La prima occasione in cui ho avuto modo di comprendere la
statura di Altiero Spinelli, al di
là di citazioni libresche, è stata quando, a Bruxelles, ho letto il suo nome
sul palazzo a lui dedicato, nel 1999. Si tratta di uno dei principali uffici istituzionali
del complesso di edifici delle istituzioni europee. Un tale riconoscimento dà
l’idea dello spessore della figura.
Parlare di Spinelli non è semplice, ogni
parola va meditata. Parliamo senz’altro di una persona che rappresenta la
volontà di superare i mali del Secolo, quali il nazionalismo che dilaniò
l’Europa con due atroci guerre mondiali. Sia che si studi Storia,
Giurisprudenza, Sociologia, Scienze Politiche, Comunicazione, comprendere il
pensiero e l’azione di Altiero Spinelli risulta essenziale. A maggior ragione,
se ci si occupa di fare informazione sull’Unione europea.
Vorrei qui soffermarmi su uno spunto della vita di uno
dei suo padri fondatori partendo dalla sua autobiografia, “Come ho tentato di diventare saggio”. Perché questo titolo? Per
numerose ragioni, ma, probabilmente, quella principale è che l’autore volle
lanciare un messaggio di libertà di pensiero e di coscienza, attraverso questa
sua opera.
Volle dire che bisogna essere in grado di sacrificarsi per le
proprie idee – anche se ci si trovi di fronte ad ostacoli che sembrano
insormontabili – e, francamente, si avverte l’esigenza, nel mondo di oggi, di
ritornare a percorrere questa strada. Chi lotta oggi per le proprie idee?
Pochi, spesso sono soffocati dalla banalità e dalle “logiche di mercato”,
tenute in debito conto anche da alcuni intellettuali, che sembrano talvolta
preferire l’audience alle idee e cedono al cattivo gusto dell’urlo di piazza,
che in tv funziona sempre.
Tornando a Spinelli; il prezzo da lui pagato fu molto
alto: ben sedici anni di carcere, in quanto considerato pericoloso dal regime
fascista. Molti suoi compagni – ricordiamo, su tutti, Eugenio Colorni, ucciso dai fascisti a 35 anni – pagarono il prezzo
più alto. Si collocava esattamente dall’altra parte rispetto al regime, nel
partito comunista dal quale poi si distanzierà. E di Spinelli, nella sua
autobiografia, colpisce la costante ricerca di affermazione della libertà di
coscienza e di pensiero.
Nelle ultime fasi della sua esistenza (marzo 1986), racconta infatti che «La
mia vita si può articolare in sei cicli di azione fondate ciascuna su una
ipotesi diversa». Vi rimando alla lettura del testo per la spiegazione delle
varie fasi, perché quello che mi interessa qui portare all’attenzione è che
l’autore afferma poi: «Ognuna di queste avventure è terminata con una sconfitta
dell’avventura stessa e mia. Ogni volta ne ho sofferto non poco, perché non
avevo solo portato avanti una realtà, ma avevo anche e soprattutto inseguito un
sogno. […] Nessuna di queste sconfitte ha però lasciato in me quel rancore
contro la realtà che così spesso alligna nell’animo degli sconfitti. La
possibilità della sconfitta deve essere sempre accettata equanimemente
all’inizio di ogni avventura creatrice».
Ecco perché ha un senso leggere
Spinelli; lo si ricorda come una figura di primissimo piano nella storia
dell’Europa contemporanea, eppure ammise di essere uscito più volte sconfitto
nelle sue battaglie e tuttavia di aver continuato a percorrere la sua strada.
Di quell’idea rimane molto, anche e soprattutto perché, qualunque cosa si pensi, l’Europa è riuscita a compiere molti passi in avanti nella
direzione di una cooperazione pacifica.
Ciò nonostante, l’idea di un’Europa unita ha oggi avversari molto insidiosi. In
nome di una supposta idea che si basa anche su una teoria economica, il
protezionismo, diffusa anche in Paesi extraeuropei, si sta facendo strada – è
evidente – la convinzione che è meglio fare da sé, un concetto che nega a monte
numerose opportunità di scambi commerciali, culturali, eccetera.
Il mondo di oggi è costellato di insidie e proprio quanto avvenuto in tempi recenti ci
mostra un lato oscuro della libera circolazione di merci, persone, beni e
capitali, libertà che – anche se si sta ancora indagando sulle cause della
diffusione del coronavirus – ragionevolmente può velocizzare anche la
potenziale diffusione di malattie. Ragionare su un nuovo equilibrio non è
lavoro di una giornata. E tutto resta ancora da fare, perché le sfide future
sono numerose. Come si afferma nel Manifesto
di Ventotene, che qui allego, «La via da percorrere non è facile, né
sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!».
Altiero
Spinelli, domani, a 34 anni dalla sua scomparsa, sarà ricordato da parte dei Giovani
Federalisti Europei, delle sezioni del MFE di Genova, MFE / GFE di Forlì, MFE di
Valpolicella e dell’Istituto Paride Baccarini, in forma di meeting on line. Per
maggiori informazioni, clicca qui.
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