domenica 1 maggio 2022

Il conflitto e la recessione globale

Quadro economico globale in recessione: è questo l'effetto della guerra, sia in Russia che in Ucraina. Daniel Mateo Montalcini, oggi, Primo Maggio, pone però l'attenzione anche sul contrasto tra il valore simbolico della ricorrenza odierna e i danni incalcolabili che questo conflitto causerà al mondo del lavoro italiano.

Editing a cura di Massimiliano Nespola.

Buona lettura, buona Festa dei Lavoratori

 

SENZA VIA DI SCAMPO

Senza via di scampo”, titolo di un famoso film con Clint Eastwood, rappresenta la fine che farà Putin, malgrado il conflitto possa essere tirato avanti per inerzia fin quando sarà inevitabile ammettere la sconfitta. Mosca continua ad attingere alle riserve domestiche, per evitare di ammettere che il terreno sotto i piedi è ormai crollato. Ad ogni modo una minima via d’uscita, usando un abile escamotage, potrebbe ancora essere trovata: un passo indietro potrebbe essere quello di ottenere credito attraverso le pretese russe di pagamento del gas in rubli.

Putin pare che abbia ceduto, pur nel dubbio se quella suesposta sia o meno una misura in suo favore per evitare un default finanziario. Secondo quanto riportato dalle fonti ministeriali, il Ministero degli Esteri ha effettuato un pagamento in dollari per cedole su eurobond in scadenza nel 2022 e nel 2042. I rispettivi importi, secondo il comunicato stampa del Governo, corrispondono a 564,8 milioni per il 2022 e di 84,4 milioni per il 2024; in questo frangente, ha fatto da tramite la Citybank di Londra.

 

DECISIONE STORICA

Secondo gli ultimi dati nazionali riportati, il 43,6% degli italiani pare che sia contrario all’invio delle armi. Lucio Caracciolo, direttore di Limes, è convinto che, nei prossimi due mesi, lo share dei cittadini contrari si amplierà fino a toccare il 50%. Questi dati sono stati riportati recentemente dal noto giornalista ospite di Lilly Gruber, in diretta, a Otto e Mezzo. Caracciolo in questa occasione ha evidenziato che la decisione di Putin di invadere l’Ucraina è uno strumento per conseguire la leadership anti-Occidente per antonomasia, acquisendo influenza fino a totalizzare la gestione delle aree comprendenti la Cina, l’India, mezza Africa, mezza America Latina – legata storicamente all’URSS dalla Seconda Guerra Mondiale ed in particolare dalla Guerra Fredda, politicamente, dal 1947. Un tale obiettivo è stato sempre simile, mutatis mutandis, a cominciare dalla Guerra di Corea, in cui USA e URSS si sono da subito schierati l’uno contro l’altro con l’utilizzo delle armi nucleari portate oltre oceano a Cuba, Paese contrario all’ideologia capitalista.

Anche qualche cittadino statunitense si dimostra contrario all’invio delle armi per opporsi all’egemonia USA. Il conflitto attuale in Ucraina pare che potrà cessare quando entrambe le parti in contrapposizione non avranno più niente da difendere o per cui lottare, e soprattutto quando le fonti monetarie verranno ad esaurirsi. A questo riguardo, l’opinione pubblica inizierà a considerare maggiormente aspetti di convenienza riguardo al prosieguo o alla cessazione del conflitto. La Guerra Ucraina non cesserà fin quando non si inizierà a parlare concretamente di come venirne fuori o di mettervi un freno, anziché proseguire in uno scontro interminabile.

A fronte dei reciproci scambi di accuse con Biden, che sostiene un isolamento della Russia, punita su tutti i fronti ed esclusa da ogni trattativa con le grandi potenze, Putin non accetterà mai la sconfitta se non sul campo. Pertanto, lo scenario che verrebbe a verificarsi comporterebbe una spesa di 20 miliardi in aiuti militari, prolungando la durata del conflitto e rendendolo più doloroso, nel centro dell’Europa.

 

IL PRESIDENTE CON LE TASCHE BUCATE

Putin ora deve far fronte, oltre alle perdite di civili, militari, a quelle sul territorio in varie aree che lui considerava facili da conquistare quali il Donbass, Kiev, che gli ha consacrato la sconfitta, Mariupol e non per ultima Odessa. La Corte dei Conti russa, pertanto un ente a lui non alieno, gli presenta prospettive per l’economia interna tutt’altro che rassicuranti. L’inflazione ha toccato il 20% ed il Pil sta affondando, mostrando un calo tra l’8,8 ed il 12,4%.

Guardando alla Storia, per poter meglio considerare l’eccesso al quale ci si trova di fronte, si può rinvenire una contrapposizione tra la durata il conflitto attuale, che prosegue lunghissimo, dopo due mesi ad alta intensità che seguono a sette precedenti anni, ed il conflitto tra l’URSS e la Finlandia che durò cento giorni, dal 30 novembre 1939 e al 12 marzo 1940. La guerra in Ucraina cambia drasticamente le prospettive economiche ed in termini di relazioni internazionali delinea una situazione che in molti non hanno inteso; in molti hanno infatti condannato l’introduzione delle sanzioni, in quanto non servirebbero a far capitolare Mosca, senza però considerare che uno scontro aperto avrebbe proporzioni inimmaginabili.

Per poter dare un quadro possibilmente più chiaro delle dinamiche finora intercorse sul campo di battaglia tra la Russia e l’Ucraina, un ruolo fondamentale lo impiegheranno nel medio e lungo termine gli apparati statali quali la Banca Centrale e la Corte dei Conti. Questi enti delineano prospettive economiche negative che, collocate nel contesto geopolitico, diventano drammatiche.

 

LA GUERRA OSTACOLA IL LAVORO

Rispetto al perdurante conflitto ucraino, che ormai prosegue ininterrottamente da due mesi ed in concomitanza con il 1° Maggio, festa dei lavoratori, il Segretario Generale Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, ha commentato che l’Italia, membro ufficiale della UE e della NATO, non può esimersi dal partecipare e portare supporto ad un Paese sotto attacco. Margiotta asserisce che tutti insieme bisogna favorire canali che portino ad un cessate il fuoco ed altresì spingere ad un ritiro nei propri confini.

La pace è un fine universale, che deve essere raggiunto ad ogni costo, con ogni mezzo possibile in quanto la guerra non supporta il genere umano. La guerra si presenta come ostacolo allo sviluppo ed al progresso ed ostacola in ogni forma il lavoro, ambito nel quale tutt’ora si delineano molti fronti aperti. 

Confsal, facendo un collegamento con il blocco commerciale e la privazione di diritti umani causati dalla guerra ucraina, coglie l’occasione del 1° Maggio quale ottima opportunità per ricordarsi di un Mezzogiorno sempre più distante dal Nord, delle opportunità lavorative per i giovani sempre più ristrette, che affievoliscono la dignità individuale, dei salari insufficienti per sostenere una vita degna e delle morti sul lavoro che proseguono e non favoriscono l’attuazione del Pnrr. Tutte queste contraddizioni pongono un ostacolo considerevole alla soddisfazione personale ed a prospettive migliori di lavoro; non da ultimo, l’impatto economico negativo della guerra testimonia di indici di fiducia in calo per tutto il mondo della produzione.


Daniel Mateo Montalcini -  a cura di Massimiliano Nespola

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