giovedì 28 aprile 2022

Panoramiche dal conflitto

Oggi il punto di Daniel Mateo Montalcini si concentra principalmente su due aspetti: la ripresa del dialogo tra USA e Russia, che ha portato al reciproco rilascio di detenuti dei rispettivi paesi, e lo stato di salute di Putin. Una curiosità: una sorte simile a quella che si ipotizza per lo Zar, cioè di essersi ammalato di Parkinson, lo accomuna tragicamente a un altro feroce, sanguinaria e disumana figura della Storia: quella di Adolf Hitler.

Con queste pillole di conoscenza, ci auguriamo di poter contribuire, su scala infinitesima, alla denuncia dei crimini in atto e alla possibilità che mai più ritorni tutto questo orrore.

Revisione del pezzo a cura di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


SPY GAMES

Dal momento in cui sono ripresi i contatti tra gli USA e la Russia, i discorsi non si sono incentrati solamente sulla guerra. L’oggetto in questione ora è anche lo scambio di prigionieri. Ieri, 27 Aprile, l’ex Marine americano Trevor Reed è stato rilasciato da Mosca dopo due anni. Il suo rilascio è avvenuto al termine di un lungo negoziato, che ha visto la controparte ottenere la liberazione del pilota russo Konstantin Yaroshenko. Tale scambio potrebbe allentare la rigidità del Presidente Joe Biden, che tutt’ora definisce quella in Ucraina “un’aggressione ingiustificata della Russia”.

Reed è un ex soldato che venne arrestato nel 2019 per aver aggredito due poliziotti mentre si presentava in stato di ubriachezza. I genitori di Reed, Paula e Joey, hanno pregato per mesi il Presidente Biden di esercitare maggiore pressione per il rilascio del figlio, fino a quando sono stati ricevuti alla Casa Bianca. Ora Trevor può tornare a casa con grande felicità dei suoi cari, così come il detenuto russo Yaroshenko. Quest’ultimo era stato arrestato per traffico di droga e condannato a 20 anni, nel 2011. Riguardo allo scambio e al conseguente rilascio dei prigionieri, Joe Biden ha ammesso che le decisioni prese per portare avanti le trattative sono state molto ardue. I principali fautori del successo sono stati l’inviato Roger Carstens e l’ambasciatore degli USA in Russia John Sullivan, che hanno lavorato instancabilmente per raggiungere gli obiettivi.

Ciò nonostante, la riapertura dei dialoghi tra le due potenze per il rilascio dei due prigionieri non può tradursi automaticamente in un avvio della conclusione del conflitto in Ucraina. Del resto le trattative svoltesi per lo scambio dei prigionieri erano strettamente limitate a questo fine. I dialoghi tra le due potenze per il cessate il fuoco prevedono invece numerosi e complessi punti di discussione. Nel frattempo, grazie ad una lieve e apparente riapertura del dialogo, il Segretario di Stato USA, Anthony Blinken, non si è fatto sfuggire l’occasione per richiedere il rilascio di Paul Whelan, arrestato a Mosca nel 2018 con l’accusa di spionaggio.


LE FRAGILITA’ DELL’UOMO DI FERRO

Le immagini di Putin quale leader indistruttibile, fiero e sicuro del suo progetto di espansionismo oltre i confini russi e la sua presunta fermezza a scopi propagandistici durante i colloqui dal video o tramite video con gli altri leaders mondiali, nascondono delle fragilità che appaiono sempre più evidenti. Un video che risale a fine febbraio, ossia ad una settimana circa dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina e dei successivi scontri, riporta immagini di Putin che compie gesti del corpo palesemente incerti.

Durante l’incontro con il suo omologo bielorusso Lukashenko, si può notare che i movimenti del leader russo sono meccanici: il tremolio della mano o – non meno importante – delle gambe. Analoghi sintomi li si ricordano in Hitler: alcuni dettagli sul dittatore nazista riportati da Dagopsia riportano che lui celava evidenti prove del Parkinson di cui ormai soffriva nascondendo le mani dietro la schiena.

Nell’immagine dell’incontro con Lukashenko, si può notare come la mano di Putin nascosta da un sorriso compia un movimento non comune e che la stessa tremi nervosamente. Nel prosieguo del video si vede il Presidente russo seduto. Nel momento in cui afferra il braccio della sedia, lo si vede compiere movimenti inusuali con il piede e con la gamba. Si inizia a sospettare con sempre più convincimento che Putin soffra di Parkinson, come già era successo per Hitler. Le immagini successive che riportano dell’incontro dello Zar col suo ministro della difesa Shoigu attestano senza ombra di dubbio lo stato di salute di Putin, ancorato con una mano al tavolo per lunghi minuti; ciò servirebbe a nascondere, secondo quanto si può sospettare, un sintomo alla base del tremolio. Proprio quest’ultimo video è la prova più evidente del malore galoppante di Putin.


Daniel Mateo Montalcini - a cura di Massimiliano Nespola

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