giovedì 25 luglio 2024

E' nato il primo governo europeo

Il 20 luglio scorso su "La Prealpina", quotidiano della provincia di Varese, è stata pubblicata un'analisi sullo scenario europeo, coerente con i temi di questo blog, all'indomani del voto di giugno. E' a firma dell'esponente del Movimento Federalista Europeo Antonio Longo e la riportiamo qui di seguito, quale elemento di riflessione sugli scenari da qui ai prossimi mesi sia per l'Unione europea, sia per il posizionamento italiano al suo interno, nel breve e medio termine.


 18 luglio: è nato il Premier dell'UE 



Il 18 luglio sarà un giorno ricordato come la data in cui la Commissione diventa un vero governo “politico”. Il bis di Ursula Von der Leyen non avviene più con la sola indicazione del Consiglio Europeo, cui il Parlamento sostanzialmente si adegua. Questa volta sono emersi i “partiti europei” che hanno preteso – giustamente – di avere l’ultima parola. Le trattative sono state vere battaglie politiche per definire punti di convergenza sul programma e perimetro della nuova maggioranza. E si è dovuto attendere il discorso della “candidata” in Parlamento perché alcuni gruppi decidessero come votare. Segno del fatto che con il 18 luglio nasce un governo frutto del sostegno decisivo delle forze politiche europee, non più solo dei governi nazionali. È così nato un “premier” dell’UE, finora chiamato Presidente della Commissione Europea.

Perché questa volta, a differenza del passato, siamo di fronte ad uno scenario politico nuovo e drammatico, per due motivi essenziali

a) s’impongono scelte di carattere "costituzionale": difesa europea, ridefinizione del modello di sviluppo (sostenibilità ambientale, economica, sociale, territoriale e finanziaria), quale politica estera verso Africa/ Medio-Oriente; e poi verso USA, Cina, Russia etc.; 
b) la lotta politica si fa più europea" per via di queste sfide. Lo abbiamo visto con la pandemia, la guerra in Ucraina, il Green Deal e la politica industriale. 

Queste questioni strategiche sono state colpevolmente ignorate dai partiti (nazionali) nella recente campagna elettorale europea (e lo denunciammo). Ora i partiti “europei” hanno dovuto rapidamente scegliere sulla sicurezza europea e sul Green Deal. Autonomamente, come forze politiche europee. E’ così nato un nuovo livello del potere che si configura come in una democrazia parlamentare sovrannazionale, non necessariamente omogenea con quella nazionale. In sostanza, la UE non è più solo un’Unione di Stati, ma è divenuta anche un’Unione di Popoli, che si esprimono attraverso partiti politici che intendono decidere in quanto tali nel Parlamento europeo.

Il processo federale europeo ha così sviluppato la propria azione ed ė giunto fino alla definizione del "governo", segno di una federazione compiuta.

Per questo il Premier ha dovuto puntare ad avere una solida base parlamentare, oltre quella tradizionale (PPE, S&D e Renew), inglobando i Verdi e, una parte dei Conservatori, che si sono divisi. Perché le sfide sono enormi e per affrontarle ci vuole uno schieramento ampio, di natura costituzionale: sicurezza e nuovo modello di sviluppo riscrivono la natura della costituzione materiale dell'Unione. Le conseguenze di questa scelta sono chiare. Il governo europeo, forte ora di una propria maggioranza, guiderà il processo per il Green Deal e per la difesa europea. Gli stati che condividono queste scelte strategiche saranno “aiutati” nell’attuazione del nuovo Patto di Stabilità e di Crescita. Quelli che remano contro avranno vita dura. L’attacco esplicito che la Von der Leyen ha riservato ad Orbàn per i suoi incontri (fuori dalle regole europee), con Putin e Xi dicono che la musica è cambiata. Giorgia Meloni è stata ad un passo dall’entrare “in maggioranza”, poi si è ritratta. Forse hanno prevalso i calcoli di politica interna, sarà ora più debole in Europa. Il governo nazionale non ne esce rafforzato e rischia di dissipare il patrimonio di credibilità finora accumulato.  

Antonio Longo

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