Buon 25 aprile ai lettori di ieri e di oggi. È un giorno
importante per l’Italia e l’Europa. La Resistenza, la lotta contro il fascismo
è nota a tutti. Ma oggi desidero fare qualche riflessione che è frutto di
questo periodo di reclusione forzata a causa del COVID19; come spesso accade, è
in questi momenti che emerge nell’individuo la capacità di delineare percorsi
differenti e disegnare, anche solo con la mente, strade nuove. Personalmente,
vi dico che ho messo insieme i pezzi, attraverso alcune letture di cui vi
vorrei parlare. Mi riferisco ad alcuni miei recenti studi sia di Diritto costituzionale che
di Storia.
Nel ritornare a studiare la Costituzione italiana, ho
trovato di grande utilità le lezioni del prof. Vittorio Italia, docente ordinario
all’Università di Milano e Pavia, preside, avvocato, che ha pubblicato su
youtube una serie di video, assieme alla casa editrice, gratuiti. Il prof.
Italia – classe 1934 – lucidissimo, si sofferma su alcuni nodi critici che
riguardano la storia del nostro Paese. Afferma che lo Statuto albertino, Costituzione
“flessibile” e ottriata – concessa cioè dal monarca e non elaborata da un’assemblea costituente, facilmente modificabile –
fosse sotto molti aspetti un testo lacunoso. Ritiene che lo Statuto abbia
lasciato indefiniti alcuni punti, non riconoscendo per esempio in maniera
chiara la libertà di stampa e indirizzando al futuro invece che al presente la legittimazione della sua natura libera (art. 28: “La Stampa sarà libera, ma una legge ne
reprime gli abusi.”). Venne emanato in un’epoca storica in cui il diritto di
voto includeva solo l’1,9% della popolazione, con un criterio selettivo basato
sul censo. Le trasformazioni sociali successive, pur allargando la base
elettorale, sarebbero avvenute nel nostro Paese entro il contesto giuridico delineato da quella legge fondamentale che, secondo il prof. Italia, nel lasciare alcune
aree di vuoto legislativo, rappresentò il terreno fertile per l’avanzata del
regime fascista.
Qui mi ricollego ad altre letture. Sto leggendo “M. Il figlio del secolo”, di
Antonio Scurati, Premio Strega 2019. È un libro eccezionale, perché aiuta a
conoscere la situazione sociale, economica e anche il contesto culturale
italiano entro il quale fu possibile l’avanzata del fascismo. I fascisti all’inizio erano reduci, militari
insomma, che avevano combattuto lungo il confine austriaco e, dopo la sofferta
vittoria, pagata a carissimo prezzo, volevano che se ne riconoscessero i meriti.
Ma dopo Caporetto, il prezzo della guerra pagato dall’Italia tutta era stato
altissimo. E, alla fine, quando un anno dopo l’Italia uscì vittoriosa e l’Impero
asburgico si dissolse, quei reduci tornavano in Italia ma non venivano
considerati eroi. Quella guerra, l’ “inutile strage”, si era pagata con la
fame, la miseria, la disperazione. Una parte del popolo quei reduci non li
poteva vedere. Inoltre, il 1917 era l’anno in cui in Russia avveniva la
rivoluzione d’ottobre: caduta dello zar, il potere in mano ai soviet. Biennio
rosso: le forze socialiste avanzavano anche in Italia, riscontrando consenso e ottenendo
alle elezioni ottimi risultati. (Ricordiamo che Benito Mussolini,interventista,
era stato espulso dal Partito socialista, contrario all’intervento in guerra).
Si pensò quindi che la “primavera” russa sarebbe arrivata anche in Europa. A
tal fine, nell’aprile 1920 Nicola Bombacci, socialista, incontra assieme ad
Angiolo Cabrini il commissario sovietico per gli affari esteri, Maksim
Maksimovič Litvinov. Le sue parole sono inequivoche: la rivoluzione “è stata già fatta, in Russia,
e adesso il solo problema urgente della Russia rivoluzionaria è quello di
riprendere i suoi rapporti commerciali e politici con gli Stati capitalistici.
Nient’altro”. L’evoluzione politica di Bombacci è nota: divenuto comunista tra
il 1921 e il 1927, si ritrovò gradualmente sempre più isolato dal partito, per
poi cessare nel 1930 la collaborazione con l’ambasciata russa. Gradualmente, poi,
avvenne il suo avvicinamento al fascismo, fino all’epilogo di Piazzale Loreto.
Che cosa c’entra con l’Europa il racconto di questi fatti?
Bisogna fare qualche collegamento. Sappiamo che l’Europa di oggi è un
continente che ha voluto la pace e che si è impegnato per difenderla. Di fronte
alla crisi di oggi, la Storia insegna e, al tempo stesso, ammonisce. Se il
fascismo non può tornare, i rischi della deriva avvengono ogni volta che si
insinuano incertezze nel diritto, vuoti legislativi, ogni volta che non ci si
sente rappresentati. È bene che in Europa si ragioni su questi aspetti. Questa occasione
per l’Europa, anche se generata da un dramma collettivo che si sta vivendo, con
una pandemia dalla quale ancora non si vede la via d’uscita, non va sprecata. L’Unione
europea ha ancora un grande, enorme lavoro da svolgere. Aggiungo anche, a
questa analisi, alcuni spunti derivanti dalla lettura di un altro testo: “Come
ho tentato di diventare saggio”, scritto da Altiero Spinelli, uno dei padri
fondatori dell’Unione europea. Spinelli, in un punto della sua narrazione,
sostiene che, quando ideò il progetto europeo, non pensava alla possibile
evoluzione delle politiche del dopoguerra in un gioco di influenze dettate dal
ruolo dominante degli Stati Uniti. Riflettendoci, la guerra fredda iniziata dal
1945 e terminata con la caduta del Muro di Berlino rappresenta uno scontro tra
visioni in cui l’Europa non ha avuto un ruolo guida, quanto si è trovata al
centro della contrapposizione tra il modello capitalistico e quello socialista
/ comunista (anche se le due parole non sono sinonimiche). Insomma, l’Europa è
solo in parte determinata, non è costituita, vede una frammentazione e il
distacco dei suoi cittadini, anche se non sempre. Il 25 aprile è l’occasione
per riflettere su tutto questo.
Unisco alle letture un riferimento ai miei contatti.
Ultimamente, sto riscoprendo l’importanza di non scrivere e indirizzare il
ragionamento dal chiuso della “torre d’avorio”, ma di calarmi nel concreto
delle vite quotidiane, condividendo, approfondendo, ascoltando gli altri. L’
attività
giornalistica che svolgo con il
Movimento Europeo, di analisi e monitoraggio
della dimensione europea, mi conforta e mi consente di andare in profondità.
Unisco a questa attività le molte connesse e vi lascio con questa immagine, che
riprendo da “
Europa in movimento”: rappresenta un’immagine della Resistenza
quale evento non solo italiano, ma europeo. In
Italia si combattè contro il
fascismo e in Europa contro il nazismo. I volti di questa infografica, oggi, ci
ricordano quanto la Storia sia maestra: furono in molti a cadere per la
libertà.
A Nord, a Sud, oggi
si ricorda la Liberazione dei diritti e delle libertà. L’Europa – quella stessa
Europa subalterna alle grandi logiche di spartizione del mondo - è però riuscita
a creare dopo quelle guerre, una dimensione di prosperità e pace che ha un
valore da riscoprire e rilanciare, per un rinnovato impegno, guardando al
futuro. È l’Europa del welfare, della moneta unica, della solidarietà. L’Europa
ha anche questo volto. Guardando al futuro, continuo a credere che l’Unione
europea abbia tutte le potenzialità – da tradurre in atto – per garantire ai
suoi cittadini di poter vivere in una dimensione di libertà. Bene sarebbe
riuscire a essere da esempio anche per altre aree del Pianeta.
Massimiliano Nespola