lunedì 9 maggio 2022

Le sfumature del conflitto

Poniamo alla vostra attenzione alcuni aspetti interessanti su cui si sofferma Daniel Mateo Montalcini, relativamente alla guerra russo - ucraina. Gli errori di Putin, la possibile soluzione tramite referendum e i passi da compiere, anche con delle rinunce, in vista di un accordo per il cessate il fuoco sono i punti posti oggi sotto la lente di ingrandimento dell'autore.

Editing di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


 

NESSUNO E’ PERFETTO

Putin sta realizzando di aver fatto qualche passo più lungo della gamba. La vicenda della Azovstal – l’acciaieria che le truppe russe sono state abili a conquistare, utilizzata come rifugio da parte della resistenza ucraina, attaccata e bombardata più volte per disarmare i difensori per poi ottenere accesso a Kiev – rappresenta l’emblema delle svariate contraddizioni, dei paradossi e degli errori compiuti da Putin. Le dinamiche del conflitto riportano a scene risalenti a 40 fa. Putin dovrebbe aggiornarsi pertanto, per non rimanere legato a vecchi schemi.

Le immagini riportate della commemorazione della vittoria contro i nazisti sono identiche, per stile e caratteristiche del messaggio, a 40 fa, malgrado la tv oggi sia di maggiore qualità. La mentalità non è cambiata affatto. Sono cambiati molto, nell’arco degli anni, la nomenclatura, i regimi, la tv a colori, le tecnologie sempre più avanzate, ma sembra emergere che è cambiato molto per poi non cambiare nulla. Basti solo osservare l’intervista tenutasi pochi giorni or sono a Lavrov su Rete 4: la dialettica è rimasta tale e quale. Affinché la Russia vinca, bisognerebbe tirare indietro le lancette dell’orologio a 40 anni fa.

 

LA GUERRA DEI VOTI AL REFERENDUM

Ogni guerra si vince anche grazie al dialogo e all’influenza popolare, benché oggi, nel sistema di interconnessioni globali, ogni vincitore risulti perdente nel momento stesso in cui giustifica la guerra, perché già dichiarandola parte con il piede sbagliato. Il celeberrimo economista Edward Luttwak, ospite al programma televisivo di informazione economica politica di Mediaset condotta da Paolo del Debbio e prodotta da Videonews (RTI), Dritto e Rovescio, ha commentato che il conflitto perdurante tra i russi e gli ucraini può giungere a conclusione appellandosi ad un referendum, come avvenuto nel 2014. Il conflitto altrimenti potrebbe dilungarsi a tempo indeterminato.

Le due aree maggiormente interessate sono Lugansk e Donetsk, rilevanti centri del Donbass. Se si arrivasse ad un referendum in queste zone e nel caso di vittoria elettorale russa, Putin sarebbe legittimato a dire di aver vinto, perché avrebbe diritto ad affermare che la popolazione è dalla sua parte. La possibile vittoria del referendum lo legittimerebbe a poter uscire dalla guerra che ha già mietuto vittime per entrambe le parti  e consistenti danni economici. Questa situazione si riflette inoltre sull’utilizzo delle armi inviate in difesa dell’Ucraina: non saranno sufficienti nel caso in cui il conflitto si prolunghi. Il protrarsi della guerra pertanto, a differenza di quanto sostenuto dagli analisti, a lungo andare potrebbe andare a vantaggio dei russi, a causa delle spese militari sostenute da parte dell’Occidente.

 

SACRIFICI PER UNA GIUSTA CAUSA

Secondo le ultime dichiarazioni, per raggiungere una tregua col fine di giungere a un cessate il fuoco definitivo, Zelensky parrebbe ora deciso a sacrificare la Crimea, illegittimamente conquistata nel 2014 dai russi e non ancora dichiarata terra russa dalle Nazioni Unite. Questa condizione si verificherebbe ovviamente a patto che gli invasori ritirino le loro truppe al di qua dei confini del 23 febbraio. Con il riconoscimento della Crimea in quanto russa da parte di Zelensky, si certificherebbe la vittoria del Presidente ucraino, altresì sancendo che l’Ucraina accetta una neutralità garantita.

In questi termini, pare scontato che Zelensky voglia preparare il suo popolo ad una vittoria apparentemente prossima, ma con dei sacrifici necessari, quali la privazione definitiva della Crimea. Le trattative per raggiungere la pace ad ogni modo includono il Donbass, territorio di cui l’Ucraina non vuole privarsi minimamente, pertanto la possibilità di una prosecuzione del conflitto, per conseguire il mantenimento di suddetta area contesa tra russi ed ucraini quale indissolubilmente territorio ucraino, appare un’opzione realistica.


Daniel Mateo Montalcini -  a cura di Massimiliano Nespola

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