martedì 24 maggio 2022

Dov'è la vittoria?

Gli spunti odierni di Daniel Mateo Montalcini, con un approccio particolarmente critico, pongono all'attenzione le debolezze, le velleità e l'intestardimento russo: pur di non voler ammettere la disfatta in arrivo, la Russia prosegue nelle azioni militari.

Editing di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


EXODUS

La crisi ucraina prosegue, con gravi perdite sia dal punto di vista dei diritti civili, sia in termini economici, sia in termini di vittime; i più colpiti rimangono sempre i bambini. In sette settimane, ossia dall’inizio del conflitto, si stima che 7,5 milioni di bambine e bambini siano stati costretti ad abbandonare le proprie dimore per dirigersi verso altri Paesi in cui poter ricevere protezione e andare verso il ritorno ad una parziale normalità, assieme ai propri famigliari. Un altro scopo di questo esodo è quello di recarsi in Paesi in cui trovare supporto da parte di parenti, assieme alle madri in grado di fuggire con loro.

Si tratta di dati provvisori, in quanto si stima che il dato esatto sia di gran lunga maggiore. Secondo le Nazioni Unite, 2,8 milioni di bambine e bambini risultano sfollati in Ucraina e gli altri 2 milioni fuggiti altrove pur di mettersi in salvo. Si riportano purtroppo dati ufficiali che segnalano la morte di 153 tra bambine e bambini, benché i numeri possano risultare realmente maggiori, per non dimenticare il numero di feriti, stimati in 246, anche in questo caso senza però conoscere il dato reale.

Per un recupero psicologico a seguito di questi traumi, si sono subito attivate unità di crisi quali il Fondo Emergenze. Il pericolo che trattiene tutti questi bambini in una morsa di incertezze e paure è quello di essere uccisi durante i continui attacchi alle scuole, che sfiorano una media di 22 colpite quotidianamente. Gli altri timori sicuramente provengono dalla mancanza di viveri e dalla carenza di acqua e medicinali.

Peter Walsh, il direttore di Save the Children in Ucraina, ha dichiarato che vi è una presenza della sua organizzazione in Ucraina, in Romania ed in Polonia. Nel Paese invaso, sono giunti già nel 2014. Qui hanno fornito aiuti umanitari essenziali, quali il sostegno per l’accesso a un’istruzione inclusiva e adeguata. Save the Children si impegna a supportare scuole e comunità per aiutare questi bambini a poter superare e venir fuori da questo insieme di impatti sociali e psicologici, curando le ferite delle esperienze da essi vissute, di conflitto e violenza.

In Polonia invece il team si occupa di rintracciare e ricongiungere ai propri famigliari le bambine e i bambini rimasti soli e ristabilire così dei sistemi di protezione. In Romania, differentemente, si procura supporto ai rifugiati che giungono al confine dall’Ucraina, fornendo generi di prima necessità non alimentari e altri servizi di soccorso. In Italia, Save the Children si occupa di fornire assistenza legale temporanea e supporto ai bambini nel corso del loro asilo, collaborando con le agenzie delle Nazioni Unite per fornire garanzie riguardo alla protezione dei minori non accompagnati.

 

A UN PASSO DAL BARATRO

L’invasione dell’Ucraina è stata presa molto alla leggera dall’establishment russo, che ha forse pensato che si sarebbe trattato di un’impresa semplice e in discesa. Così non è stato, come tutt’ora è evidente, malgrado le dichiarazioni di chi rappresenta le dinamiche di questo conflitto attraverso falsi e facili entusiasmi.

Vi è anche però chi, come Marat Gabidullin, ex comandante dell’organizzazione russa paramilitare Wagner, ha affermato – ospite del programma Mezz’ora in Più condotto da Lucia Annunziata su Rai3 – che la guerra in Ucraina non sarebbe più sostenibile. Col proseguire del conflitto, senza compiere nessun passo indietro, si starebbero esaurendo le risorse ed il potenziale militare russo.

La guerra già di per sé si dimostra quale grave errore, in quanto di sicuro il più grande crimine contro l’umanità. Lo è sia per gli ucraini che per i russi. La Russia, indebolendosi sempre più, potrebbe ora favorire attacchi ed avanzamenti militari da parte degli afghani. Gabidullin si dimostra molto critico sulla gestione della guerra da parte delle squadre russe, con strategie di efficacia assai dubbia sul piano militare. A confronto, l’Occidente conduce manovre militari ben differenti.

 

UN PASSO FALSO

Come già si è detto, l’invasione dell’Ucraina dimostra di essere un grande errore, come tutte le guerre, che alla fine non hanno né vinti né vincitori. Chiunque tenti di prevalere con mezzi non legittimi e perpetrando crimini, invece che raggiungere accordi diplomatici, potrà sempre essere sconfitto su altri fronti e trarre da ciò un pretesto per innescare altri conflitti.

I russi in questo caso, pur non avendo vinto, in quanto l’invasione dell’Ucraina, assolutamente errata, perdura, vanno avanti per non ammettere che il Paese aggressore non ha più i mezzi per vincere; o che finora, comunque, l’esercito russo sta sempre più indebolendosi, arrivando al punto paradossale, tuttavia, che, per non voler riconoscere le proprie incapacità, prosegue nel conflitto.

I russi ritenevano di poter essere accolti come liberatori, ma la guerra ha finora dimostrato il contrario. Non conquistando niente, hanno cambiato strategia con l’obiettivo di distruggere tutto. Nel Donbass si rischia di creare una nuova Mariupol. Anche sui media, nonostante la disinformazione di sistema organizzata dalla Russia, sembra emergere che i falchi di Putin non gli crederebbero più. Un esempio non banale sono stati i commenti tutt’altro che leggeri da parte di Gabidullin nei confronti della gestione militare di Putin.


Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola


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