mercoledì 26 ottobre 2022

Guardar dentro se stessi

di D.M. Montalcini


Nel corso dell’intervista alla senatrice a vita e testimone della Shoah Liliana Segre a “Che Tempo che Fa“, la suddetta ha elogiato Chiara Ferragni, più che nota influencer nonché compagna di Fedez. 


La Segre, che ho avuto il piacere di incontrare e con cui ho parlato due volte, la prima all’inaugurazione del Memoriale della Shoah e la seconda volta in compagnia della moglie del rabbino Levi Hazan, ha dichiarato di provare ammirazione nei confronti di Chiara Ferragni, che ha voluto soffermarsi sulla storia dello sterminio ebraico partito dal binario 21 della stazione centrale di Milano verso destinazioni ignote ai prigionieri, detenuti perché di fede ebraica ed altri non allineati al nazifascismo, ossia verso i campi di concentramento dai quali in pochi tornarono.

Liliana Segre considera inoltre di alto profilo l’impegno che Fedez pone nel sociale. Alla senatrice preme che i giovani nati nel decennio della Ferragni e Fedez e le generazioni più recenti si rendano coscienti di quello che è accaduto, dando un ricordo tangibile dell’Olocausto che non venga dimenticato, bensì studiato ed inteso più profondamente affinché non si verifichino episodi purtroppo ricorrenti di focolai di quel pensiero estremo, che non dovrebbe mai essere contemplato. 

Alla sua età ormai Liliana Segre teme di essere rimasta tra le ultime a poter dare testimonianza e che pertanto i fatti debbano essere riportati nei libri di testo affinché il ricordo di una pagina tanto buia nella storia rimanga impressa e condivisa tra tutte le generazioni: passate, presenti e future.

martedì 25 ottobre 2022

Conflitto russo-ucraino: diario degli ultimi giorni

di D. M. Montalcini

 

14.10.2022

Di fronte a questo nascente nuovo Governo di chiaro stampo conservatore, a mio modo di vedere neofascista, legato ad una filosofia che comunque la si voglia classificare è chiaramente nostalgica di quello che fu il MSI, divenuto successivamente AN e poi FdI, l’Italia, assieme agli altri Paesi dell’Unione Europea, deve far fronte ad una instabilità internazionale che si riflette sull’economia continentale ed globale.

L’Ucraina continua a mostrarsi ferma e determinata nel proseguire con la sua controffensiva, per opporsi alle truppe russe che erano avanzate nei territori ucraini del Donbass con lo scopo di prendere il controllo strategico-economico della costa del Mar Nero. La controffensiva ucraina appare finora efficace e raccoglie i suoi primi frutti, a partire dalla  riconquista di città ed aree sottratte illegalmente, come dimostra il referendum sostenuto dagli ucraini nostalgici filorussi, non legittimato internazionalmente, una vera e propria farsa alla quale il governo di Kiev si oppone. L’illusione creata da Putin per manie di grandezza e di totalitarismo, pare attualmente sgretolarsi nelle sue stesse mani.

 

16.10.2022

Strategie militari

Le strategie militari vedono attualmente una serie di rimpalli di responsabilità da un rappresentante politico all’altro, a cominciare da Macron, il quale ha annunciato di fronte a tutti i suoi alleati continentali ed internazionali che la Francia non farà mai uso dell’atomica, nonostante il rischio di un possibile attacco concreto da parte russa.

Borrell, alto rappresentante della politica estera a livello UE, ha dichiarato al contrario che, se per qualsiasi motivo dovesse verificarsi un attacco nucleare da parte di Putin, gli alleati non faranno mancare una controffensiva convenzionale, annichilendo ogni mira russa. Tra i due protagonisti il primo pare vestire l’abito del poliziotto buono, mentre, a seconda delle prese di posizione, Borrell funge a tratti da poliziotto cattivo e le sue dichiarazioni dimostrano quanto seriamente sia da affrontare la situazione, a fronte della minaccia nucleare.

 

24.10.2022

La democrazia, concetto molto trattato ma alieno tutt’ora a molti

Dal momento in cui Putin, preso da deliri di onnipotenza che tragicamente gli stanno sfuggendo dalle mani, ha dovuto riscontrare il fallimento della missione sul Donbass, varie testate giornalistiche hanno riconosciuto i suoi errori. Allo stesso tempo, gli ucraini, da vittime, stanno strenuamente rispondendo ed ottenendo ragione sulla riconquista di svariati territori dell’area contesa, che inoltre riconosce la falsità del referendum pro Russia al quale molti abitanti locali nostalgici davano ragione.

Il direttore di Novaya Gazeta Europe Kirill Martynov ha affermato che, andandosene dalla Russia non approvando l’operato di Putin, non si sarebbe più occupato di giornalismo nel mero senso del termine, bensì avrebbe iniziato una missione d’impegno in sostegno di Kiev con la speranza di riformare la Russia per renderla un Paese più democratico e libero. A seguito della presa della Crimea da parte russa, nel 2014 Martynov si definì immediatamente filoucraniniano, un termine equivalente ad un oltraggio per i vertici del Cremlino.

Martynov ha rilasciato al “Foglio” le sue dichiarazioni in merito alla censura ormai dilagante in Russia, dove fino a 8 anni or sono ognuno poteva definirsi liberamente filo russo o filo ucraino senza nessuna contrapposizione, quando tra russi ed ucraini pareva si potesse vivere in armonia pur essendo due paesi separati. La presa della Crimea e il successivo avanzamento per ottenere il Donbass ha reso i rapporti tesi, ma tutto ciò di certo si poteva evitare; l'invasore ha infatti attuato un'azione spropositata.

Martynov ha altresì citato a questo riguardo la piattaforma Vkontakte (VK), la più usata per un flusso costante di interazioni tra contenuti russi ed ucraini. Questa corrispondenza non era solo social, bensì comprendeva una fitta rete di scambi commerciali. In breve, non era un mistero che tra i due Paesi vi fosse uno spazio aperto ed operoso di scambi, che la Russia ha voluto drammaticamente interrompere.

lunedì 24 ottobre 2022

Fine della Storia?

Immagine Creative Commons di Simone Ramella


Anche ieri, da Fabio Fazio, si è parlato di fine della Storia. Lo ha fatto una personalità importante del nostro Paese, che sicuramente ha conosciuto in prima persona a quali abomini si può arrivare quando si vuole “riscrivere la Storia”. Liliana Segre, ieri, parlava infatti dell’eterno presente in cui noi tutti siamo immersi. Paradossalmente, il suo riferimento a questa dimensione giungeva nel corso di un’analisi storica alla quale era stata chiamata da Fabio Fazio. Da sopravvissuta alla Shoah, da madre, nonna ed esempio di dignità per l’intero Paese, l’On. Segre ha fatto riferimento ad una dimensione temporale che ha portato in tempi recenti a parlare di “Fine della Storia”.

Bisogna però fare attenzione a non confondere una caratteristica della società perdurante negli anni con il corso dei tempi. Da un lato, infatti, quella del cosiddetto “eterno presente” è una costruzione artificiosa creata dai mezzi di comunicazione di massa e che si può riscontrare navigando in rete, dove l’importante è “essere connessi”, “rimanere sul pezzo”. Si sarà notato che tra le strategie di comunicazione dei media, vi è l’obiettivo di tenerci collegati; ai siti web, così come alla tv o alla radio. Quello è l’eterno presente: si ha la sensazione di un qui e ora costante, dove tutto è sempre nuovo, fresco e aggiornato. Ed effettivamente il web serve proprio a questo e in parte ha anche scalzato i quotidiani nella funzione di aggiornamento dei lettori. Ma da qui a parlare di fine della Storia ce ne vuole.

Forse più che in passato, infatti, è importante conoscere la successione cronologica dei fatti. Ci troviamo in una situazione storica in cui sono entrati in crisi valori come la fiducia nella globalizzazione degli anni scorsi e l’idea che grazie agli scambi commerciali, culturali e alla circolazione delle idee la democrazia potesse attecchire e svilupparsi nel mondo. L’invasione dell’Ucraina dimostra l’esatto contrario: quanto sta avvenendo è infatti una feroce aggressione militare allo stato cuscinetto dove “rischiano” di prevalere i valori occidentali, la libertà di pensiero, la democrazia.

Un conto quindi è quanto si legge sui media, altro discorso è quello relativo alla selezione dei fatti salienti che avranno diritto ad entrare nel perimetro di studio e analisi degli storici; segno quindi che, da un lato, si ha ragione di dire che viviamo in un eterno presente creato artificiosamente dai sistemi di comunicazione attuali, ma che dall’altro esiste ancora uno spazio chiamato “Storia”. Non a caso, è indicata qui con la maiuscola. È la storia dei fatti che si impongono nella memoria collettiva, quelli che la popolazione inerme in qualche modo è costretta a subire.

Possono esistere “storie senza Storia”, quelle cioè di vite individuali in cui comunque esiste una successione di eventi che segnano la coscienza e il vissuto personali, ma che non sono interessanti per la collettività. Credo che sia in quello spazio che si può meglio collocare l’eterno presente, cioè l’individualità del proprio vissuto, che a volte può andare incontro anche a delle forme di alienazione dettate dagli algoritmi che ci costringono in un perimetro di numeri di cui non abbiamo coscienza e che non dipendono da noi, dalle piattaforme digitali in cui bisogna sapersi orientare.

Di fronte al rischio del disorientamento, continuare a leggere la realtà anche con le lenti dello storico diventa un modo per arginare il rischio di questa forma di alienazione. Per rimanere in tema con lo spirito di questo blog e del suo titolo, “La Costituzione Europea”, non trovate che dietro tale locuzione vi sia un’infinità di spunti storici da conoscere? L’Europa non ha sempre avuto la configurazione attuale: è bene ricordarsene, ripercorrere il secolo ‘900, con i suoi drammi collettivi, per arrivare ad oggi, in un momento in cui, con violenza inaudita, la Russia putiniana tenta di mettere in crisi quanto si è costruito negli anni passati.

 

Massimiliano Nespola

sabato 22 ottobre 2022

Appello contro la rinascita del fascismo

Riceviamo e pubblichiamo, dal Movimento Europeo in Italia: 



Fra il 27 e il 30 ottobre 1922, con la cosiddetta “marcia su Roma”, giunse al suo culmine in Italia la violenza su cui era stata fondata nel 1919 la nascita del movimento fascista (noto poi come PNF) diretto da Benito Mussolini. 

Nonostante il modesto risultato elettorale del PNF nelle ultime elezioni democratiche e dopo le dimissioni dell’inconsistente governo diretto dal liberale Luigi Facta, il Re Vittorio Emanuele III cedette alla minaccia di un colpo di Stato e incaricò Benito Mussolini di formare un nuovo governo che si caratterizzò rapidamente come un regime autoritario, antiparlamentare e nazionalista trovando emuli in numerosi paesi. 

Insieme alla sopraffazione delle libertà personali, il fascismo si sviluppò come un regime fondato – come scrisse Benito Mussolini – sulla “compattezza della Nazione” e sulla costruzione di una “grande Italia” contro le cosiddette plutocrazie nel mondo. In un testo pubblicato nel 1935, il filosofo socialista Eugenio Colorni sottolineò il rapporto inscindibile fra il fascismo e il nazionalismo come causa scatenante dei conflitti fra i popoli e delle guerre, un rapporto mostruoso che fu all’origine del nazismo in Germania, della Seconda Guerra Mondiale, del genocidio antisemita e, ancor prima, della difesa della cosiddetta “razza”, teorizzata in Italia dalla rivista cui contribuì anche Giorgio Almirante. 

Dalle prime riflessioni di Eugenio Colorni si sviluppò quella “scuola” di pensiero e di azione animata da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi che portò un gruppo di confinati antifascisti nell’isola di Ventotene a scrivere nell’inverno del 1941 un “progetto di Manifesto per un’Europa libera e unita”. Sulle stesse basi, numerosi antifascisti in tutta Europa si resero conto che l’unico modo per realizzare la pace sul continente era quello di garantire il diritto e la democrazia oltre i confini nazionali, creando istituzioni democratiche sovranazionali che rendessero impossibili i conflitti armati. 

Per cercare di risolvere in modo nuovo il problema internazionale, nel 1944 venne approvata a Ginevra e poi diffusa tra i movimenti e i partiti antifascisti dei vari paesi una “Dichiarazione federalista dei movimenti della resistenza europei”, alla cui elaborazione parteciparono rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Jugoslavia, Olanda, Danimarca, Norvegia, Cecoslovacchia e Polonia. L’Europa ha fatto molta strada da allora, ma non si è ancora realmente unita e il processo di integrazione è rimasto incompiuto. 

La stessa democrazia è un processo che richiede un impegno costante e in un mondo globalizzato non può essere soffocata nei confini nazionali. Di fronte alla rinascita dei nazionalismi e delle sovranità assolute in Europa e nel mondo insieme alla crescita dell’intolleranza razzista, il Movimento europeo – le cui idee sono radicate nella Resistenza al nazifascismo – ha deciso di promuovere fra il 24 e il 29 ottobre, in occasione del centenario dell’arrivo al potere del fascismo in Italia, eventi diffusi sul territorio di carattere storico e pedagogico rivolti in particolare al mondo della scuola, dell’università e della cultura. Invitiamo ad attivarsi in Italia e negli altri paesi europei le organizzazioni della società civile che vorranno associarsi a quest’iniziativa.

mercoledì 19 ottobre 2022

Premio Daphne Caruana Galizia a Carol Valade e Clément Di Roma

Articolo tratto da Agensir.it: 

(Strasburgo) I giornalisti Carol Valade e Clément Di Roma sono i vincitori della prima edizione del Daphne Caruana Galizia Price attribuito ai giornalisti europei che eccellono nella promozione dei valori fondanti dell’Ue. La consegna è avvenuta oggi a margine della sessione plenaria del Parlamento Ue in corso a Strasburgo, alla presenza – tra gli altri – di Matthew Caruana Galizia, il figlio della giornalista maltese di cui, proprio in questi giorni, ricorrono i cinque anni dell’uccisione.  ...

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lunedì 10 ottobre 2022

I rischi dell'atomica


Ormai è emerso chiaramente: bisogna attendersi un possibile cambio gerarchico ai vertici del Cremlino. Di fatti, sembra realistico affermare che il leader maximo sia sempre più solo, abbandonato persino dal suo circolo d’oro di fedelissimi che lo supportavano e difendevano.

La sua credibilità è scesa in un baratro senza possibilità di ritorno, in special modo a seguito delle dichiarazioni minacciose sull’utilizzo di armi atomiche e nucleari; dichiarazioni 
che, come ampiamente discusso sui social in questi giorni, paiono essere tutte propagandistiche. A confermarlo è anche il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti, secondo cui le reali mire di Putin sono altre, secondo quanto riportato all’Adnkronos. Battisti già diresse il contingente italiano della Missione Isaf in Afghanistan, membro del Comitato Atlantico Italiano. Di fronte alla “spiralizzazione verso l’uso delle armi nucleari”, che sicuramente tiene il mondo in ansia, si dunque attendono le reali mosse dello zar.

Considerando potenze come la Russia, gli USA, la Francia o la Gran Bretagna, come dichiarato da Battisti, l’ordine di un verosimile ed alquanto indesiderato attacco tramite l’utilizzo dell’arma nucleare verrebbe suddiviso tra almeno tre soggetti interessati: la chiave per azionarlo è in mano a Putin stesso, passando poi al Ministro della Difesa ed al Capo di Stato Maggiore della Difesa. I tre dovrebbero allinearsi sull’utilizzo di suddetta arma, trattandosi di un ordigno che può provocare danni oltremodo ingenti, che si potrebbero protrarre per anni, impossibili da calcolare. Quest’arma, quindi, non può essere gestita da una mano sola, pur essendovi un soggetto, Putin, in grado di condizionare gli altri.

È da considerare inoltre che il Paese in questione, la Russia, non è proprio maestra di democrazia e che tale regime può essere condizionato da vari collaboratori. Scendendo più nei particolari, in merito a questi armamenti è necessario includervi le armi nucleari tattiche, che non esistono in Russia; questa locuzione vuole fare uno specifico riferimento, in Occidente, alle nonstrategic nuclear weapons introdotte negli anni ‘50 durante la guerra in Corea. Detti ordigni hanno una gittata di 0,1 chilotone a salire. Tale misura equivale a mille tonnellate di tritolo. Su Hiroshima e Nagasaki vennero lanciate bombe di 15-20 chilotoni.




Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

sabato 1 ottobre 2022

Il conflitto russo ucraino al suo apice

Riportiamo i recenti scritti di Daniel Mateo Montalcini, in forma di diario, rispetto all'evoluzione del conflitto russo - ucraino.

L'editing è a cura di Massimiliano Nespola.

Buona lettura



16 settembre ‘22: NODI CHE TORNANO AL PETTINE


Da quando, negli ultimi giorni, le truppe ucraine hanno ripreso controllo effettivo su alcune zone chiave del Donbass e su territori ad alto rischio per la presenza di centrali nucleari, come quella di Zaporizhzhya, il presidente Zelensky ha dichiarato senza mezzi termini che è alquanto rischioso non preservare le centrali nucleari, osservando il rischio elevato a livello internazionale che una tale mancanza potrebbe comportare. Definisce questa variante una vera catastrofe, se dovesse verificarsi un’esplosione.

L’Aiea, Agenzia internazionale per l'energia atomica, non ha ancora fornito il nullaosta per tutelare l’impianto. Durante il Forum Ambrosetti tenutosi a Cernobbio, in provincia di Como, Zelensky ha ribadito che vi sono rischi connessi al fatto di lasciare allo sbando la suddetta centrale nucleare, senza copertura e con la possibilità di controllo da parte delle truppe avversarie.

Intanto i militari russi hanno bloccato tempestivamente i giornalisti, negando loro la possibilità di riportare le dinamiche correnti in Ucraina. La censura limita la possibilità di produrre reportage di fatti e vicende secondo parametri stabiliti dal regime; non è permesso altresì fare filtro per documentare interamente la crisi tutt’ora in atto e le possibili soluzioni da intraprendere.


24 settembre ‘22: IL RUOLO DELL’EUROPA NEL CONFLITTO

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’Unione europea può adesso assumere un ruolo più rilevante rispetto alla situazione di guerra nel territorio ucraino. Putin, che finora vedeva la Cina, la Turchia e l’India a suo fianco, vede attualmente i tre Paesi menzionati allontanarsi da lui, per riconoscere la necessità urgente di raggiungere un cessate il fuoco, col fine di riaprire alle trattative politico commerciali finora ostacolate dalle incertezze del conflitto.

Putin si è perciò scavato la fossa da solo, isolandosi maggiormente. Portando avanti questa inutile guerra e le conquiste dalla Crimea ai territori del Donbass, compresa anche Odessa per mantenere il controllo sugli scambi commerciali per via marittima, lo zar ha reso note al mondo le sue folli idee imperialistiche e revansciste. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha fortemente criticato le ragioni di Putin, inammissibili per una Unione europea la cui azione diplomatica è volta al contrario ad una sempre maggiore coesione internazionale.


29 settembre ‘22: A PUTIN MANCA LA TERRA SOTTO I PIEDI

Ormai resosi conto di essere alle strette, considerando erroneamente che la conquista dell’Ucraina sarebbe stata una passeggiata, Putin ha visto che improvvisamente la situazione gli è scivolata dalle mani o, per essere più espliciti, la terra conquistata è iniziata tutt’un tratto a crollargli sotto i piedi. 

L’invasione dell’Ucraina è seguita infatti all’apparentemente veloce conquista della Crimea, regione meridionale Ucraina sulle sponde Del Mar Nero, pertanto di rilevanza economico politica, così come Odessa, per il controllo di attività commerciali e scambi marittimi.

La determinazione delle truppe ucraine, certamente supportate militarmente e tramite un cospicuo dispiego di mezzi da parte occidentale, ha visto il terreno di battaglia volgere a favore degli oppressi, che lentamente stanno riacquisendo i territori del Donbass contesi e vederli tornare entro i confini e l’amministrazione ucraina.

Gli ultimi colloqui di Putin con il presidente turco Erdogan sono volti a riaprire concretamente le trattative per una pace effettiva ed il cessate il fuoco in Ucraina, in quanto Mosca dimostra chiaramente di non poter più sostenere tale peso bellico. 

Erdogan ha espresso in prima persona la necessità urgente di accelerare sulla via di un dialogo che sia in grado di ridurre le perduranti tensioni ed ha spinto Putin, sulla base di motivazioni anche di realpolitik, ad aprire maggiormente ai negoziati. La Turchia, da parte sua, ha dichiarato di voler fornire la massima collaborazione in tale ambito.


30 settembre ‘22: UCRAINA NELLA NATO

Il presidente ucraino Zelensky venerdì pomeriggio ha presentato ufficialmente la richiesta formale di ingresso del suo Paese nella NATO. Allo stesso tempo, lo sfidante Putin ha dichiarato effettiva l’annessione alla Russia di quattro regioni ucraine a seguito del risultato del referendum, in realtà farsesco e pertanto illegale, svoltosi per dare voce ai cittadini ucraini che desiderano al contrario essere russi. A questo riguardo, Zelensky ha ribadito che il Paese da lui guidato sta compiendo passi importanti per favorire la sicurezza delle nazioni libere.

In merito all’ingresso nella NATO, Zelensky sostiene di aver già dimostrato che l’Ucraina rispetta tutti gli standard richiesti perché possa realizzarsi, per cui la ritiene già de facto compiuto. Il presidente ucraino si mostra altresì flessibile rispetto alla possibile riapertura di un dialogo con la Russia ma di certo non con un leader totalitario quale è Putin. L’annessione alla NATO ad ogni modo si può concretizzare solo a seguito del plenum di accordi e dell’approvazione da parte di tutti i Paesi membri, nessuno escluso.



Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

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