Non è la prima occasione per riflettere sulle riforme necessarie a rendere più efficiente l’Unione europea. Come ricorderete, il 19 maggio scorso è stata pubblicata su questo blog un’analisi – con, in aggiunta, un’intervista al presidente del Movimento Europeo in Italia, Pier Virgilio Dastoli – sulla configurazione attuale delle istituzioni europee:
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Gli elementi di criticità posti all’attenzione erano molti:
- la paralisi istituzionale in seno al Consiglio europeo, chiamato a decidere all’unanimità e attraverso i limiti del metodo intergovernativo
- la scarsa incisività riscontrata dai lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa, indetta dal presidente francese Emmanuel Macron nel 2019, partita con ritardo a seguito degli effetti nefasti della pandemia e recentemente conclusasi
- la superficialità che spesso si riscontra nei media di mainstream quando trattano temi istituzionali europei
- la mancata realizzazione di un assetto federale per l’Unione europea, a cui si unisce la mancata costituzione formale europea.
Anche se non trattato nell’articolo sopracitato, vi è un altro importante tema all’ordine del giorno: quello della dinamica allargamento/approfondimento delle relazioni interne all’Unione quale fonte di numerosi interrogativi. Ciò vale sia per gli ingressi passati di nuovi Stati membri, sia per quelli futuri: oltre ad includere i nuovi Stati ritenuti idonei, è necessario guardare ad una reale, profonda e permanente condivisione di valori, oltre che di obiettivi di crescita economica; tra questi, sarà necessario monitorare il rispetto dello Stato di diritto, già emerso quale problema in alcuni Stati come Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca.
In relazione al prosieguo del cammino verso la riforma dei Trattati esistenti e per continuare a concentrare l’attenzione sulle prospettive future del processo di integrazione, il Movimento Europeo in Italia ha tenuto, il 27 giugno scorso, l’undicesima riunione della Piattaforma italiana per la Conferenza sul futuro dell’Europa.
Tale momento di riflessione si è tenuto all’indomani delle conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno, molto importante considerata l’attualità del conflitto in Ucraina. Un tale scenario, infatti, obbliga l’Unione europea a prendere posizione, sia sulla necessità di sostenere nell’immediato il paese invaso, sia rispetto alla prospettiva di un ingresso futuro di questo Stato tra i membri dell’Ue, con tutte le incognite che ciò comporta.
Alla presenza di relatori importanti, provenienti dal mondo politico, universitario, dell’associazionismo, della società civile, si è discusso a lungo e ragionato sui vari settori delle politiche europee. Si è dato infatti spazio a interventi, tra gli altri, di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli, Franco Ippolito – presidente della Fondazione Basso, Monica Frassoni, già europarlamentare con i Verdi, attuale presidente di Alliance to Save Energy.
Molti altri punti di vista sono stati esposti e sul canale YouTube del Movimento Europeo sarà a breve possibile riascoltare l’intero dibattito.
Quello che qui preme sottolineare è la presenza di alcuni elementi comuni a determinati interventi: molto di quanto si è detto ruota attorno alla certezza che, a distanza di quindici anni dai lavori istituzionali che hanno portato alle riforme introdotte dal Trattato di Lisbona, entrato poi in vigore dal 2009, si avverte la necessità di rivedere profondamente i meccanismi istituzionali europei. Sono stati infatti anni di crisi quelli che hanno caratterizzato l’ultimo quindicennio: la crisi finanziaria internazionale del 2007, le numerose emergenze migratorie, dal 2015 in poi, i cui oneri sono stati spesso a carico dell’Unione europea - migrazioni causate da crisi esterne che però condizionano la vita, le prospettive e la sicurezza all'interno degli Stati membri - la pandemia del 2020, a cui è seguita, dal 24 febbraio scorso, la preoccupante avanzata russa in territorio europeo.
Le competenze dell’Unione europea andranno modificate, rispetto ad oggi, per poter superare i limiti dell’unanimità che non garantisce l’efficienza dei meccanismi decisionali. Il voto all'unanimità, anzi, appare oggi non come un elemento di maggiore democraticità, quanto come un’opportunità di impedire l’approvazione di decisioni condivise da una maggioranza consistente di Stati membri a causa dell’opposizione di alcuni, a volte con dei veri e propri ricatti.
Emerge inoltre un’Europa “a cerchi concentrici” o delle
diverse velocità: è la realtà delle relazioni esistenti all’interno dell’Unione
europea che porta a questa configurazione; non è necessariamente una
limitazione, ma la presa d'atto che ci sono diversità anche nel processo di
integrazione o, più che diversità, diversi livelli di avanzamento in tale
processo, di cui bisogna tener conto per poter proseguire sulla strada della
Costituzione europea.
Massimiliano Nespola