venerdì 22 maggio 2020

Ricordare Altiero Spinelli ...


La prima occasione in cui ho avuto modo di comprendere la statura di Altiero Spinelli, al di là di citazioni libresche, è stata quando, a Bruxelles, ho letto il suo nome sul palazzo a lui dedicato, nel 1999. Si tratta di uno dei principali uffici istituzionali del complesso di edifici delle istituzioni europee. Un tale riconoscimento dà l’idea dello spessore della figura. 

Parlare di Spinelli non è semplice, ogni parola va meditata. Parliamo senz’altro di una persona che rappresenta la volontà di superare i mali del Secolo, quali il nazionalismo che dilaniò l’Europa con due atroci guerre mondiali. Sia che si studi Storia, Giurisprudenza, Sociologia, Scienze Politiche, Comunicazione, comprendere il pensiero e l’azione di Altiero Spinelli risulta essenziale. A maggior ragione, se ci si occupa di fare informazione sull’Unione europea. 

Vorrei qui soffermarmi su uno spunto della vita di uno dei suo padri fondatori partendo dalla sua autobiografia, “Come ho tentato di diventare saggio”. Perché questo titolo? Per numerose ragioni, ma, probabilmente, quella principale è che l’autore volle lanciare un messaggio di libertà di pensiero e di coscienza, attraverso questa sua opera. 

Volle dire che bisogna essere in grado di sacrificarsi per le proprie idee – anche se ci si trovi di fronte ad ostacoli che sembrano insormontabili – e, francamente, si avverte l’esigenza, nel mondo di oggi, di ritornare a percorrere questa strada. Chi lotta oggi per le proprie idee? Pochi, spesso sono soffocati dalla banalità e dalle “logiche di mercato”, tenute in debito conto anche da alcuni intellettuali, che sembrano talvolta preferire l’audience alle idee e cedono al cattivo gusto dell’urlo di piazza, che in tv funziona sempre.

Tornando a Spinelli; il prezzo da lui pagato fu molto alto: ben sedici anni di carcere, in quanto considerato pericoloso dal regime fascista. Molti suoi compagni – ricordiamo, su tutti, Eugenio Colorni, ucciso dai fascisti a 35 anni – pagarono il prezzo più alto. Si collocava esattamente dall’altra parte rispetto al regime, nel partito comunista dal quale poi si distanzierà. E di Spinelli, nella sua autobiografia, colpisce la costante ricerca di affermazione della libertà di coscienza e di pensiero. 

Nelle ultime fasi della sua esistenza (marzo 1986), racconta infatti che «La mia vita si può articolare in sei cicli di azione fondate ciascuna su una ipotesi diversa». Vi rimando alla lettura del testo per la spiegazione delle varie fasi, perché quello che mi interessa qui portare all’attenzione è che l’autore afferma poi: «Ognuna di queste avventure è terminata con una sconfitta dell’avventura stessa e mia. Ogni volta ne ho sofferto non poco, perché non avevo solo portato avanti una realtà, ma avevo anche e soprattutto inseguito un sogno. […] Nessuna di queste sconfitte ha però lasciato in me quel rancore contro la realtà che così spesso alligna nell’animo degli sconfitti. La possibilità della sconfitta deve essere sempre accettata equanimemente all’inizio di ogni avventura creatrice». 

Ecco perché ha un senso leggere Spinelli; lo si ricorda come una figura di primissimo piano nella storia dell’Europa contemporanea, eppure ammise di essere uscito più volte sconfitto nelle sue battaglie e tuttavia di aver continuato a percorrere la sua strada

Di quell’idea rimane molto, anche e soprattutto perché, qualunque cosa si pensi, l’Europa è riuscita a compiere molti passi in avanti nella direzione di una cooperazione pacifica. Ciò nonostante, l’idea di un’Europa unita ha oggi avversari molto insidiosi. In nome di una supposta idea che si basa anche su una teoria economica, il protezionismo, diffusa anche in Paesi extraeuropei, si sta facendo strada – è evidente – la convinzione che è meglio fare da sé, un concetto che nega a monte numerose opportunità di scambi commerciali, culturali, eccetera. 

Il mondo di oggi è costellato di insidie e proprio quanto avvenuto in tempi recenti ci mostra un lato oscuro della libera circolazione di merci, persone, beni e capitali, libertà che –  anche se si sta ancora indagando sulle cause della diffusione del coronavirus – ragionevolmente può velocizzare anche la potenziale diffusione di malattie. Ragionare su un nuovo equilibrio non è lavoro di una giornata. E tutto resta ancora da fare, perché le sfide future sono numerose. Come si afferma nel Manifesto di Ventotene, che qui allego, «La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!».

Altiero Spinelli, domani, a 34 anni dalla sua scomparsa, sarà ricordato da parte dei Giovani Federalisti Europei, delle sezioni del MFE di Genova, MFE / GFE di Forlì, MFE di Valpolicella e dell’Istituto Paride Baccarini, in forma di meeting on line. Per maggiori informazioni, clicca qui.

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