraddizioni dell’Occidente nei confronti di questa guerra. A partire da Bruxelles, guardando poi a tutte le altre capitali europee, si può notare come alcuni leaders rimangano passivi in merito all’approccio ed alle strategie da attuare in difesa dell’Ucraina, spingendo il Vecchio Continente verso un baratro. Si prevedono perciò tempi ancora più bui nel periodo autunnale, a fronte delle sanzioni e delle contromisure che Mosca potrebbe adottare, preparando una tempesta perfetta, che si tramuterebbe in un mix micidiale nei settori energetico, alimentare, inflazionistico, a cui si aggiunga pure una sopravvenuta carenza di materie prime.

Le nubi non si addensano purtroppo solo sull’Ucraina che funge da crocevia tra l’Europa, l’Occidente e la Russia. Si addensano anche sui Balcani, già teatro negli anni ‘90 di conflitti spietati per la separazione delle regioni slave dopo la morte di Tito, per farle diventare Stati autonomi quali la Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia e per ultima la Macedonia; guardando all’attuale configurazione europea, appare qui opportuno ricordare che una parte di essa – patria di nascita di Alessandro Magno, anche questo un dato importante – era collegata alla Grecia.

Gli accordi di Dayton del ’95, siglati per porre fine ai conflitti per l’indipendenza politica di quelle regioni, sono stati ritenuti molto fragili. In queste aree si può constatare ora il riaffiorare di sentimenti nazionalisti: vi sono forti influenze culturali musulmane, in particolare, in Bosnia, ma pure in Croazia, quest’ultima caratterizzata da un’identità poco flessibile e con un imprinting molto rigido contro le popolazioni cristiano-ortodosse all’interno degli stessi confini e delle regioni limitrofe. Le prospettive di un avvicinamento all’Europa di queste regioni appaiono nuovamente delicate, soprattutto a causa di un improvviso incremento dell’influenza russa sulla Serbia, con seguito della Cina benché Pechino possa trovarsi ancora distante da Belgrado. Si rischia che vecchie tensioni etniche che si consideravano superate possano ora riemergere.


L’IMPREVEDIBILITA’ DELLE GUERRE

Pur non conoscendo ancora nei dettagli le strategie russe future in merito agli attacchi all’Ucraina per la conquista ed il controllo del Paese in ostaggio, sembra chiaro che Putin ha intenzione di cambiare strategia. Dal controllo del Paese, che era la prima fase del suo piano, ora lo Tzar sembra puntare sulla questione territoriale.

Secondo quanto riportato da Carolina de Stefano, docente di Storia e Politica russa presso la LUISS, la Russia ora si sta adeguando alle situazioni altalenanti. La tesi della ricercatrice è sostenuta dal Generale Vincenzo Camporini. Entrambi si aspettavano che, a seguito della liberazione di Kiev, le forze armate russe lanciassero una controffensiva devastante in Donbass. Questa dinamica sarebbe stata preceduta da una tempesta di fuoco accompagnata dall’artiglieria pesante e da missili. Queste attività sembra che si siano rafforzate, ma sul territorio, secondo quanto riportato da Camporini, non è cambiato praticamente nulla. Se così fosse, si può supporre che Putin non abbia intenzione di spingersi fino in fondo, il che potrebbe dare adito a notizie positive relative ad un’intenzione di ripresa dei dialoghi. Oppure, questa potrebbe essere una strategia per mettere alla prova le capacità militari russe. Rimaniamo in attesa di come potrebbero ulteriormente svilupparsi le strategie.


COSA PUO’ TEMERE ORA IL CREMLINO?

Benché, per correttezza, bisogni sempre analizzare le fonti per verificare la loro credibilità e capire quali interessi sottostanti possano esservi dietro la diffusione di una determinata notizia, pare che Mosca rischi boicottaggi, blocchi e misteriosi incendi a depositi e basi militari. Represso il dissenso pubblico, la Russia scopre le azioni clandestine. Come riporta oggi “La Stampa”: “Fucili a canne mozze, bottiglie Molotov, droga e siringhe, pistole, letteratura estremista, passaporti ucraini falsi, t-shirt metallare, santini di Hitler e dischi con il videogame The Sims: questo è il kit dell'infiltrato sovversivo che vuole seminare terrore in Russia per ordine dei servizi segreti di Kiev. La televisione russa mostra nei dettagli gli arresti di improbabili personaggi che vengono buttati giù dal letto in mutande dalle teste di cuoio dell’Fsb, per poi «confessare» davanti alla telecamera di aver progettato atti terroristici: incendiare automobili con gli adesivi in sostegno della «operazione militare speciale» in Ucraina e uccidere i propagandisti della tv di Stato”.

Si tratterebbe quindi di una strategia di comunicazione orchestrata dai media russi per screditare la posizione dell’Ucraina e il fronte internazionale intervenuto a suo supporto. La televisione russa fa uso demagogico dei media, questo è noto a tutti, e c’è ragione di ritenere che non si smentisca anche questa volta.


Daniel Mateo Montalcini - a cura di Massimiliano Nespola

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