lunedì 13 aprile 2020

Una Costituzione per l'Europa?

Riprendiamo. Come ho detto nel post precedente, in quella notte di agosto 2007, "Riflessi di Europa" vide la luce. Sentivo l'esigenza -  e la sento ancora - di lasciare una traccia. Non importava quanti lettori ci sarebbero stati. Scrivevo e tuttora scrivo per me, seguendo una corrente forse non orientata al successo immediato, ma a conservare nel tempo. Si tratta di un piacere e probabilmente anche di una necessità. Con il tempo, l'ho capito. Ci possono essere periodi di maggiore e minore prolificità, ma la scrittura non è solo un'attività professionale. Può essere un modo per raggiungere il proprio equilibrio con il mondo. Così è per questi scritti, che uniscono esistenzialismo ad una dimensione concreta, di attualità.


Ho già detto che il mio blog sull'Europa fu un modo per riproporre il risultato dei miei studi. Vi ricordo che fu ideato durante la scrittura della mia tesi di laurea specialistica, su temi europei. In quegli anni, si era verificato il "no" di Francia e Olanda alla Costituzione europea, che poi non era una vera e propria Costituzione, ma un nuovo trattato. Gli studiosi si sono soffermati già prima della stesura di questo testo sul fatto se esista o meno una "Costituzione vivente" europea. Alcuni propendono per la tesi secondo cui, in effetti, l'Europa sarebbe già costituita, per il fatto che esiste un tessuto vivo di relazioni, di scambi tra Stati e ovviamente anche di attività normativa che viene applicata in tutti i Paesi membri. Questo valeva già prima del 2007. 

In merito a ciò, ritengo opportuno riprendere alcune affermazioni contenute nella mia tesi di laurea specialistica. L'autrice è Elena Paciotti, che tra il 2002 e il 2003 fece parte della Convenzione Europea, un gruppo di esperti di alto livello incaricato di redigere il testo del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. Intervistata, affermava 
che "La Corte di giustizia europea sostiene che esisterebbe già una autonomia delle istituzioni europee rispetto ai trattati da cui derivano, e questa autonomia avrebbe creato una sorta di entità sovranazionale distaccata dagli stati membri"

Cosa rimane di tutto quel lavoro? Un testo mai entrato in vigore e una Europa guidata dal metodo intergovernativo invece che federale, di cui si lamenta il deficit democratico e che fa fatica a muoversi entro una visione comune su questioni fondamentali come la salute, la sicurezza, le politiche industriali. Secondo Andrea Bonanni di "Repubblica", in un suo articolo pubblicato il 6 giugno 2016 - pochi giorni prima del referendum sulla Brexit, tenutosi il 23 giugno 2016 - la firma del trattato che adotta una Costituzione per l'Europa fu addirittura una "bufala". 


Avendo esperienza dei meccanismi di funzionamento delle istituzioni europee, personalmente ritengo che, se è vero che correre ad approvare un testo costituzionale fu probabilmente una fuga in avanti, è pur vero che le istituzioni europee esistono e svolgono numerose attività. Ma bisognerebbe che ci fosse un salto di qualità, una coerenza tra ideazione e risultati, che ancora non è da ritenere soddisfacente. Data la costruzione della macchina, bisogna, per rimanere sulla metafora, o rivedere qualcosa nel motore, oppure cercare il "pilota" adatto.







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