domenica 28 giugno 2020

Un romanzo europeo sulla lotta al riciclaggio



Il prossimo 4 luglio, l'autore farà un bilancio sul suo primo romanzo, "Badolato-Dublino, la rosa dei venti", a quattro anni dalla sua pubblicazione. Ne parliamo anche su questo blog, considerato lo scenario europeo entro cui è stata sviluppata la trama, in un percorso di conoscenza sul fenomeno del riciclaggio internazionale: un fenomeno che, recentemente, è stato posto all'attenzione da parte delle istituzioni europee, con il Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni

Si ritiene infatti che in futuro, per garantire la sicurezza dei cittadini e disporre di mezzi adeguati, la lotta alla criminalità organizzata transfrontaliera, con una particolare attenzione al denaro sporco, dovrà essere intensificata. 

Ecco un breve video introduttivo di Massimiliano Nespola:


mercoledì 24 giugno 2020

sabato 20 giugno 2020

Europa 4.0, il futuro tecnologico, industriale e dell'innovazione

Pubblichiamo la locandina di questo prossimo evento, a cui sarà presente Massimiliano Nespola in veste di moderatore, alla presenza di ospiti importanti. L'evento si svolgerà sia presso i locali dell'Enoteca letteraria, a Roma, sia on line.

giovedì 18 giugno 2020

Europa, necessari passi in avanti nella lotta alla criminalità



In questo breve video, Massimiliano Nespola illustra il senso della sua partecipazione 
all'evento social di domani,  alle ore 18.30, di cui si riporta la locandina qui di seguito. 
Per visualizzare la presentazione da cellulare, occorre cliccare sull'apposita funzione "visualizza versione web".

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martedì 16 giugno 2020

“More in common”: il futuro di europei sognato da Jo

A Bruxelles, esiste un luogo della memoria, che trova posto proprio nel cuore della città. Non poteva che essere collocato qui, nella capitale belga che è anche uno dei maggiori centri delle attività delle istituzioni europee. Alzando gli occhi leggiamo “Place Jo Cox”. Informandoci su di essa, scopriamo che è stata inagurata da meno di due anni. Era infatti il 27 settembre 2018, alla presenza del sindaco di Bruxelles, del leader laburista Jeremy Corbyn e dei familiari della protagonista. Jo Cox, leader laburista, attiva per la permanenza nel Regno Unito all’interno dell’Unione europea e con una esperienza di lungo corso nel settore umanitario, era stata barbaramente uccisa poco più di due anni prima, il 16 giugno 2016. La campagna per il referendum sulla Brexit era agli sgoccioli. Sottovalutata da molti, il clima in cui si avviava a conclusione era tutto sommato distratto. Fuori dall’Europa? Sembrava grottesco, dopo tutti gli sforzi compiuti per portare avanti un processo così ambizioso, ma anche complicato e assai impegnativo, sotto tutti gli aspetti.

Si arrivava dunque ad una settimana da quel 23 giugno, che ha rappresentato una data storica: c’è un prima e un dopo nelle relazioni diplomatiche europee con il Regno Unito, a partire da quella data. Ancora oggi non è chiara la direzione futura, ancora oggi permane un grande lavoro da svolgere per definire adeguatamente i futuri rapporti di vicinato. Ebbene: Jo Cox si stava spendendo attivamente per ciò in cui credeva. Pensava ai programmi di formazione come l’Erasmus, alla dimensione internazionale dell’Università, perché il Regno Unito ha sempre rappresentato per studenti, ricercatori e docenti una meta attraente, a Cambridge, a Londra, a Oxford. Pensava ai diritti acquisiti dai nuovi cittadini inglesi, quelli che con il loro lavoro avevano costruito una propria dimensione, dopo la scelta sofferta di lasciare il proprio Stato originario, di trasferirsi nella City, magari, oppure ovunque fosse congeniale la nuova vita. Pensava anche che la cooperazione tra gli apparati di sicurezza degli Stati membri potesse ancora trarre beneficio dalla presenza del Regno Unito nell’Unione europea; erano anni in cui il terrorismo di matrice islamica aveva mostrato il suo volto spietato, a Parigi, a Bruxelles, e non solo. Inoltre, Londra è un centro economico di primario interesse e governare i flussi di capitali da e verso la City e lo Stato membro era ed è importante, per prevenire il riciclaggio di denaro. Pensava insomma che le relazioni tra Unione europea e Regno Unito fossero da tutelare. Per tutto questo è stata assassinata da un folle, che, nel compiere il gesto efferato, gridava “Britain first”. Era un estremista della destra nazionalista; ma, in quel contesto, le sue parole ricordavano tristemente quelle del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Un parallelismo inquietante, anche questo destinato a rimanere nella Storia. 

Non è la prima volta che avviene di dover pagare per le proprie idee. Tuttavia, in questo caso, un elemento che colpisce è il perfetto accostamento possibile tra il gesto di un fanatico, con problemi psichiatrici, portato a termine a migliaia di chilometri di distanza e in un contesto politico assai differente, e quello delle elezioni USA 2016. L’omicidio di Jo Cox non è rimasto impunito, perché il suo autore, Thomas Mair, attualmente si trova all’ergastolo. Ma quello che rimane di quanto accaduto, a quattro anni di distanza, è la sensazione che, quando a prevalere è il linguaggio dell’antipolitica, della chiusura, del disprezzo dell’avversario fino alla scarsa considerazione della sua stessa esistenza, gli effetti diventano incontrollabili. “Britain first” e “America first”: affermazioni nell’eco sovranista, che però non sono semplici parole; le parole, infatti, sono importanti perché producono effetti sulle persone. E la storia di Jo Cox, in parte anche trascurata dalle priorità dell’agenda dei media, rimane lì a testimoniarcelo. È anche suo marito Brendan che ci parla di lei. Lo fa con un libro, dal titolo coinvolgente, che vuole onorare la memoria di Jo: “More in common”, più cose in comune, nella vita, nell’esperienza politica della Cox, ma anche nella loro storia d’amore. Di quella che è stata la vita insieme, degli incontri più belli, delle immagini e delle emozioni per ricordarla. Brendan è il padre dei loro due bambini, Cuillin e Lejla, all’epoca rispettivamente di sei e quattro anni. Nel libro racconta anche di come decise di raccontare la verità e consentir loro di viverla in prima persona e di quanto sia stato difficile, ma anche giusto farlo.

Jo credeva nell’Europa; lei e la sua famiglia hanno pagato per questo, in un clima che Brendan ha definito di follia, di intolleranza, di fascismo; di una serie di disvalori, insomma. E, per evitare che quanto accaduto possa ripetersi, l’Unione dovrà dotarsi di anticorpi più efficaci che in passato, coinvolgendo sempre più i suoi cittadini. La storia di Jo Cox e il suo sacrificio non saranno stati inutili se si trarrà da essa un insegnamento: quello cioè di alimentare con la memoria un nuovo monito per le generazioni future, da opporre al sonno della ragione.


“More in common”: the Europeans future, dreamed by Jo


In Brussels, there is a place of remembrance, right in the heart of the city. It could only be located here, in the Belgian capital which is also one of the major centers of activity of the European institutions. Looking up, we read "Place Jo Cox". By inquiring about it, we discover that it has been inaugurated since less than two years. It was in fact on 27 September 2018, in the presence of the Brussels Mayor, the Labor leader Jeremy Corbyn and the family members of the protagonist. Jo Cox, a Labor leader, active for the UK stay in the European Union and with a long experience in the humanitarian field, had been barbarously killed, just over two years earlier, on June 16, 2016. The campaign for the Brexit referendum was running out. Underestimated by many, the climate in which it was about to end was, all in all, distracted. Outside Europe? It seemed grotesque, after all the efforts made to carry out such an ambitious but also complicated and very demanding process, in all respects.

It was therefore one week since that June 23rd, which represented a historic date: there is a before and after in European diplomatic relations with the United Kingdom, starting from that date. The future direction is still unclear today, and still a great deal of work remains to be done to adequately define the future neighborhood relations. Well: Jo Cox was actively spending herself on what she believed in. She thought of training programs such as Erasmus, the University international dimension, because the United Kingdom has always been an attractive destination for students, researchers and teachers, in Cambridge, London, Oxford. She thought of the rights acquired by the new English citizens, those who, with their work had built their own dimension, after the painful choice to leave their original state, to move to the City, perhaps, or wherever new life was congenial. She also believed that cooperation between Member States' security systems could still benefit from the UK's presence in the European Union; these were years in which Islamic terrorism had shown its ruthless face, in Paris, in Brussels, and beyond. In addition, London is a primary interest economic center; so, governing the capital flows to and from the City and the UK was and is important in preventing money laundering. In short, she thought that the relations between the European Union and the United Kingdom were to be protected. For all this, she was murdered by a madman, who, in making the heinous gesture, shouted "Britain first". He was an extremist of the nationalist right; but, in that context, his words sadly recalled those of the Republican candidate to the White House. A disturbing parallelism, also destined to remain in the History. 

It is not the first time that someone has to pay for his / her ideas. However, in this case, one striking element is the perfect possible combination between the gesture of a fanatic, with psychiatric problems, completed thousands of kilometers away, and in a very different political context, and that of the US elections 2016. Jo Cox's murder did not go unpunished, because its author, Thomas Mair, is currently in life imprisonment. But what remains of what happened, four years later, is the feeling that, when the language of anti-politics, of closure, of contempt of the opponent prevails up to the lack of consideration of his own existence, the effects become uncontrollable. "Britain first" and "America first": statements in the sovereignist echo, which however are not mere words; words are important because they produce effects on people. And the story of Jo Cox, partly neglected by the priorities of the media agenda, remains there to testify that to us. Also her husband Brendan talks to us about her. He does it with a book, with an enthralling title, that wants to honor Jo's memory: "More in common", more things in common, in Cox's life, political experience, but also in their love story, of what the life together has been, of the most beautiful encounters, of the images and emotions to remember her. Brendan is the father of their two children, Cuillin and Lejla, at the time of six and four respectively. In the book, he also recounts how he decided to tell the truth and allow them to experience it firsthand and how difficult, but also right, it was.

Jo believed in Europe; she and her family paid for it, in an atmosphere that Brendan called of “madness, intolerance, fascism”; in short, a series of negative values. And, to prevent what happened from happening again, the Union will have to equip itself with more effective antibodies than in the past, involving its citizens more and more. Jo Cox's story and her sacrifice will not have been useless if a teaching is drawn from it: that of nourishing with the memory a new warning for the future generations, to oppose the sleep of reason.

mercoledì 10 giugno 2020

Quattro anni di Brexit (e di disinformazione)

Il 23 giugno 2016, con un voto di misura, il Regno Unito scelse di uscire dall'Unione europea. Rispetto a quanto accaduto, tra le cause dell'avvenimento, si dà un peso non marginale all'attività di disinformazione portata avanti su più mezzi. Oggi, si cerca di porre un argine ad un fenomeno che rischia assai frequentemente di compromettere il raggiungimento di obiettivi che di per sé sono vantaggiosi per la collettività. La stessa Brexit, che nelle sedi istituzionali europee è considerata una perdita, forse è convenuta a qualcuno. A chi? A tutti i soggetti che possono trarre profitto da un indebolimento dell'Europa. Ecco perché oggi in sede di Commissione europea è stato varato un piano di azione per contrastare il fenomeno in relazione all'informazione sul Covid 19: per leggere l'intero documento, clicca qui.

Ne parliamo poi nel dettaglio, ricordando la figura di una delle prime vittime della Brexit, la leader laburista Jo Cox, barbaramente uccisa proprio a ridosso del voto da un esaltato appartenente ad un gruppo neonazista:


venerdì 5 giugno 2020

World Environment Day - il dibattito in corso

Va ora in onda sulla pagina Facebook del gruppo Marco Cappato lo speciale "Live to StopGlobalWarming.eu" - tre ore, in inglese e in italiano, con Oliviero Toscani, Nina Zilli, Giulia Innocenzi, il Sindaco di Dublino, e tante delle persone che hanno sostenuto StopGlobalWarming.eu, qui di seguito un breve video per conoscere i contenuti dell'iniziativa: 

mercoledì 3 giugno 2020

Verso la giornata mondiale per l'ambiente



Dopodomani è la Giornata mondiale dell'ambiente; si aggiunga, un ambiente, un Pianeta, spesso bistrattato. Sono in molti a non accorgersene, salvo quando catastrofi come quella attraversata ci fanno intendere come l'uso indiscriminato delle risorse naturali provochi dei terribili contraccolpi. La nostra Madre Terra va invece difesa. Bisogna introdurre concetti nuovi: sostenibilità, efficienza energetica, uso intelligente delle risorse, economia circolare, abbandono di modalità inquinanti, tassazione per chi inquina, incentivo a fonti di produzione energetica rinnovabili e molto altro.

È con questo spirito che ci si avvia alla Giornata. Nel frattempo, in sede europea vanno avanti le negoziazioni per il prossimo bilancio, che pare porrà al centro del programma l'importante tema dello European social green deal. C'è da aspettarsi uno slancio inedito, a dire il vero, poiché si è riscontrato il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati negli scorsi anni in ambito di contrasto alle emissioni di anidride carbonica. E ciò ha portato a porsi numerose domande che si sono tradotti in studi e ricerche che tentano di prevedere le evoluzioni future. Ce n'è uno interessante della University of Reading, di cui, come al solito, poco si è parlato. Parla di aspetti interessanti con riguardo all'evoluzione del cambiamento climatico e ritiene che le oscillazioni nelle temperature stagionali europee aumenteranno con il peggiorare del riscaldamento globale. Insomma, se già si è assistito alla cosiddetta "tropicalizzazione" del clima, le previsioni future ritengono che la situazione potrebbe anche peggiorare. Ma secondo gli autori della ricerca, che vi invitiamo a consultare cliccando qui, è ancora possibile mettere in atto dei correttivi.

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