sabato 27 agosto 2022

Boris Johnson: la concretezza al di sopra di tutto

Boris Johnson, Premier Britannico ampiamente criticato per aver favorito ed acconsentito alla Brexit, con tutti i problemi ad essa succeduti e per le bravate da lui commesse quali le feste private a Downing Street – suo domicilio in quanto primo ministro – mostra a mio avviso ciò nonostante concretezza ed affidabilità, oltre che un forte senso del ruolo e politico, per ciò che attiene al conflitto russo-ucraino.

Johnson, di fatto: si è recato in Ucraina a sorpresa per incontrare per la terza volta Zelensky per portare avanti la strategia per una possibile fuoriuscita dallo stato di stallo che si trascina ormai da 6 mesi, il tempo trascorso dall’invasione dell’Ucraina; ha presentato un’analisi della situazione drammatica del Paese in questione, mettendo in chiaro che riguarda ognuno di noi; sostiene il supporto incondizionato e perdurante a Kiev; ha presentato un pacchetto di aiuti di 66 mln di Dollari a Zelensky, soffermandosi altresì sulla sua convinzione della vittoria di Kiev stessa nella guerra contro la Russia.

Il predetto pacchetto di aiuti include munizioni e 200 droni con tecnologia d’avanguardia, che permetteranno all’Ucraina di tracciare meticolosamente i target nemici per ostacolare le forze d’invasione russe.

Verranno inoltre inviati 850 micro droni creati specificamente per essere adoperati in città e villaggi, affinché intercettino il nemico che si approssima. A ragion veduta, il governo di Londra ritiene l’invio di questo pacchetto d’aiuti quale un importante passo in avanti perché l’Ucraina disponga di mezzi fortemente difensivi e a lungo raggio.

 

Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola


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Daniel Mateo Montalcini

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mercoledì 24 agosto 2022

Quando terminerà il conflitto?

Col prosieguo della guerra nel territorio ucraino e l’inevitabile contrattacco del popolo invaso nei confronti del Paese aggressore, le prospettive per una possibile tregua duratura appaiono ad oggi incerte e tutt’altro che imminenti. Tutto ciò si verifica nonostante l’intervento dei Paesi alleati NATO, non ultimi i turchi che da sempre si dichiarano a favore dell’Ucraina.

Secondo fonti riportate dal politologo vicino al Cremlino, Dmitrij Suslov, Direttore del Centro di Studi Europei ed Internazionali presso la Scuola Superiore di Economia di Mosca, il nuovo governo italiano che si insedierà a seguito delle prossime elezioni del 25 settembre 2022, potrebbe portare ad un nuovo approccio al conflitto e successivamente ad una ridefinizione dei rapporti con Mosca. Questo nuovo scenario della politica nostrana potrebbe addirittura rappresentare un nuovo cantiere in cui coinvolgere anche altri Paesi continentali.

A livello economico, pare inoltre che l’Occidente abbia esaurito la propria capacità di intervento. Non paiono pertanto apparire all’orizzonte nuove sanzioni contro la Russia. L’Ucraina va verso l’insolvenza, con la propria economia ad un livello di non ritorno e le proprie infrastrutture in rovina. Conseguentemente, per il Paese invaso vengono a mancare le risorse. Al contrario, dal versante europeo pare non vi siano più dispositivi bellici da inviare.

Intanto, le dinamiche politiche interne a ciascuno Stato europeo procedono sul proprio binario e si può osservare giorno dopo giorno l’evolversi del posizionamento dei vari Paesi rispetto al conflitto. In relazione a ciò, Suslov non ha esitato a commentare al Corriere della Sera che, secondo gli ultimi sondaggi, la coalizione guidata da Fratelli d’Italia dovrebbe essere in vantaggio per ottenere la vittoria alle elezioni. Questo capovolgimento degli equilibri politici italiani sarebbe la risposta al livello di logoramento al quale si è ormai giunti.

 

Daniel Mateo Montalcini -  a cura di Massimiliano Nespola

lunedì 22 agosto 2022

Il ruolo chiave della Turchia nella guerra

Riceviamo e pubblichiamo spunti interessanti di Daniel Mateo Montalcini sulle evoluzioni lente e forse impercettibili del conflitto russo ucraino; consapevoli che le ostilità non potranno continuare all'infinito, pena la catastrofe di un conflitto mondiale dagli esiti distruttivi per l'intera umanità, emergono prospettive ancora poco chiare.

Si delinea tuttavia il ruolo strategico della Turchia, che può esercitare buon gioco e si trova attualmente in una posizione di forza: leggendo queste note, comprenderete il perché.

L'editing di questo lavoro è di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


GLI ATTORI RILEVANTI AL MOMENTO

Osserviamo attualmente quanto l’intervento internazionale sul campo ucraino possa risultare fondamentale; le prospettive che si delineano sono tutt’ora non chiare riguardo alla speranza di una fine del conflitto contro la Russia. Si avverte quindi la necessità di giungere ad accordi rispetto all’impossibilità attuale di un cessate il fuoco, soprattutto a causa di personaggi quali Putin, restii al raggiungimento di un momento di conciliazione.

In merito a ciò, c’è da considerare che il triangolare tra Erdogan, Zelensky ed il Segretario Generale dell’ONU, Guterres, potrebbe tramutarsi in un punto cardine verso la pace. Erdogan sostiene da sempre l’Ucraina, la libertà della stessa e dei suoi territori internazionalmente riconosciuti. Erdogan, dimostrandosi incline ad appoggiare Zelensky in campo militare e politico ed in favore della ristrutturazione del Paese dilaniato da continui attacchi e bombardamenti, è disposto ad incontrare Putin stesso, per riaprire con lui ad Instanbul i colloqui diretti recentemente interrottisi.

Zelensky e Guterres si sono incontrati per giungere ad una soluzione affinché cessino il conflitto da ogni lato. A termine del triangolare, il vice portavoce del segretario generale Onu, Farhan Haq, ha ritenuto che si sia ancora lontani dal raggiungimento della pace. Anche Zelensky da parte sua vede ancora lontani i possibili accordi, fino a quando le parti ostili all’Ucraina perseguano i propri scopi con violenze, attacchi, spargimento di sangue. Zelensky sostiene che i colloqui potrebbero aprirsi nel momento in cui i soggetti invasori inizino ad allontanarsi dai territori occupati illegittimamente.


BUON GIOCO PER LA TURCHIA

Erdogan si trova a osservare continui scarichi di responsabilità da entrambi gli attori più rilevanti in questione, Zelensky e Putin. Tuttavia, al momento è la Turchia a giocare un ruolo chiave per il raggiungimento di accordi che favoriscano una apertura concreta nella direzione di colloqui di pace finora solo abbozzati. La Turchia mostra di essere chiaramente schierata con l’Ucraina e pronta a sfavorire Mosca, malgrado i suoi collegamenti aerei mai cessati con la Russia. Erdogan è altresì pronto a vendere droni Bayraktar agli ucraini. Non si è opposto inoltre all’entrata nella NATO della Svezia e della Finlandia, ma a patto di raggiungere condizioni favorevoli per la Turchia rispetto al conflitto della stessa contro i curdi.

La Turchia pertanto entra legittimamente nel gioco dei trattati tra Stati Uniti, Europa e NATO. La sua posizione favorisce notevolmente le relazioni con alcuni Paesi del Medio Oriente, mettendoli in condizione di un pieno appoggio all’Ucraina.

Il problema che persiste è quello di far scendere a patti Putin: è ciò che finora pare essere più difficile ed improbabile da raggiungere. Il duro scontro al quale tutto il mondo deve fare fronte è quello tra Washington e Mosca. Su questo fronte, Erdogan sfrutta abilmente i propri assi nella manica con un doppio gioco non del tutto chiaro e lineare. Erdogan è infatti forte del fatto di sapere che in campo internazionale il suo ruolo è indispensabile, soprattutto nelle fila della NATO. Il mondo non può fare a meno della partecipazione turca nel conflitto ed Erdogan sta pertanto architettando piani a suo favore.


Daniel Mateo Montalcini - a cura di Massimiliano Nespola

venerdì 19 agosto 2022

Sei mesi di guerra: bilanci e prospettive

Guardando al conflitto ucraino, siamo giunti a pochi giorni da sei mesi dall'inizio delle ostilità. Giunge oltremodo interessante, in queste ore, un nuovo spunto di Daniel Mateo Montalcini che riprende quanto verificatosi a partire dal 24 febbraio scorso e lo ricollega all'attualità.

Da parte di Montalcini emerge una velata critica anche alla società italiana, in questi giorni sempre più concentrata sulle imminenti elezioni invece che su quanto accade a poche centinaia di chilometri da casa.

L'editing è di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


STRATEGIE MILITARI

In Italia, la caduta del Governo Draghi sta portando a concentrare l’attenzione sulle questioni interne, viste le imminenti elezioni politiche, quando tutt’ora bisogna guardare anche se non soprattutto agli affari esteri, visto il perdurare del conflitto russo-ucraino.

Proseguono infatti l’escalation dell’uso di mezzi bellici per continuare l’invasione ed il controllo dei territori da parte degli schieramenti russi, da un lato, e dall’altro la controffensiva ucraina per cercare di limitare i danni già ampiamente provocati sul loro territorio e per allungare le tempistiche affinché si giunga ad una resa definitiva. Sul campo, l’esercito ucraino si vede in difficoltà soprattutto nel territorio del Donbass.

Zelensky sta non banalmente tessendo reti solide con tutti i Paesi e gli organismi internazionali quali l’UE e l’ONU, con i loro attori principali, affinché intervengano in prima persona sul territorio per raggiungere trattati concreti e duraturi. In ambito economico, il ministro degli esteri ucraino Kuleba vede la situazione sul campo del grano e dell’energia molto grave, a meno che non si stabiliscano concretamente accordi per favorire le trattative economiche, senza lasciare l’Ucraina soccombere sotto i colpi politico-economici russo- cinesi.


LA RISOLUZIONE ONU CONTRO LA RUSSIA

Sul campo di battaglia ucraino, l’Assemblea generale ONU ha visto, fin dal 3 marzo 2022, 141 membri votare a favore della cessazione del conflitto e a condannare l’invasione russa; contraria la Russia e altri quattro Stati, 35 astenuti. L’assemblea chiede insindacabilmente che le truppe di Putin si ritirino seduta stante dal territorio ucraino preso in ostaggio; il che comprende tutti i territori riconosciuti a livello internazionale.

Alla Russia che ha votato contro si sono aggiunti Eritrea, Bielorussia, Siria, Corea del Nord. Tra i Paesi che invece si sono astenuti vi sono da segnalare Algeria, Cina, Cuba, Bolivia, India, Iran ed Iraq oltre a Nicaragua, Azerbaijan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan e Sudafrica. In questo frangente, il ministro degli esteri russo Lavrov ha avvertito che l’innescarsi di un terzo conflitto mondiale presenterebbe prospettive devastanti, mentre il vice ministro degli esteri russo Grushko prevede che il proseguire dei conflitti porrebbe a maggior rischio la posizione russa sul campo internazionale contro la NATO.

La possibilità che queste dinamiche possano portare ad un’escalation a sfavore della Russia preoccupa non poco il Cremlino. La situazione potrebbe infatti sfuggire di mano. A favore di Zelensky ora si schiera altresì la Corte Penale Internazionale, che condanna l’invasione russa quale crimine contro l’umanità: la Russia è attualmente sotto esame in un’indagine su presunti crimini commessi dai russi sugli ucraini; l’inchiesta è portata avanti dal Procuratore della CPI, Karim A.A.Khan Qc, a seguito dell’adesione di 39 Paesi, tra i quali l’Italia, schierati contro l’invasione ucraina.

Zelensky, in quanto persona maggiormente interessata, ha fortemente accusato Putin di voler cancellare la storia del Paese ucraino, soprattutto a seguito della distruzione del Mausoleo di Babi Yar; in merito a ciò, Zelensky ha esortato tutto il popolo ebraico – di cui lui è membro – a non rimanere in silenzio. 

Guardando ad altri protagonisti internazionali, il presidente francese Macron sostiene fortemente che Putin sia l’aggressore e che pertanto non vi sia da difendere un Paese invasore. Lo scopo di Macron è quello di mantenere dialoghi aperti con Putin stesso, per convincerlo a deporre le armi ed accettare una resa, proseguendo inoltre i contatti con Zelensky, al fine di raggiungere accordi politico- economici che soddisfino tutte le parti e portino a ripristinare i trattati commerciali senza ulteriori ostacoli.


Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

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