giovedì 14 aprile 2022

La strada, per ora impraticabile, della diplomazia

Il prosieguo della guerra nella narrazione di Daniel Mateo Montalcini: oggi il suo intervento si concentra sulle asperità di percorso lungo la via che dovrebbe portare ad un cessate il fuoco e all'individuazione di elementi di dialogo su cui avviare dei negoziati.

E' la strada irta di insidie che prima o poi si dovrà percorrere e qui si riportano all'attenzione alcuni fatti, come l'indisponibilità di Zelensky ad incontrare il Presidente della Repubblica tedesca Frank-Walter Steinmeier, e il ruolo svolto da alcune figure di primo piano, come quella del generale ucraino Valerij Zalužnyj, detto Iron Man. Altrettanto significativa per comprendere il quadro attuale è la notizia dell'arresto, martedì scorso, dell'oligarca ucraino molto vicino a Putin, Viktor Volodymyrovyč Medvedčuk.

Unendo le tessere del puzzle, Montalcini delinea lo scenario ad oggi, consapevoli del fatto che gli aggiornamenti arrivano minuto dopo minuto. 

La revisione del pezzo è di Massimiliano Nespola.

Buona lettura


PREOCCUPANTI DIVERGENZE

Guardando alla sfera diplomatica, sul versante delle possibili soluzioni da individuare per una tregua nel conflitto, si è registrata recentemente l’opposizione di Zelensky ai colloqui con il Presidente della Repubblica tedesca Steinmeir, di recente rieletto. La decisione di Zelensky di non gradire Steinmeier è stata motivata dal sospetto che sia lui l’artefice dell’avvicinamento di Berlino a Mosca, negli scorsi anni. Dal lato del presidente tedesco, è circolata la notizia di un suo mea culpa dopo l’invasione russa dell’Ucraina, unito ad una forte autocritica e all’ammissione di aver compiuto errori di calcolo nel trattare con il Cremlino.

Steinmeier si sarebbe dovuto recare ieri, mercoledì 13 aprile, a un summit con i tre leaders baltici, incluso Zelensky, che, come si è detto, ha scelto di non incontrare il Presidente federale, lasciando invece aperto il dialogo con i leader lettone, estone e lituano e con la Polonia. Zelensky gradirebbe inoltre condurre gli sforzi diplomatici assieme al Cancelliere tedesco, dopo la fumata bianca a seguito dell’incontro tra Putin ed il Premier austriaco, non disposto ad accettare le richieste del presidente russo. Olaf Sholz, dal canto suo, ha tuttavia rilasciato la dichiarazione di non avere al momento intenzione di recarsi a Kiev per incontrare Zelensky.


APERTURE PER IL CESSATE IL FUOCO

L’”Iron Man”, il generale ucraino Valerij Zalužnyj48 anni, così rinominato per il costante supporto a Zelensky,  da nove mesi a capo delle forze armate, pare essere l’uomo decisivo per arrivare a un cessate il fuoco; ciò a seguito di 50 giorni di battaglie tra le truppe russe e filorusse e le forze ucraine. Il generale proviene da Novorhad- Volynskyi, una cittadina a ovest di Kiev. Nella capitale ha frequentato l’Accademia, ottenendo la Medaglia d’oro. Nel 2014 era già capo di Brigata a Debalsteve, dove si svolse una battaglia della Guerra del Donbass tra Gennaio e Febbraio 2015.

Zaluzhnyi si è sempre unicamente dedicato alla carriera militare, senza mai sbandierare i successi ottenuti. Questo atteggiamento ha di certo favorito Zelensky nel non trovare ostacoli per la sua ascesa politica, trovando in lui piuttosto un ottimo alleato. Zaluzhnyi ha inoltre scalato i ranghi militari lavorando persino con gli addestratori NATO, apprendendo tecniche di combattimento più flessibili rispetto alla rigidità di stampo sovietico.

È da notare, nel frangente di questa guerra, che, in risposta a Zelensky, che gli chiedeva di mollare la presa sui russi dopo la riduzione delle loro operazioni a Kiev e Chernihiv, l’Iron Man è stato di ben altro avviso. Zaluhnyi ha infatti dato l’ordine contrario, di usare il pugno duro sui russi, prima di doverli affrontare sul fronte del Donbass.


FERMATO L’OLIGARCA UCRAINO

Un duro colpo è stato sferrato dall’opposizione ucraina di Zelensky. Si è appreso infatti dell’arresto, martedì 12 aprile, di Viktor Volodymyrovyč Medvedčuk, oligarca ucraino ed amico personale di Putin. Tra il 2002-2005 ha ricoperto il ruolo del Capo dello Staff del predecessore di Zelensky, Leonid Kučma.

Medvedčuk è stato eletto nel Novembre 2018 Presidente del Consiglio politico del partito politico For Life, che a seguito si è trasformato nella “Piattaforma di opposizione – Per la vita”. Nelle elezioni politiche del 2019, è riuscito ad ottenere 37 seggi nella lista del partito nazionale e ben sei seggi elettorali. Nello stesso anno è stato persino eletto in Parlamento.

Non è un caso il fatto che Putin sia padrino della figlia di Medvedčuk, nata nel 2004 col nome di Daryna. Dal febbraio 2021, l’oligarca è entrato nella lista dei soggetti sospetti monitorati dal Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale, a causa di un suo presunto finanziamento del terrorismo. A maggio scorso, il Procuratore Generale dell’Ucraina lo ha accusato persino di tradimento e tentato saccheggio di risorse nazionali nella Crimea, regione annessa alla Russia dal 2014, ma riconosciuta a livello internazionale ancora come facente parte dell’Ucraina. Ora l’oligarca si trova agli arresti domiciliari, misura già prorogata quattro volte nei suoi confronti; avrebbe già dovuto trascorrere 10 mesi in tale condizione.


Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

mercoledì 13 aprile 2022

Cronache dal conflitto, a tinte fosche

Con passione, Daniel Mateo Montalcini continua a presentare i suoi aggiornamenti sul tema del conflitto russo - ucraino. Oggi si focalizza sui numeri che vedono da un lato riconquiste di territori, dall'altro perdite per l'esercito che difende il proprio suolo dagli invasori.

Pur nella consapevolezza della complessità e degli errori che sono alla base di ogni conflitto, noi qui siamo di parte: siamo con gli ucraini. Non lo facciamo perché qualcuno ci ha chiesto di farlo, quanto semplicemente perché riteniamo che, contrariamente alla ricostruzione delle responsabilità effettuata da alcuni, tra cui il noto filosofo Diego Fusaro, nessuna ragione di stato possa giustificare le indicibili sofferenze subite, a partire dal 24 febbraio, da civili, donne e bambini. 

L'obiettivo di questa nostra attività di sensibilizzazione e divulgazione è quella di contribuire a tenere accesi i riflettori, finché, ne siamo certi, non arriverà il momento del giudizio su questi immani crimini che continuano ledere il diritto all'esistenza per l'Ucraina. La revisione del pezzo è come sempre a cura di Massimiliano Nespola.



GLI SCARPONI SUL TERRENO DI MARIUPOL

A seguito di continue dichiarazioni e presunte smentite sugli attacchi delle città ucraine, Mariupol rimane sotto costante assedio. Dopo la resa di decine di soldati ucraini, Kiev rivendica il successo ottenuto martedì – ieri – di un’operazione che ha rotto l’assedio e che teneva bloccati alcuni gruppi di marines.

I media ucraini riportano che, in particolar modo grazie alla 36ma Brigata, le truppe hanno potuto riconquistare terreno e ricongiungersi al Battaglione Azov. Il che vale a dire la ripresa del controllo delle aree dei quartieri limitrofi alla acciaierie Azovstal, site al sud della città in ostaggio. Dette acciaierie sono in grado di fornire riparo per diversi giorni all’ultima sacca di resistenza ucraina ai russi e filorussi, composti da separatisti e ceceni, la cui fama è nota per essere mercenari molto violenti.

Queste dinamiche di battaglia e resistenza sono ovviamente condizionate dalla presenza di bunker e rifugi all’interno della struttura. Altresì, detto Battaglione pare disporre ancora di una vasta quantità di munizioni e rifornimenti. Al contrario, i soldati di Kiev hanno presentato la resa nei quartieri della città ormai presa sotto controllo dalle squadre russe.


POCA CHIAREZZA SUL CONFLITTO

In 273 hanno già deposto le armi pochi giorni orsono, un altro centinaio ieri. I soldati ucraini catturati li si è visti marciare verso le postazioni delle truppe di Mosca, mentre coloro che hanno tentato di sfuggire e resistere si sono rifugiati e trincerati nelle acciaierie assieme al Battaglione Azov. A quanto pare, detta azione di resistenza è riuscita perfettamente da parte della 36ma Brigata ucraina.

Nonostante le vittorie ottenute dalle fila ucraine, che hanno riconquistato i quartieri meridionali, le sorti della battaglia sono ancora fortemente incerte. Le truppe ucraine risultano posizionate nella regione meridionale, a differenza dei soldati filorussi e russi stessi che circondano la città di Kiev, in cui sono presenti cittadini ucraini, in parte anche rientrati a casa dopo la fuga delle settimane scorse.

Continue smentite si susseguono a riguardo di raid compiuti con armi sospette da parte delle squadre russe nell’area delle acciaierie, dove i marines e membri dell’Azov risultano non in grado di ricevere rinforzi, a seguito della conferma della presa da parte dei russi dell’intera area portuale strategica di Mauripol. La battaglia pertanto appare incessante soprattutto nelle aeree delle acciaierie e degli stabilimenti industriali, il che provoca un’incessante fuga dalle città da parte dei cittadini ucraini. Le condizioni igienico sanitarie e di approvvigionamento continuano a peggiorare; più di centomila persone sono ancora intrappolate in città, dove scarseggiano acqua, elettricità e le scorte di viveri si fanno sempre più carenti.


TENSIONE INTERNAZIONALE

L’escalation dei combattimenti in Ucraina, con il coinvolgimento di tutti i Paesi alleati occidentali e dall’altra parte i Paesi in favore della Russia, ossia Bielorussia, Cina, Serbia sta alimentando un pericoloso triangolo. Dopo la rielezione del presidente serbo Vucic, si assiste ad un suo atteggiamento bifronte: mantiene una continuità, per opporsi a rivali politici, schierandosi apertamente con Orban a favore di Putin, ma offre supporto ai fuggiaschi ucraini. Ad ogni modo, la vicinanza di lungo corso della Serbia alla Russia è tra le principali preoccupazioni per l’Unione europea.

Intanto, Pechino sabato ha inviato aerei militari: sei velivoli cargo muniti di missili HQ- 22 SAM, tecnicamente armamenti terra- aria. Questi dispositivi bellici da difesa sono in grado di abbattere aerei, elicotteri o droni e risultano efficaci fino a 150 chilometri di distanza.


Daniel Mateo Montalcini - a cura di Massimiliano Nespola

martedì 12 aprile 2022

Le reali ambizioni russe

Il punto quotidiano di Daniel Mateo Montalcini, a cura  di Massimiliano Nespola. Il commento di oggi è volto a tentare di comprendere quali siano, tra le notizie circolate, quelle maggiormente veritiere. 

Il conflitto terminerà davvero entro il 9 maggio? Permangono non pochi dubbi, mentre si continuano a consumare atrocità contro i civili; atrocità di cui un giorno i responsabili dovranno render conto. Il punto sconfortante è che, per ora, non sembra esserci un reale dialogo con la Russia; è ciò che più inquieta, guardando alle possibili evoluzioni di questa guerra.


PUTIN VICINO ALLA VITTORIA?

Da voci provenienti dallo Stato Maggiore di Kiev circolano indiscrezioni riguardo alla fine del conflitto, che pare stimato intorno al 9 maggio; ma si tratta di dichiarazioni da verificare. Legate ad esse, vi sono segnali che il conflitto si stia spostando sull’area del Donbass, in parte controllata dalla Russia e in parte dall’Ucraina, e pertanto oggetto, quest’ultima, delle mire di Putin.

Il presidente russo, con la riconquista dell’Ucraina, ha intenzione di rilanciare un forte nazionalismo, misto al culto della patria: un senso di patriottismo perso durante il Governo guidato da Eltsin, ma, a ben vedere, anche un rigurgito del secolo ‘900 che si pensava superato. Eppure, la parata di festeggiamenti per una ipotetica vittoria, in Piazza Rossa, potrebbe invece ricoprirsi di un forte imbarazzo se Donetsk e Luhansk venissero invece liberate e – soprattutto – se il progetto di denazificazione ucraina non si realizzasse. La data delle celebrazioni, dal momento che non si saprebbe cosa eventualmente ci sarebbe da festeggiare per la Russia, potrebbe così trasformarsi in un momento di grande malcontento e tafferugli contro Putin.


GLI OBIETTIVI RUSSI E LO STALLO DELL’EUROPA

Le comunicazioni ufficiali paiono nascondere il vero scopo di Putin, quello cioè di arrivare a Kiev. Il Donbass, nuovamente preso in considerazione quale principale obiettivo dell’aggressione in atto, oltre all’area già sotto amministrazione russa, non è il principale interesse dello Tzar. Semmai si può pensare ad Odessa, porto fondamentale per la logistica ed il controllo sul Mar Nero, e alla Crimea già conquistata nel 2014. I combattimenti si prospettano ora feroci, al punto che è stato convocato Alexander Dvornikov, generale reduce dalla Siria, noto a tutti per le atrocità da lui coordinate, per riorganizzare le gerarchie di comando nella catena russa.

Intanto, le attuali elezioni in Francia vedono il Presidente Macron in testa rispetto alla concorrente di ultra destra Le Pen, che si è vista in alcune occasioni, in tempi non sospetti, vicina a Putin. Ma questa tornata elettorale pare avere poca rilevanza per ciò che attiene ai rapporti francesi con la Russia ed il suo supporto all’Ucraina. Nella crisi dei partiti, la Francia sembra nelle mani più che altro di singole personalità; è ciò che forse più preoccupa, anche per il futuro dell’Europa.


CHI FERMERA’ PUTIN?

Analizzando le dichiarazioni riportate maggiormente dai media, anche se tutto ciò rimane da verificare ulteriormente, sembrerebbe che Putin stia schierando il suo battaglione per sferrare l’ultimo attacco. Il primo obiettivo del Cremlino pare sia la città di Izyum. Dnipro, già fortemente colpita precedentemente, considerata un “obiettivo strategico”, dovrebbe immediatamente seguire nelle sue mosse.

Da fonti provenienti dal Ministero della Difesa britannico, si parla dell’utilizzo certo di munizioni al fosforo nella regione del Donetsk. Conseguentemente, si accresce la preoccupazione dell’utilizzo di suddette armi a Mariupol, qualora si prosegua nell’obiettivo della conquista della città. Il bollettino quotidiano riportato dall’Intelligence britannica registra un perdurante bombardamento operato dalle truppe russe nelle regioni del Donetsk e Lugansk. Ma giunge altresì la notizia che le forze ucraine sarebbero state in grado di respingere gli attacchi.

Le truppe russe perseguono l’obiettivo ricorrendo alla tecnica delle “bombe non guidate”, il che accresce la probabilità dell’aumento di vittime civili. A questo riguardo la vice Premier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha invitato i propri cittadini a lasciare quanto prima le proprie abitazioni nelle regioni del Donetsk, Kharkiv e Luhansk. A fronte delle violazioni e delle atrocità in atto, ci si appella quindi alla responsabilità individuale verso la tutela della propria famiglia; ma serve ben altro, sia sul piano immediato che è quello militare, sia su quello di lungo periodo, la diplomazia. Tuttavia, per il momento non si intravede chi possa dialogare con considerevoli probabilità di successo con Vladimir Putin.


Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

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lunedì 11 aprile 2022

Conflitto russo-ucraino: un filo sottile tiene il mondo

Ecco un aggiornamento sulle dinamiche globali che ruotano attorno al conflitto russo - ucraino. Si sta attuando un riposizionamento di vari attori sullo scacchiere internazionale; attori che, anche se non direttamente coinvolti nella guerra, sono obbligati a tener conto del nuovo scenario presente e futuro.

L'autore dell'articolo è Daniel Mateo Montalcini, con la supervisione di Massimiliano Nespola.


IL PESO DELLE SANZIONI

A più di un mese dall’inizio del conflitto russo- ucraino, le sanzioni subito messe in atto contro il Paese invasore proseguono, si applicano e sono in aumento. La prima conseguenza sulla Russia è il crollo del suo sistema finanziario. Il rublo perde incessantemente valore contro il dollaro e scivola sempre più, riducendo il proprio valore di scambio. Non a caso le principali banche sono molto prossime al rischio fallimento; Sverbank, per esempio, è dichiarata insolvente.

Si possono vedere i cittadini russi accorrere agli istituti bancari, ansiosi di prelevare i loro risparmi prima che si svalutino maggiormente. Per porre rimedio e creare un minimo cuscinetto finanziario, la Borsa di Mosca ha scelto di rimanere chiusa lunedì e martedì scorsi, onde evitare che le quotazioni continuassero a registrare perdite. A lungo termine, inoltre, il blocco delle esportazioni verso la Russia provocherà il crollo commerciale causato da uno stop prolungato della produzione di microchip e tecnologia.

Malgrado il proseguimento delle sanzioni inflitte alla Russia, l’avanzamento delle truppe nelle differenti direzioni dell’Ucraina non sta cessando, pertanto si è iniziato a nutrire qualche dubbio in merito all’efficacia delle stesse; solo se seguissero segnali effettivi di un crollo del sistema si potrebbe dire che tale ricetta ha effettivamente funzionato. La tempistica di un tale evento è imprevedibile, a differenza delle prospettive per i cittadini, che si presentano già cupe.

 

I PAESI CONFINANTI

La Finlandia, Paese scandinavo facente parte della UE dal ‘95, non è ancora membro della NATO. A seguito dello scoppio del conflitto russo-ucraino, la Finlandia ha presentato domanda di adesione all’Organizzazione, soprattutto data la prossimità che ha con la Russia: condivide con essa 1,340 km di confine. È un Paese che si è sempre mostrato neutrale durante gli anni della Guerra Fredda.

Proprio durante quegli anni, la Finlandia è stata abile a mantenere buoni rapporti con l’Occidente ed altrettanti con Mosca. Tuttavia, gli sviluppi attuali del conflitto in questione vedono suo malgrado il Paese non più tranquillo come anzitempo, nei rapporti con Mosca.

Si è addirittura rilevato, la mattina dell’8 Aprile scorso, il presunto sconfinamento di un velivolo nei cieli finlandesi. Tale evento avrebbe verosimilmente interessato l’area scandinava nel Golfo di Finlandia, al largo di Porvoo. Secondo quanto riportato dal Ministero della Difesa finlandese, il velivolo I1- 96- 300 è planato sulla Finlandia per tre minuti.

Mika Aaltola, Direttore dell’Istituto finlandese per gli Affari Internazionali, ha dichiarato che le dinamiche dei rapporti con la NATO sono cambiati e che ci potrà essere un’influenza reciproca tra paesi confinanti. Si considera infatti realistico pensare che un avvicinamento di Helsinki verso l’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico potrebbe incoraggiare anche Stoccolma a compiere una scelta simile. Rimane però l’incognita in merito a quale potrebbe essere la reazione a ciò da parte della Russia.


POTENZIALI NUOVI EQUILIBRI

Le trattative e le dinamiche in atto per cercare di risolvere la crisi ucraina vanno oltre il territorio del Paese invaso, flagellato da bombardamenti, massacri di civili e soprattutto bambini; vi è inoltre l’emergenza in corso rappresentata dalla disperata fuga delle donne e dei loro figli dalle loro case e dal Paese. Il primo ostacolo da superare riguarda le prospettive dell’Europa, con tutte le conseguenze di questo conflitto che possono innescarsi in Europa Orientale. Tale contesto si presenta fortemente sensibile alle prospettive future dei rapporti tra Russia e Ucraina.

La seconda questione, non meno importante, riguarda il mondo intero. Il legame russo- cinese pare appeso ad un filo molto esile, che sembrerebbe vincolare il Paese del Dragone a svolgere un ruolo di soccorso verso quello russo. Con Putin che non appare molto convinto dell’affidabilità cinese, la Russia intanto rimarrebbe tagliata fuori dall’Europa, creando solchi ancora più accentuati tra il Vecchio Continente e Mosca.

Le ulteriori sanzioni che Washington ha intenzione di comminare alla Russia andrebbero a scapito dell’Europa, che sarebbe comunque obbligata a tener conto di esse. Dopo la sconfitta economica russa, sembra intravedersi una serie di nuovi problemi per il vecchio Continente. Mentre la Francia e la Germania discutono sul da farsi a riguardo, il Bel Paese rimane incastrato tra i due predetti.

 


  

Daniel Mateo Montalcini – a cura di Massimiliano Nespola

domenica 10 aprile 2022

Il ruolo dell'arte nel conflitto in corso

Pubblichiamo una riflessione scritta a quattro mani da Daniel Mateo Montalcini e Massimiliano Nespola. Tema dell'intervento: il ruolo dell'arte nel conflitto russo - ucraino. Se da un lato, infatti, si sta attuando un embargo anche delle opere d'arte dirette verso la Russia, dall'altro è proprio l'espressione artistica, nelle sue varie forme, a rendere possibile l'elaborazione del conflitto. 

L'arte produce senso e può arrivare diretta e rapidissima al cuore dei cittadini, con il suo linguaggio ampio, plurale, multiforme. E' forse questo conflitto a fermare la produzione artistica o è piuttosto vero il contrario? Troverete alcuni spunti interessanti leggendo questo articolo.


I CONFLITTI FERMANO L’ARTE


La Finlandia, Paese scandinavo, patria di Santa Claus, notoriamente schierato contro la vicina Russia, a seguito dello scoppio del conflitto tra quest’ultima e l’Ucraina, ha deciso di bloccare ogni trasporto di beni artistici alle dogane diretti verso il Paese di Putin. Fonti ministeriali russe hanno attestato che dal 2-3 Aprile tre veicoli diretti verso la Russia sono stati bloccati, con la sicura motivazione di un ulteriore aumento delle sanzioni. I veicoli stavano trasportando opere d’arte di consistente valore, appartenenti al celeberrimo museo di San Pietroburgo, l’Hermitage, e che erano state esposte a Milano e Udine, dalla Galleria Tretyakov e dal Museo delle Belle Arti Pushkin di Mosca. Erano state esposte anche in Giappone.

Su questa dinamica la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova, si è espressa definendola “anarchia legale”. Il sequestro delle opere, per voce della Zakharova, si dimostrerebbe come atto di violazione del diritto internazionale di opere di proprietà russa che erano in prestito temporaneo. La responsabilità di tale violazione sarebbe da attribuire ai Paesi in cui erano organizzate le mostre. Le dogane finlandesi hanno confermato il sequestro dei mezzi trasportanti le opere d’arte.

Le sanzioni varate dall’Europa contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina includono il divieto di trasporto di opere e ne autorizzano la confisca. Il sequestro di tutte le opere di proprietà dei musei russi, benché non tutte opere generate dall’estro artistico di artisti non russi, è il simbolo di una chiara presa di posizione contro gli oppressori russi; si aprirà inoltre un’indagine preliminare da parte degli enti del Ministero finlandese degli Esteri, a cui farà seguito un’ulteriore trattazione delle vicenda da parte della Commissione Europea.

 

MA L’ARTE PUO’ FERMARE I CONFLITTI


Venerdì 8 aprile, alle ore 11, si è svolta presso Spazio Europa, a Roma, sede della Rappresentanza in Italia della Commissione europea (Via IV Novembre, 149) la presentazione del progetto “ArtèEuropa”. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Ragnarock con l’Accademia di Belle Arti di Roma e il sostegno del Parlamento europeo in Italia. Alla conferenza stampa hanno partecipato l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio, Carlo Corazza, responsabile del Parlamento europeo in Italia, la direttrice dell’Accademia delle Belle Arti di Roma Cecilia Casorati e un gruppo di artisti selezionati.

Come si apprende dal comunicato circolato, “Attraverso un concorso, dodici giovani artisti sono stati chiamati a esprimersi sui temi della Conferenza sul futuro dell’Europa. Tra i mezzi utilizzati, pittura, scultura, illustrazione, arte per la terapia e multimedia”. Tale iniziativa si inserisce nella discussione pubblica partecipata dai cittadini europei nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa. Essa consiste in un esercizio democratico paneuropeo, volto a far circolare idee sulle riforme necessarie a consentire all’Unione europea di essere più resiliente, inclusiva, democratica e vicina alle istanze delle persone, specialmente nelle aree più periferiche.

Anche l’arte può svolgere un ruolo prioritario nel dare forma alle idee, per andare diretti al cuore della politica. Si legge ancora nel comunicato che ”A partire da questa straordinaria fase di partecipazione democratica, a marzo i giovani artisti si sono cimentati nella creazione di opere. Il making of delle undici idee selezionate (delle quali una firmata da un duo) è visibile sulle piattaforme social di Ragnarock (IG, Tik Tok, Youtube) e ABA.ROMA (FB, IG), agli hashtag #conferenceofthefutureofeurope #thefutureisyours #CoFoE #conferenzasulfuturodelleuropa #artèeuropa #ilfuturoétuo. Questi i dodici autori: Bianca Natalini e Caterina Ruggeri, Chiara Russo, Giulia Cardini, Gloria Zeppilli, Ilaria De Sanctis, Johannes Kiel, Ludovica Piepoli, Maria Giovanna Sodero, Marianna Panagiotoudi, Sophia Rossetto, Stefano Borgi. Le opere resteranno in mostra sul sito ragnarock.eu fino al 30 aprile”.

 




LE DICHIARAZIONI

Massimiliano Smeriglio così sintetizza il senso del sostegno dell’Europarlamento: “L'obiettivo di questo progetto è di fare dell'arte uno strumento di sensibilizzazione sui cittadini e, in particolare, avvicinare i più giovani alle questioni rilevanti per il futuro dell'Europa. Presentare agli studenti le diverse piattaforme che il Parlamento offre e che possono essere utilizzate per far sentire la loro dare voce attraverso media e canali ufficiali significa coinvolgerli in un processo di attiva costruzione di cittadinanza europea partecipativa”.

Cecilia Casorati, direttrice dell'Accademia di Belle Arti di Roma, afferma: “La presenza degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma nel progetto ArtéEuropa è il segno tangibile dell’urgenza di dare spazio al punto di vista di una generazione, troppo spesso ignorata e che invece va ascoltata. La cronaca di questi giorni dimostra quanto i temi proposti non siano generici ma piuttosto riportano al centro la necessità di coesione dell’identità europea. Le parole dell’arte offrono un diverso punto di vista, ci pongono delle domande, alle quali tutti dobbiamo provare a rispondere”.

E' disponibile anche un audio relativo ad alcune sue dichiarazioni raccolte sul campo e relative all'aggiornamento dei temi trattati dagli studenti, a seguito dello scoppio della guerra:

ASCOLTA SU YOUTUBE

Claudio Libero Pisano, docente dell’Accademia, curatore del progetto: “I dodici artisti selezionati hanno proposto delle opere con le quali è necessario stabilire un contatto. Contengono un messaggio, che va interpretato e condiviso. Gli artisti hanno pensato e costruito un progetto intorno a delle parole che, nella loro semplicità, possono diventare molto complesse. In tutte le opere c’è un invito a riflettere con responsabilità”.

Marco Germinario, fondatore Ragnarock: “La nostra associazione è nata con l'obiettivo di migliorare la nostra società imparando dalle nostre differenze e ispirandoci a vicenda, utilizzando l'arte come linguaggio di comunicazione. Questo progetto è un risultato che va proprio in questa direzione auspicata”.

 

Daniel Mateo Montalcini e Massimiliano Nespola

sabato 9 aprile 2022

La Guerra in Ucraina come la Rivoluzione d’Ottobre

Vi proponiamo un'altra lettura degli eventi relativi alla guerra russo-ucraina. Il blogger Giordano Sepi - già tempo addietro presente su "La Costituzione Europea" - ha voluto mettere insieme alcuni aspetti interessanti relativi al posizionamento di Stati dal peso importante, anche tra quelli non direttamente coinvolti nel conflitto, ma di cui occorre considerare gli interessi strategici.

Per l'occasione, Massimiliano Nespola si è occupato dell'editing del pezzo.

Buona lettura



Stiamo vivendo tempi folli. L’imperialismo, come lo riconoscevamo nel XXI sec., era una battaglia di influenze, non di conquiste belliche. Le grandi potenze si spartivano il mondo non con la guerra, ma con la comunicazione e la cultura. Dati questi presupposti, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un salto indietro di almeno due secoli, quando la Russia aveva il problema dello sbocco sul mare e per questo ci fu la guerra di Crimea; tempi in cui gli aerei erano solo strani bozzetti di Leonardo da Vinci.

Nonostante la follia di questi tempi, l’UE e gli USA hanno risposto in modo appropriato con sanzioni economiche potentissime e armando l’Ucraina. Gli errori strategici della Russia e la coraggiosa resistenza dell’Ucraina hanno concretizzato come una sconfitta la prima fase dell’”operazione speciale militare” di Putin.

La prima fase dell’offensiva russa,
tratto da "theconversation.com": 


Ora è stata aperta la seconda fase e la guerra si concentra sull’est e sul sud. Da Kharkiv fino a sud-ovest con la battaglia di Mikholaiv verso Odessa. Per questo i russi hanno parlato di una suddivisione dell’Ucraina simile alla Corea (Sud e Nord) e non come la Germania (Est e Ovest).

 

QUALI SONO GLI SCENARI?

È difficile fare una previsione attendibile sulla guerra in Ucraina. Possiamo, però, intuire le intenzioni e quindi prevedere le conseguenti azioni con tutti i fattori a favore e a sfavore.

Putin è un politico che tiene alla sua fama di uomo duro e che mantiene le promesse. Non ha mai parlato di seconda fase. L’impressione è che l’intenzione di Putin sia di consolidare il Donbass e il sud per poi attaccare il resto.

In realtà, la situazione per la Russia non è così facile. Mai l’Occidente aveva previsto sanzioni così dure verso un paese; inoltre quello dell’Ucraina è un territorio vasto, con milioni di abitanti, tutti schierati contro la Russia. Anche se in un futuro la Russia riuscisse a conquistare Kiev ed a imporre un presidente fantoccio, come potrebbe governare tranquillamente?

Ma questo conflitto ha principalmente devastato i fragili equilibri internazionali su cui si muoveva la geopolitica. Siamo ad un punto di svolta della Storia, come lo fu la Rivoluzione d’Ottobre nel 1919, sempre con la Russia protagonista.

Non si tratta di una guerra tra democrazie e totalitarismi o tra Ovest e Est, come vorrebbe la Russia. Alla Cina non conviene un conflitto che va a sparigliare la situazione economica e geopolitica che la stava portando ad essere la prima potenza economica mondiale e lo stesso discorso, su scala leggermente ridotta, si può fare per l’India e l’Arabia Saudita. Mentre il nemico ideologico dell’Arabia Saudita, l’Iran, che aveva aderito in maniera convinta alla parte della Russia, deve ripensare la sua posizione, data la disponibilità degli USA in merito a una ripresa degli accordi sul nucleare.

In linea generale, la Russia è, quindi, isolata, con  una crisi economica in peggioramento per le sanzioni; e le crisi economiche, storicamente, sono il principale motivo dei cambi di regime in Russia, come fu l’ultimo da Eltsin a Putin.

È un punto di svolta anche per la NATO. Se nel breve termine, la NATO si sta radicalizzando, nel futuro l’atlantismo si dovrà allargare anche alla Russia e alla Cina. Sotto questo aspetto, questo è un punto di svolta anche per il rapporto USA-Cina. Una situazione di guerra fredda, già iniziata da Trump con le sanzioni, indebolisce, come abbiamo detto, la Cina, ma anche gli USA. Ed è un punto di svolta anche per l’Europa, che deve assolutamente riflettere su un suo rafforzamento ideologico a spese degli stati nazionali, sia come esercito comune, sia come debito e quindi politica fiscale comune.

Sicuramente tutti dovrebbero abbassare i toni. In questo momento, non è utile delegittimare Putin. Gli USA e l’UE devono trattare con Putin per la fine della guerra nel breve termine, in un arco di tempo più lungo con la Cina per una regolamentazione del mercato e con tutti i paesi che hanno l’atomica, per un disarmo totale, reale e sincronizzato.

Così come la Rivoluzione d’Ottobre ha significato i “Dieci giorni che sconvolsero il mondo”, riprendendo il titolo di un famoso libro, la guerra in Ucraina può di nuovo sconvolgere il mondo nei modi che ho descritto. Non è una questione di opportunità. Non è una scelta. È spirito di sopravvivenza del genere umano.

 

 

Giordano Sepi - a cura di Massimiliano Nespola

 

 

Fonti:

 

https://www.newstatesman.com/world/europe/2022/03/economic-crisis-helped-putin-rise-to-power-it-could-also-be-his-downfall 

 

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/usa-l-accordo-sul-nucleare-con-l-iran-e-urgente_45485961-202202k.shtml

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Crimea 



Essere digitali: il ruolo della scuola

Leggi l'articolo dell'autore pubblicato su "La Ragione" Recenti classifiche sull’alfabetizzazione digitale vedono l’Italia...

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